Lo Stato Moderno - anno IV - n.4 - 20 febbraio 1947

LO STATò MODERNO 85 Necessità n. 1: Gli impianti idroelettrici Per l'importanza del!'argomento pubblichiamo l' ar– Ucolo che segue, lasciando naturalmente aU'amore la resporuabil-ità delle sue affermazkmi e deduzioni. Ci sia permesso di fare qua:che osservazione e indivi– duare qua:che rimedio alla grayjssima situazione detenni– natasi ne:Ie regioni settentriona:i d'Italia per le forti riduzioni di energia elettrica, con le conseguenze che tutti conoscono: arresto neJ:e industrie e nel movimento di ripresa; diffico:tà per tutti coloro che traggono sostentamento dal lavoro indu– striale e per g:i industriali che debbono corrispondere sussidi Jl:e maestranze forzatamente disoccupate; disagio in tutte le famiglie che vengono ad essere private di queg;i aiuti e comodità che l'energia fornisce. Di fronte al ripetersi ad ogni inizio di inverno delle anti– economiche misure restrittive, aggravantisi poi col progredire de:la stagione, mentre serpeggia un vero senso di sgomento di fronte al perico:o gravissimo che tutta la vita elettrica ab– bia, in un giorno prossimo, a paralizzarsi, faci'.e è stato attri– buire la co:pa a:le Società elettriche ed insinuare che queste abbiano trovato la loro convenienza nel perpetuare e forse anche aggravare quel:o stato di carenza di un servizio essen– zia'.e, che determina la necessità di ottenerlo a qualunque prezzo. A:trettanto faci:e però è la risposta che proprio l'ener– gia e:ettrica non è immagazzinabi'.e se non nei serbatoi che sono controllati daI:o Stato e dal Commissario; e che quindi nessun giuoco di speculazione privata avrebbe potuto inter– venire per rarefare il prodotto a::o scopo di trarne un even– tua:e maggior beneficio, sempre che g;i organi di contro::o lo avessero consentito. Quanto alla più recente accusa che la scarsità dell'energia possa essere determinata anche da « gravi incurie interessate », l'invito de:le Società e!ettriche a precisare i fatti dichiarandosi a disposizione per qualsiasi indagine al riguardo, tog:ie ad essa ogni plausibile fonda– mento. E' invece da ricordare che prima de:la guerra era stato merito dei tecnici ita:iani l' aver dotato il Paese di serbatoi capaci di sopperire alla deficienza di energia che il regime idraulico alpino riserva in ogni stagione inverna!e, in confronto con l'erogazione richiesta da industrie che d'in– verno assorbono quantitativi di energia maggiori di quelli estivi. Dal fatto di que;ia deficenza stagionale è ovvio de– durre che, nel:e regioni a:imentate da centra!i a:pine, tutte le tàilizzazioni di energia elettrica a scopo di riscd,)damento d'ambienti sono anifeoonomiche e devono essere proibite. Invero, quando manca l'energia per azionare i motori degli stabilimenti e mig:iaia e mig:iaia di operai restano senza la– voro, quando manca l'energia sino a costringere ali'oscurità in determinate ore le famiglie e financo g;i ospedali, e per– fino ad arrestare o ridurre la indispensabi:e fornitura del– l"acqua, in tali condizioni è sommamente ingiusto consentire che un privato, per sua comodità, abbia a riscaldarsi sottraen– do energia e:ettrica agli usi essenziali de:la vita e del lavoro, mentre potrebbe bruciare nel:e stufe un combustibi:e qual– siasi. A questo proposito, torna opportuna l'osservazione tec– nica che un kwh. è l'equh<alente di so:e 860 ca:orie, mentre un kg. di :egna forte ne fornisce 2.500/2.700 e un kg. di car– bone 7.500; e che per riscaldare per otto ore un locale nor– male ne: nostro c;im!l occorrono 24 kwh. circa che, altrimenti utilizzati, potrebbero il.:uminare, sempre per otto ore, 50 1am. pade da 100 candele, o dar lavoro, sempre per otto ore, ad otto operai in un'industria tessile. Ed ino:tre: in un tempo nel quale viene sospirato l'ar– rivo di anche piccole quantità di carbone per produrre ener- gia nelle nostre centrali termiche, se si considera che in que– ste con un kg. di carbone (tenuto conto del!e perdite) -si può avere un kwh. circa, pari a 860 ca:orie (invece delle sue 7.500) se ne deduce manifestamente la necessità di vietare, perchè antieconomico, l'impiego dell'energia elettrica per ri– scaldamento d'ambienti. Per vietar:o, nessun miglior freno che quello economico. Vedremo più avanti come e perchè debba essere abolito al più presto il blocco su tutti i prezzi dell'energia elettrica: ad ogni modo resta acquisito che l'attua:e prezzo de:!'energia utilizzata per riscaldamento d'ambienti è talmente spropor– zionato a quel:o, lasciato libero, del suo succedaneo - la legna da ardere - che, malgrado i divieti, chi ha la legna trova convenienza a vender:a e risca:darsi con l'energia elet– trica che, o!tre essere più economica, offre tanta maggiore comodità. Mantener così basso il prezzo de:!'energia utiliz– zabile per risca:damento significa incoraggiarne il consumo, a detrimento di quel:a che dovrebbe -essere riservata a dar lavoro ag:i operai. . Chiusa questa parentesi, è bene insistere che la causa vera de:la carenza di energia, che si avrà ancora per diversi anni, è data dolla insufficienza degli impianti esistenti nel– l'Alta Italia, in partico:are dei serbatoi che immagazzinano l'acqua in estate per produrre energia elettrica ne!la stagione invernale. Tale insufficienza di impianti deriva essenzia:mente dalle costruzioni mancate durante gli anni di guerra (si può ag– giungere: « e non incoraggiate durante un anno e mezzo del dopoguerra>>); e dagli impianti distrutti per causa be]ica, di fronte ai consumi che invece, ed è riprova della vitalità del nostro Paese, sono in continuo aumento. Senza entrare in sterili discussioni ideologiche e politi– che, è certo che un governo intel:igente ed efficiente così nel- 1'economia che nella tecnica (:o chiamerei vo!entieri un go– verno « curatore di fa:limento »}, sia che si ispirasse a conce– zioni individualistiche o col:ettivistiche, liberali o pianifica– trici, o conci'.iasse nel compromesso po:itico le soluzioni che g:i fosse stato possibile adottare, avrebbe dovuto subito, non appena superato i: disastro del!a guerra, agire con la massima energia e a ritmo accelerato, additando come necessità nume– ro 1 la costruzione deg:i impianti idroelettrici, e provvedendo esso direttamente se le aziende e:ettriche non avessero prov– veduto. La costruzione dei nuovi impianti doveva essere li– mitata so:tanto dalla deficienza de!le materie 0 ·prime, che erano richieste con pari urgenza dall'industria edLizia e da:l'altro essenzia:e servizio pure rovinato dalla guerra, e cioè le fer– rovie. Posto che quest'U:tima ricostruzione deve essere fatta tutta ad iniziativa statale (non si commenta la mancata rico– struzione dell'impianto di Larderel:o deJ:e Ferrovie de:lo Stato per la produzione di energia e:ettrica}, anche se nelle utopie burocratiche era coltivato il progetto de:Ja naziona– lizzazione deJ:e imprese elettriche, lo Stato poteva a:meno capire il suo dovere di incoraggiare subito l'iniziativa privata a riprendere nel più breve tempo la costruzione di nuovi im– pianti, rimandando -se mai ad altro tempo la realizzazione del:e sue ideologie. In tal modo si sarebbe non solo procu– rato lavoro, direttamente e indirettamente, a numerose ma~ stranze (centinaia di migliaia di lavoratori), ma si sa"i"ebbe soprattutto creaùJ un mezzo essenziale perchè tutte le indu• strie potessero funzionare, e per creare cosi nuove possibi:ità di ,lavoro.

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