Lo Stato Moderno - anno III - n.24 - 20 dicembre 1946

LO STATO MODERNO 55!> ta cosa migliore sarebbe stata l'un.ione all'Italia e l'amicizia, cioè la ,porta aperta, con i paesi danubiani. E invee», anzichè la botte piena e la moglie briaca, si corre il rischio di non ave– re né una cosa né l'altra. Ma i!: capitale più grosso oggi, più che a specu:are, miTa a salvarsi: l'Italia s\ ma un'Italia con un governo so:ido e praticamente (anche se questa aggiunta si fa a fior di labbra) senza un governo cli sinistra. Questa è forse l'unica -ragione perché la so:uzione internazionafo non disp:ac– cia in fondo a certi circo:1 di destra che, anche se non lo pos– sono dire apertamente, preferiscono un governo internazionale con navi da guerra nella rada, cannoni e carri armati ... Anche un'opinione meno strettamente politica comincia a sussurrare quasi apertamente che forse è migliore la so:uzione internazio– nale: sono voci che si possono raccogliere in que!le famose cor– riere pullman che vanno verso l'Ita:ia, cariche fii speculatori e contrabbandieri messi in attirvità da chi cerca di sa!lvare i quattrini che ha in Italia per b-asferir:i a.:•l'esteroo nel Terri– torio internazionale: prova che Trieste è considerata oggi più al riparo dal pericolo deI::a socializzazione. Si capisce dopo quanto si è detto che la soluzione del problema giuliano non potesse accontentare alcun partito né sqgdisfare alcun sentimento politico; può però, davanti ai fatti, costringere :e varie tendenze ad una revrsione pratica se non ideologica delle proprie posizioni. Per esempio la tendenza autonomistica, già accarezzata dal governo alleato, pomposa– mente espressa· nel programma di un vero stato giuliano esten- '--4_entesisino alle Al_pie comprendente, oltre Fiume da un lato, anche il· Friuli dall' al.tro. In sede umoristica si disse che in quella ideologia si ritrovavano gli avanzi dei fedeli alla vecchia Austria di Francesco Giuseppe; umorismo non privo di un minimo di verità, se si considera che tra i ceti dei piccoli com- mercianti, per non dire tra le masse operaie, l'Italia non è mai stata troppo amata, ;é certo è valso al acuire le simpatie il ventennio di amministrazione fascista. Ma su questo ideale di ' autonomia le opinioni restano confuse oggi come lo erano ieri; e contrariamente alle apparenze, anche in questo settore la soluzione non ha accontentato nessuno. E' troppo evidente che il Teritorio non è « libero », e che 5i è quindi al polo opposto di quello che comunemente s'intende per autonomia politica: riescè abbastanza chiaro persino ai meno ingenui che queste non son cose per i tempi nostri. A una contraddiziÒne ana:oga sono esposti co:oro che, pur agitando la bandiera del nazionalismo italiano più estre– mista e deciso alla massima intransigenza, cercano un ac– cordo con i potenti dell'ora e una protezione del loro stato di fatto sotto la bandiera inglese, o forse meglio sotto quella stellata. Costoro SOJilO costretti tuttora a coprire la loro merce di contrabbando ostentando patriottismo e italianità; e la loro non è poi nemmeno una contraddizione, se- si pensa che il capitale triestino ante 1914 non era filo-irredentista, ma agno– stico e piuttosto austrofilo e che i suoi furori patriottici risal– gono alla recente data de:la reazione patriottica fascista ... In conclusione la soluzione del Territorio libero, cioè inteso come una blanda protezione internazionale ed un regime su per giù da colonia della Corona d'Jnghilterra, sorride al piccolo ma ben saldo gruppo dei privilegiati, ma ciò non vuol dire che neppure essi siano degli entusiasti, mentre le masse aspettano. Ciò spiega infine anche l'incoerenza dell'organo pur– troppo comune e degli italiani di Trieste e del gruppo capi– talista, il quale. non trovò difficoltà a esplodere contro 1\1pos– sibilità di un accordo tra l'Italia e Jugoslavia sulla base dei colloqui Togliatti-Tito, con parole altisonanti ma di indiscu– tibiltt buona fede. Se abbiamo notato fo intime contraddizioni del par– tito italofilo non si può negare che anche la parte opposta è ricca di errori e di significative contraddizioni. Sa– rebbe ingenuo soffermarsi sul parti<:°lare che coloro che non discutevano sulla necessità dell'annessione di Trieste alla Jugos:avia siano diventati caldi fautori di un accordo che avrebbe dato Trieste all'Ita:ia. E' ~ssai più importante notare che i loro errori tattici sono stati annullati dag;i errori ben maggiori del:a controparte. Probabilmente essi sono diretti da capi più ~ungimiranti, che avevano previsto il pericolo del rafforzai,si a Trieste delle posizioni anglo-americane, e quindi da tempo (anzi si può dire sin da! giugno del 1945) avevano presente il progtttto di cJùedere l'annessione all'Italia qualora que:Ja alla Jugoslavia risultasse .ìneseguibie. Perciò essi non sono 5tati di fatto sorpresi de:la soluzione, ,al contrario degli e:ementi di destra, e già da alcuni mesi hanno pubblicamente sostenuto di rinunciare al:a pregiudiz~e jugos:ava. La ra– gione è evidente: si tratta di portar via alla parte capitalista e borghese i vantaggi derivanti dal!'aver essa sostenuto da sola la soluzione nazionale italiana di Trieste. A prima vista l'impresa poteva sembrare disperata; ma in realtà appare abbastanza faci:'.e qualora si consideri che l' aver legato i sentimenti patriottici dei medi oeti al carro dei grossi interessi di una piccola oligarchia fu già òpera del fascismo; e tener ferme e legate insieme queste posizioni è un compito Ìn cui avrebbero potuto riuscire solo dei veri e ma– nifesti fascisti. Effettivamente a più riprese, di fronte a una azione violenta di sinistra, gli italiani pensarono ad azioni vio:ente; e si è visto già il triste spettacolo di squadre con– dotte da un piccolo gruppo, la cui azione poteva riuscire, come si sa, solo con il beneplacito della polizia: la quale in questo caso, ~endo al servizio dell' A.M.G., faseiava fare sino al pun– to... in cui l'equilibrio tra ita,iani e slavi fosse ristabilito. Ep– pure ·la -sdluzione « fascista » rorride ,ancora alle destre e ai na– zionalisti italiani, anohe per ÙÌia certa coerenza nei loro sistemi che consigliano loro, oggi come ieri, razione estrema come unica possibile. Più grave, come sintomo della loro debolezza, è ia loro incapacità a pensare politicamente un altro program– ma. Da ciò deriva un attuale momento oritioo del partito ita– liano, che potrebbe salvarsi col separare la sua posizione da quella di taluni interessi che lo tiranneggiano· da troppo tempo. Ma tale liberazione -sarà difficile, o forse coinciderà con un_ totale rovesciamento di tradizionali posizioni politiche locali che deve eliminare le pregiudiziali nazionalistiche. In tal senso il programma della sinistra è più realisticamente aderente alla effettiva natura delle forze in gioco e ha il vantaggio di cir– condarsi del!' alone di pacificatore. Dopo ciò è assai logico che lo Statuto approvato a New York sia considerato da alcuni come base per una batta-glia elettorale al fine di ottenere un potere il più ampio possib.i:e, mentre altri lo considerano unicamente per quanto esso possa dar di gaTam:ie per fa vJta e i beni dei cittadini: battag'.ia che è concepita ìnveoe come violenza da chi -5ospetta dei tutori dell'ordine pubblico. Eppure con tutte queste brutte prospet– tive, qualora 'llon sia immediato un conflitto mondiale, è pro– babile che anche Trieste sia pacificata. Questa è l'opinione d~lle sinistre e dei. circoli comunisti-slavi, che del resto san fare risa:tare anche il perico:o di una riscossa 1;1Java sotto la forma nazionalista. Gli avversati rispondono ai comunisti ac– cusandoli di usare specchietti per allodole e invitando tutti gli italiani a restar uniti. Ma saranno in grado cÌi imporre una lotta a coltello in base ad una formula irredentistica? Se il mond'o vuole vivere in pace, il predioare la pacificazione, sia iin buona sia in mala fede, è sttmpre un vantaggio. Certo che il po:itico scaltrito può scorgere anche una soluzione praticistica ,purchè in una città di picco!i commer– cianti ci sia da vivere per tutti. Cantieri e anche traffici leciti, ma ,anche contrabbando tt speculazioni varie... Con una sorgente di relativo benessere sì potrebbe crea-re un · mcdus vivendi locale alquanto idillico e senza paura di espe- rimenti di sinistr-a, FABIO CUSIN

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