Lo Stato Moderno - anno IV - n.4 - 20 febbraio 1947

86 LO STATO MODERNO Invece, nella necessità dei partiti di lusingare g!i e!ettori dopo averli il:usi, nella avidità di comando e di potenza di certa burocrazia, ne]a demagogia di voler demolire tutto ciò che dà un interesse al cnpita:e (dimenticando che è formato anche dal •piccolo risparmio che è la forza de!la Nazione), il governo e i suoi esponenti hanno preferito adottare una politica che si è così estrinsecata: 1) Agitare continuamente il programma del:a nazionaliz– zazione degli impianti, arrivando persino ad un progetto di legge Romita che si riservava di far decadere senza alcun in– dennizzo le concessioni ad impianti già iniziati, per la cui co– struzione venisse superato un tennine perentorio fissato dal ministro: ed è inutile qui di:ungarsi ne!ì'esemp:ificazione che, a far superare il « tennine perentorio » potevano inf.uire pro– prio 1,1ueg!iscioperi che la po:itica de: nostro dopoguerra ha saputo così ben co!tivare, oppure la mancanza del:e materie prime che vengono da!!'estero, tenuto conto che la politica del nostro governo nel dopoguerra non ha potuto creare finora una sufficiente fiducia nei capitalisti esteri ad investire i loro capita:i ne: nostro Paese. E' evidente che, con ta:e menta:ità, diventava leggerezza, per chi amministra capitali a!trui, esporli iniziando nuovi impianti idroelettrici, de:Ja cui mancanza la Nazione soffre ora le gravissime conseguenze. E ne deriva altresi manifestamente l'impossibi!ità per i gruppi elettrici a ricercare onestamente i capitali occorrenti per lo sforzo che il Paese doveva fare, prima d'ogni a:tro, per la costruzione di nuovi impianti. Par:o de:Jo sforzo massimo, atto a far rigua– dagnare gli anni perduti, sforzo va:utabi:e in centinaia di mi– liardi secondo il progetto affacciato a:la pubb!ica opinione dagli industriali elettrici fin dai primi mesi del 1946 e pre– sentato poi nell'apri:e scorso a: Ministero dei Lavori Pubblici. Ed è qui da notare che le imprese e:ettriche ita!iane, con le so!e loro forze e contraendo debiti, hanno ricostruito gli impianti distrutti e continuato la costruzione di quelli in corso e ne hanno iniziati di nuovi che daranno ne:l'Ita:ia set– tentrionale una produzione comp:essiva di 5 miliardi di kwh. entro il 1950 (purchè non difettino i mezzi e· i materia:; per portare a termine i lavori intrapresi). 2) Mantenere i: b:occo dei prezzi, che impedisce di dar affidamento al nuovo capitale di poter ottenere un'equa ri– munerazione. Spesso viene affacciato il paragone con l'a:tra categoria sacrificata, que:la dei proprietari di case, costretti per ragioni sociali ad un blocco che certo non li rimunera. Però chi costruisce case nuove è lasciato libero di avva:ersi di affitti liberi, e cioè di determinarli in relazione con il costo de::e nuove costruzioni, e quindi può trovare incoraggiamento a costruire. Invece chi costruisce impianti idroelettrici, (ed è noto che deve affrontare oggi un cesto pari a circa 40 volte que::o de!l'anteguerra), si lrova costretto a vendere l'energia che questi produrranno allo stesso prezzo del!'altra energia, e cioè fino ad oggi con l'aumento del 600% in confronto con l'anteguerra, e forse domani con un sudatissimo lieve mag– gior aumento, che la burocrazia stata:e, identica sempre ne!le sue posizioni, continua ad ostacolare. Riassumendo: 1) Per rimediare al!a grave crisi invernale del!'energia elettrica, che si ripercuote su tutte le industrie, ,sul lavoro deg!i operai, sul benessere dei cittadini e su tutte le attività del settentrione d'Ita!ia, l'unico rimedio è que:lo di costruire nuovi impianti; ed è 1,rgente spingere subito al massimo il ritmo di costruzione; 2) per costruir!i occorre una forza ingente di capitali; 3) per raccog:iere i capita:i necessari occorre che sia messa da parte esplicitamente per ora ogni proposito di na– zionalizzazione e venga lasciato libero il prezzo di vendita. A questo punto è da esaminare il problema dello sblocco. Ho raccolto a questo proposito le voci di molti indu– striali. A:l'unanimità, e in partico:are quelli che per fortuna loro e dei loro operai, hanno potuto aver assicurato i1 lavoro in questo dopoguerra travagliato, riassumono i loro desideri con la formU:a: « siamo disposti a pagare a qualunque prezzo l'energia elettrica, pur di averla assicurata». Ed infatti, con le attuali restrizioni, essi si trovano esposti ai seguenti incon– venleno: 1) dover rinunciare ad ordinazioni che assicurerebbero lavoro ag:i operai e guadagno per essi; 2) a!lentare i rapporti con una cliente!a sovente- estera. con il rischio di veder dirottate le ordinazioni verso a:tri mercati; 3) subire gli aggravi derivanti dal componimento degli interessi ad opera de!le Camere del Lavoro, che giustamente non vogliono lasciar privi di quanto è necessario per :a vita quotidiana g:i operai che mancano di !avoro per la deficienza di energia e:ettrica, e ne impongono in parte il carico agli industria:i; 4) affrontare, come a'.tra via di uscita, le ingenti spese (trattasi di diecine di milioni) occorrenti per l'acquisto di gruppi elettrogeneratori, mentre ben più volentieri preferi– rebbero, ripetiamo, pagare l'energia elettrica al giusto prezzo, anche per :a comodità offerta da essa. La dimostrazione di quanto sopra si ottiene facilmente esaminando l'incidenza del prezzo de:i'energia nel costo dei prodotti fabbricati. Ad esempio, un metro di tessuto di lana, che norma!mente può riservare al fabbricante un guadagno netto di a'.meno L. 200, richiede per la tessitura so'.tanto 40 centesimi di energia elettrica ai prezzi attuali; è manifesto che si i 40 centesimi diventassero L. 4 od anche L. 8 (20 volte i; prezzo attuale), permarrebbe net:'industria:e l'asso– luta convenienza di pagare il più a!to prezzo de'.l'energia piuttosto che rinunziare a fabbricare. Un a'.tro esempio venne fornito fino dal 1941, quando un decreto per la disciplina dei consumi limitò i quantitativi di energia a disposizione deg'.i industriali ad uso di forza motrice mentre lasciava :iberi que:li a scopo di i:luminazione; al:ora taluni piccoli industriali preferirono U:!acciare i motori azionanti le loro macchine ai contatori con tariffa di illuminazione, data la lievissima inci– denza dell'energia elettrica, e quindi la lievissima conseguenza per essi de:la differenza di prezzo tra forza motrice e i]umi– nazione con le tasse gravanti su quest'u:tima, in confronto al danno de:la mancata consegna del •prodotto da essi lavorato e del mancato guadagno. Rimane un ultimo punto del!a questione, ed è il più do!oroso perchè non superabile con le nostre sole forze: -per costruire nuovi impianti occorrono mo:ti materiali provenienti dall'estero: rame, carbone per il cemento, ferro, g:icerina per gli esp:osivi, ecc. Ai miliardi che si possono raccog:iere al– l'interno del Paese, si deve quindi aggiungere un ingente ap– porto di valuta estera, che so!a ha il potere di acquisto per procurarci le materie prime sopradette. mentre la nostra va– luta si po:verizzerebbe nel cambio. Ed a:lora: ritengono i nostri uomini di governo che i capitalisti stranieri vengano volentieri ad arrischiare i loro capita:i nel nostro Paese fintantochè permarranno il perico:o del:a nazionalizzazione e la certezza de'.la mancata rimune• razione? Già sufficienti studi sono apparsi sui giorna:i esteri per lasciare fondati dubbi al riguardo. E' evidente dunque la via da seguire. Ma per costruire nuovi impianti occorrono a'.meno tre anni; e un anno e mezzo l'abbiamo perso. Urge quindi prov– vedere, se vorremo al più presto assicurare ai nostri operai il lavoro, a:Je ,nostre famig:ie il conforto e l'aiuto che apporta una regolare fornitura d'energia e'.ettrica. ARTURO FERRARIO

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