Lo Stato Moderno - anno IV - n.4 - 20 febbraio 1947

LO STATO MODERNO DEMOCRAZIA E UNIONISINDACALI NEGLIU.S.A Che la vita politica americana costituisca un sistema (bi– partitico come finora è stato, pppure tripartitico come pare si accinga a divenire) assolutamente a sè, non paragonabile con i sistemi politico-ideo'.ogici del vecchio mondo continentale, nè con quelli politico-empirici dei paesi del ceppo 'britannico, è constatazione tanto ovvia da apparir bana'.e. A'. trettanto può dirsi anche de:Ja vita sociale, e soprattutto del!e relazioni fra labor e capita!e. L'intricato gioco dei rap– porti fra American Federation of Labo-r, C.1.0., United Mine \\'orkers, da un lato, e datori di lavoro e governo dall'altro, è stato, in occasione deg'.i scioperi degli ultimi due. anni, abba– ,tanza chiaramente prospettato al pubb'.ico ita!iano. Meno chiaramente jnvece si è prospettata la posizione degli organizzatori ~indacali. Si è parlato molto di John L. Lewis, fortissima personalità, quasi costituisse un caso a sè. E di fatto, Lewis merita di essere considerato a parre. Ma eg'.i non è che il più tipico rappresentante di un « tipo » di organizzatore assai diffuso. La class consciousness è quanto mai attenuata in America. Ne deriva che i rapporti fra labor e capitale sono impostati su basi di tecnicismo funzionale e di pure relazioni pecuniarie, piuttosto che su basi politico-sociali. I capi sindacali non sem– pre provengono « dalla gavetta», come suol dirsi, e come il più del'.e volte accade nel tradunionismo ing'.ese. Anzi, di regola non ne provengono. Sono dei tecnici, dei managers pro– fessionisti, che conducono l'organizzazione operaia come un affare, da svi'.uppare con i! dup:ice obiettivo di spuntare le mig:iori condizioni salaria:i per i propri organizzati, e di trarne il maggior utile personale. · Un tipico esempio potrebbe essere considerato quello di James Caesar Petrillo, lo « czar musicale » d'America, vale a dire il capo dell'organizzazione sindacale dei musicisti profes– sionisti. Eg'.i è considerato uno dei più capaci organizzatori, e ancorane!:o scorso settembre è riuscito ad ottenere per i suoi organizzati aumenti sa'.aria:i nella misura media del 55%. In pari tempo però egli ricava personalmente dalla organiz. zazione un utile annuo che, fra stipenruo, rimborso di spese di residenza, trasferte e varie, pare si aggiri sui 100 mila do:Iari. Interrogato un giorno su'.le sue concezioni politiche, pare abbia risposto: « Marx? Chi era costui?». E subito abbia aggiunto: « lo non mi interesso dei reds (rossi); io mi interesso so:o dei greens (do'.'.,ari)». La posizione di spregiudicata potenza personale ·dei capi sindacali sembra aver raggiunto negli u:timi anni ampiezza e significato preoccupanti. A conferma di quanto sopra detto, ba– sti citare l'opinione recentemente espressa da un sindacalista americano progressista, Will Herberg (riprodotta foche dalla stampa europea), il quale, dopo aver fatto notare come i·l labor boss sia venuto ormai a mostrare una strana rassomiglianza con il business boss, in quanto investe mano d'opera così come il secondo investe capitali, ed è tenuto solo a garantire un buon sa'ario ai suoi organizzati, così come il secondo è tenuto a ~arantire un buon dividendo ai suoi azionisti, denuncia la llruttura assolutamente rigida, priva di libertà e di demo– crazia, dàle machines sindacali americane. « Il membro medio di un sindacato americano - eg:i 5crive - possiede meno .ibertà nei rapporti con i'. suo organizzatore sindacale di quanta ne possegga nei confronti del datore di lavoro. Eg:i riceve 'qlessogravi ammende se organizza gruppi di minoranze, pub- Gt blica circolari o indice riunioni per criticare l'opera della bu– rocrazia sindacale ». Il medesimo grido d'allarme è ripreso, e precisato, anche da un altro sindacalista progressista e indipendente, Wel– lington Roe, direttore del giornale indipendente The Railway Reporter, il quale in un articolo pubb!icato sul ReadN's Digest del gennaio 1947, afferma di essere giunto, dopo una esperienza sindacale decennale, a:la conC:usione che « le trade tmions americane, che dovrebbero essere modelli di democrazia, sono sovente vere e proprie dittature, nelle quali i: rlabor boss governa autocraticamente g!i iscritti ». Cita quinru il caso di A. F. Withney, presidente de'.la Brotherhood of Railroad Trainmen, il quale pure si considera « czar » dei suoi organizzati; ed esemp:ifica, citando diversi articoli de:Io statuto di detta ut;iione sindacale, come ed in qual misura gli iscritti siano asserviti a:Ia organizzazione, soggetti a una ri– gida procedura autocratica, a divieti diretti e intimidazioni indirette, senza quasi possibilità di appello, giacchè, « sfortu– natamente, non esiste a:cun Bill of Rights che protegga i lavoratori in seno aI.:e loro unioni». Quindi W. Roe conclude: « Mo:ti iscritti stanno sempre più rendendosi conto che coloro che li conducono fuori dalla selva oscura della coercizione padronale, li hanno in pari tempo condotti nella selva a'.trettanto oscura del;a autocrazia organizzativa. Se gli iscritti ai sindacati non chiederanno ef– fettive riforme, essi si verranno a trovare a vivere in regime di completo tota:itarismo. li lavoro ha vinto la sua battag'.ia contro le imprese industriali; ora deve rivolgere le sue forze a combattere contro i leadef'S dittatoriali de:le unioni ». Paro'.e, senza dubbio, molto forti; e che non possono non lasciar perplessi. Parole, tuttavia, non iso:ate, e da porre forse in relazione anche con altre voci, che di recente si sono e:evate a segna'.are i pericoli che la democrazia può correre nel!a democratica America. Basti accennare al punto di vista espresso dal direttore de:Ja svizzera Weltwoche, il qua'.e, dopo un viaggio ag:i Stati Uniti, alludeva, il ~5 otto– bre scorso, a!la esistenza di forze tendenzia:mente autorita– rie aJ:'opera in seno alla struttura po!itico-statale generale americana. Allusione già fatta (sul medesimo settimanale il 20 ottobre 1946) anche da Robert Jnngk, con più specifico riferimento alla C:asse mi'.itare che si è durante- la guerra portata al primo piano nella vita po!itica amerio;i-;;a e che anche nel passaggio dalla guerra a:la pace, attorno a Truman, sta giocando una grossa partita. Interpretazione che, pe– raltro, troverebbe recenti confenne anche nella .nomina di Marshall a successore di Byrnes e ne::e rinnovate, se pur imprecise, voci di una possibile candidatura di Eisenhower alle elezioni presidenziali del prossimo anno. Si tratta di accenni e interpretazioni, o meglio induzioni, che potrebbero condurre lontano, e che vanno acco:te ,con ogni riserva. Quello che fin d'ora i;embra certo è che l'era del common mlJJll,, prospettata e pianificata da Wallace un paio d'anni or sono ne: suo famoso vo:ume « 60 milions jobs » appare, sia sul piano socia'.e che su que:lo del progresso de– mocratico, assai più complessa e irta di difficoltà e. pericoli, di quanto Wa:Jace aveva, appunto, prospettato e « pianifi– cato». BRUNO PAGANI

RkJQdWJsaXNoZXIy