Lo Stato Moderno - anno IV - n.3 - 5 febbraio 1947

48 LO STATO MODERNO APPUNTI IN MARGINE Dopo tredici o quattordici giomi di rischi e di fatiche, la barca govematioo è giunta in porto, al ripaTo dai marosi delle pole11Ìiche interpartitiche. Ma dalla crisi sono affiorati alcuni fatH, soM state im– posta~ alcune direttive, che val bene la pena di sottO\ìneare, ancHe se il giuoco d:el, compromesso varrà in parte ad eluderle. Naturalmente queste mie osservazioni ri=gono nel ristretto campo (che è poi larghi.smmo) dei problemi eoorwmid. Lascio agli altri amici de Lo Stato Moderno di sbrigarsela con i pro– blemi più specifioatamente politici. Intanto tma prima osservazione. Si è finalmente arrivati alla riunione dei due minisfJeri ckUa Finanza le d:el, Tesoro. Sone due grossi ministeri che presuppongone, in chi li reg~à, spalle ben robuste. Ma così divisi, evidel}teme-nt!e, non pote– vano più stare. Ad un ministro delle Finanze sinistro faceva 'da pendant un ministro del Tesoro destro. Ci fu un tempo in etti la personalità d:el, destro Soleri sovrastò quella del si– nistro Perenti. L'esperimento Rioci-Scoocim(l1'1'Q fu un falli– mento per la ritrosia (si può dire ,cosi?) di Ricci a prendere atteggkimenti risol1iti nei confronti ~ suo ooéquiper. Gar– bino tentò, -con i risultati che tutti mnM. La ooppm Bertone– Scoccimarro si dimastrò piìt affiat>ata per la minare virtdenza di Bertone. Ma, insamma, il duo destro-sinistro agì sempre su una posizione di antagonisma piìt o mena mascherato. Ora è cmaro che la funzione dell'inoassare e dello spendere è una sola. Deve rispondere ad tm'unioa direttiva. GU italiarri sona stufi di reciproche accuse senza oostrutto per il bilarrcw dello Stato. Seconda osservazione: durante lo svd~gimento della crisi, durante le prime avvisagJ<iedella SWS$(1,si SQIJ-0 rinnavate ri– chieste intese a modifioare la struPtura attuale dell'eoonomia ita/.iana. Il carro, se non sbaglio, avanti , buai. Tutti sona d' aocorda suNa netk~tà di ben ponderme tmsformarumi strutturali. Ma molti si domandane se quesfJe richieste, quando la Gwtituzione è in c«so di geswziane, pochi mesi prima ~ elezioni di un Pa11lamooto veramenk responsabile, nan abbiano che un mero significata « elettoralistico ». E se così è, perchè avanzare richieste sapendo a priori cl-Jenon ~sano essere accalte? r:on. Nenni, ad esempio, pochi gwrni prima di dimet– tem da ministro degli Esteri, pekntor/.amente affermava che il 1947 sarà l'onne della riforma industriale e di quella agri– cola. Il meno che si può dire è che l'on. Nenni è un illuso. Son pronto a scommettere che iJ 1947 non sarà nè i'anna !dJella riforma industriale nè di quella agri.cola. Non perchè industria ed agricoltura nen oobiana bisogno in Italia di ri– forme. Tutt'al/Jro. Ma perchè il 1947 sarà ooettp(lto a risolvere tali e tanti probl~ ricastruttlvi, che nan vi ll'arà oertJo mar– gine per le riforme che stanno a cuare al leader sacialista. Rifarme che, in ogni oaso, hanna bisogno, per essere attuate, di abtenti studi e di po~ andl:isi. Oggi il problema è quello di rr/olzare il livello del =tra reddito nazionale: livello che è .wl 75% di qualla prebellico. Basso livello che anche spiega le sperequazioni che tutti lamentano. Le riforme strut– turoU, i:n ogni casa, ridurronna ulterlcrmente, non aumente– ranno, iJ livella attuale. Tf/f'ZQ punto: la combinazione trtparlffica ha fmara im- posto ·e continua ~ imporre una ripartiZliane dei portafogli in base al criterio della reciprooa « sterilizzazione ». Con quatvto vantaggia per l'ecmwmia nazionale, ognuno intende. E cosi vedremo minooo dell'Indtl8tria e ministro del Commercio eskro azzuffarsi per pianificare l'ecot1-0mia del Paese. Vedremo il miiniswo dei Lavori Pttbblici litigare ca11 queUa del Tesero. E così vin. Il C.I.R., che dovrebbe essere l'organo coordinatare dei ministeri economici, a stenta riesce a pontare in porto i stwi vrogetti. E quando li ha porroti viene vmentito dal Consiglio dei ministri. Non si potrebbe, invece, giungere una buona oolto - e scusate l'ingenuità - a ripar– tire i portafogli in modo da evitare quesN attriti, quasi sempre più politici che economici? Quarta punto, sostanzialmente legato al terza: ho detta che ,/l ministro dell'Industria e quello del Commercio estero si s= sempre azzuffati. per pimlifioare l'eoorwmia del Paese. Lasciamo vure do par/Je, per il memento, ~a questione se oggi all'economia italiana convenga o non convenga una pianifi– cazione. E' questione che merita piìt ampio disoorso. Ma dato e non concesso che di una pianifioazione vi sia bisogne, è chiaro che questa deve rispondere ad una unica direttiva. Se no tutto va a catafascio. Abbiama già avuto un beU'e.rem– pi'o con gli attriti tra i ministri del Tesoro e delle Finanze: attriti ai quali si è messo una btwn~ volta. fine. Ma gli attriti continueranno per qriel 'Che riguardo la produzione nazionale ed i traffloi can l'estero. Il ministro deJl'Industria e del Cam– mercio (interno) continuerà a rredigere piani per la produz/Qne nazionale. Quello c1el Cammercio (estero) continuerà a rila– sciare lioenze senza tener canto delle disposizioni del ,s-uo col,. lega. Non si poteva, di fronte a questio stata di co.re, abolire addirittura il Ministero del Cammeroio estero? Ma si sa, bi– sogna ~beare un oerto numero di ministri di ogni partito. E questo è certo inreresse pren1 inente ,rispetto a quello del– /' efficienza del {§) i}ernQ. Quinto punto. Si era sperata, all''inizio della crisi, che tecnici e competenti aurebbero avuto libero il passo per la direzione dei ministeri economici. Nan per arrivarn, si ca– pisce bene, all'instauraz!iorre della « stato amministratioo », vacua utopia che solo andJfabeti della politica possono agi– tCl'l'e.L'arte del governa è saprottutto arte de:la politica. Ma per avere ministri che, almeno, twn si ,lasciassero infinocchiare dalla burocraz·ia annipontente. La speranza è andata 'in gran parte delusa. I ministri, come i ballerini di un minuetto ri– cordato da Voltaire, dopo tanta muoversi si sono troooti pres– sapooo al punto di prima. Sesta ed ultima punto. La soluzione della crisi ha an– cora una odJta dimastrata qual' è il tarlo della demacra:r:ia italiana. I partiti considerano il governa oome una torta do spartirsi. I pa11t·itid'oggi sQIJ-0paragonabiU ai riottosi baroni di un tempo che si ribellavano e insidiaoono il governo stesso di cui erano parte. Onde i miriJstri, più che • ministri•, an– che quando sono in oarioa, si sen,J';o,woggi « uomini di par– te ». A molta gente ,non è ancora entrato in testa che nei ministeri, tutti, dal ministro alt uscwre, debbona sentirsi ser– vitori dello Stato, cioè della collettività. Inveoe i ministeri si vanne trasformando in agenzie elettorali. Con qud.li vant.aggi per la demacrazia tutti possona agevo!menu intendere. L. L.

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