Lo Stato Moderno - anno IV - n.3 - 5 febbraio 1947

LO STATO MODERNO 53 gano che la D. C. debba appoggiarsi al Qualunquismo o al neo-socialismo anticomunlstico per combattere il Comunismo e spezzare la morsa del Tripartitismo è, secondo noi, errore grave e micidiale all'Ita:ia e a:Ia stessa Chiesa: noi il Comu– nismo lo combattiamo come abbiamo combattuto sempre la Chiesa, col metodo Jibera!e: farle posto finchè resta nell'orbita del patto nazionale, esc!uderla e combatter:a con tutti i mezzi lega:i quando mina il patto nazionale a benefizio del Vati– cano. Noi siamo liberali e verso il Comunismo e verso il Cleri– calismo: la Chiesa non può essere libera:e verso il Comunismo perchè glielo vietano i suoi principi. Ma non pretenda che tutta l'Italia la segua. Noi non vogliamo guerre civi:i: ci pensino coloro che, sostituendo la Polizia al giudice, o ricorrendo al codice fascista per punire l'anticlericalismo, o mettendo la gente a:la disperazione con persecuzioni, preparano la psico– logia della guerra civi:e. Ricordo di Il 5 gennaio, io una picco:a città della Campania, si è spento Guido Dorso. Noto ai gobettiani, agli studiosi dei pro– b!emi del Mezzogiorno e ai lettori de: vo:ume La rivoluzione memuonale (già stampato dal Gobetti e ripubb'!icato recen– temente da Einaudi), H nome di Dor•sodice poco alla grande maggioranza dei democratici italiani. La stessa stampa (tranne quel:a napoletana e queJa del partito d'Azione, a cui il Dorso fu iscritto 1 fino a un mese prima del Congresso) ha dato poco ri:ievo al!a scomparsa di quest'uomo che in una so:itudine oscura ed ingiusta aveva vissuto drammaticamente- la vita politica italiana, e della sua passione era stato la tragica vittima. Senza dubbio l'interesse al pensiero di Dorso, un pen– siero a volte troppo schematico per "I' astrattezza in cui. ogni so:itudine finisce per inclinare, si rifarà vivo a:lorchè saranno pubb:icati i suoi saggi (in corso di stampa presso l'editore Genti:e) e i suoi scritti inediti, che purtroppo sono rimasti incompiuti o frammentari. Tempo fa ebbi modo di leggere un saggio su]a storia de!la c!asse dirigente europea dalla dittatura napoleonica a quella fascio-nazista, e i capitoli di una vita di Mussolini a cui il povero Dorso aveva lavorato durante il fascismo con minute ed ampie ricerche. Ma almeno la nostra emozione per la sua scomparsa vorremmo esprimere in questo breve e necessariamente af– frettato in memoriam. Si può dire che fin da quando Gobetti lo scoprì e lo rivelò a sè stesso, Guido Dorso fu tormentato da due pro– blemi che per lui ne facevano uno solo e che restano il pro– b:ema essenziale della democrazia in Italia: questione meri– dionale e trasformismo. L'insufficienza funzionale e organica del:a democrazia italiana eg!i la collegava con la mancata riso~uzione dei prdb:emi del Mezzogiorno, col compròmesso tra rivoluzione e monarchia ripetutosi dopo Cavour con Gio– litti e con Mussolini, e sempre felicemente conc:usosi grazie al trasformismo della classe dirigente, specialmente del Sud, pronta a vendere per la medag:ietta par'.amentare qualsiasi aspirazione autonomista e perciò democraticamente unitaria. Durante il regime fascista, ridotto al suo lavoro pro– fessiona'le di avvocato (ed era un ecceJ:ente civilista), lavoro che alternava ai co!loqui con gli amici e con qualche giovane, Dorso visse ne!:a penosa ruminazione deJ:e sue idee. Ma sempre cagionevo!e di sS.:ute per un difetto cardiaco, sentiva l'umiliante necessità di doversi proteggere dalla passione po– litica e d'imporsi un abito pessimista per sopravvivere. Non CQndividevale facili speranze di tanti amici antifascisti. Do- Combatta la Chiesa Don Basilia come va combattuto e si convinca che in Italia vige una tradizione giuridica calpestata dal fascismo, di laicismo e libertà: noi vog'.iamo giudicare i nostri rei co: nostro codice democratico e laico, non col codice fascista nè con quello dell'Inquisizione. Se ho scritto queste paro:e è solo per amore di patria e di libertà: io vorrei risparmiare al!a mia patria cosi l'anticomu– nismo sanguinario e disgregatore come l'anticlericalismo avve– lenatore e disgregatore anch'esso: ma oggi, come ieri, l'anticle– ricalismo sorge dal c:erica:ismo. Non invochi la guerra senza rif!etterci chi ha il potere di incanalare il clericalismo nell' or– dine: creda cristianamente al:a libertà, ,quel!a vera libertà che permette a tutti di vivere nel:a :egge, e non que:la strana libertas segnacolo in vessillo di una parte. GABRIELE PEPE Guido Dorso veva paventare per la sua salute le conseguenze logoranti de!le disi:Jusioni. Quel pessimismo tuttavia rafforzava la sua spregiudicatezza e la sua chiarezza di visione, e tra l'altro gli fece comprendere fin dal de:itto Matteotti la durata e la portata de: fascismo, non esclusa la finale disfatta mi;itare. E quando in seguito al colpo di Stato non potè più vietare al suo cuore :e speranze di un risorgimento dell'Italia e del Mezzogiomo, parteggiò con tutta la forza e l'ingenuità di una fede per tanto tempo contenuta. Sperò nel suo partito assai più di quanto g!i consentisse una rif!essione critica, che lo portava spesso a valutare con estrema spregiudicatezza il partito d'Azione e perfino a diffidarne, come per il bisogno di correggere i: suo abbandono sentimentale. Dorso temeva per un nuovo compromesso istituziona'.e che sarebbe stato la fine dei suoi sogni meridionalisti. Temeva soprattutto (e i suoi timori purtroppo sono tutt'a'.tro che djssipati in quanti vedono nel prob:ema meridionale il prob'.ema itS.:iano per ecce:lenza) che i partiti unitari non avrebbero afhontato con energia e con asso'.uta indipendenza dagli interessi parassitari o regionalistici dell'industria settentrionale, :a redenzione e la trasformazione del Mezzogiorno arretrato ed immobile nella sua decrepita saggezza. In un appassionato saggio critico Dorso definl Mazzini « il politico dell'irrealtà». Ebbene, per il Mezzogiorno Dorso ha perseguito una sua generosa, ostinata po'.1tica dell' « irrea:tà •· Oggi che non è più con noi, la fede nel'.a democrazia ci muove a ripetere per gli ideali meridionalistici di Dorso quel che eg!i ha scritto su Giuseppe Mazz·ini: « Che importa se la storia sembra continuare a dar torto ag'.i ideali, se essi si radicano nel:'intimità di quello stesso svi'.uppo che sembra disconoscerli? Che importa se l'inconsapevo'.ezza de'.la rivo– luzione favorisce la conservazione, se questa è continuamente insidiata da·!suo spirito di intrigo e da:t'assenza di luce idea!e? Che importa se i rivo!uzionari marciano portando nel sacco lo spirito di compromesso? Le.ntamente le premesse intime si realizzeranno, le mo:titudini, per vie diverse e imprevedibili, irromperanno· snra scena po:itica, i sentimenti e le aspira– zioni delle c:assi dirigenti muteranno, e g'.i ideali distanti e inaccessibi;i si avvicineranno. La rea!tà, quel picco!o tratto di realtà su cui avrete' ancorato il vostro compromesso sva– nirà nel:a storia, e l'irrea'.tà, derisa e misconosciuta, si dm• creterà lungo le vie de: tempo». · CABLO MUICB'ITA

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