Lo Stato Moderno - anno III - n.24 - 20 dicembre 1946

554 I :J L O S T A T O lmp?uare l' a b c .del mestiere. Tutte le pressioni politiche e le f)onne di. ricatto sindaca:e non serviranno a niente, salvo ::.d )&.'r.-ett.irel'avvento del qualunquismo. Si convincano i nosni amici di sinistra: il solo rimedio al dec!ino dei loro gior]nali consiste ne::'affidarli a gioma:isti di razza, lasciando lorO/mano libera, e non vinco:ando!i ai vari « esecutivi » del pamto che s'intendono di giornali come io di scarpe. F•ate un \G'i~oroso inventario deg;i uomini di cui disponete, pagateli be~e, date loro in partenza i mezzi, e « sbancheranno » in poo;hi anni le vecchie testate, e gli zibaldoni malvacei. Fuori da questa ricetta, amara ai grandi uomini che siedono a capo dei grandì partiti, ma che dovranno trangugiarla se non vo– gliono <ridurre i foro fog:i alla diffusione del Venerdì della contessa o del defunto (ma è poi V!'ro?) Tevere, non c'è rimedio. L'impostazione attuale del prob:ema conduce difilato alla morte dell'ultima libertà che ci è rimasta: quella della stampa, la qu:ie in attesa di esser strangolata d:ile destre, è già assoggettata a:la « garrota » (supplizio spagnuolo) delle sinistre, padrone de:Ja carta a prezzo politico, e manovranti gli operai del!e tipografie; senza contare la benedizione va. MOD.ERNO ticana immancabile. Gli organi in cui gli spiriti indipendenti possono sfogarsi, si riducono e si assottig:iano a vista d'occhio, e :'ombra del Minculpop si profila all'orizzonte. Quando non t1vremo più gioma:i ci rimarranno i ;ibelli, dice il so'.ito ot– timista che venera Paul-Louis Courier. Ma dopo l'esperienza fatta, chi ci crede? Intanto, quanti dispiaceri! I fogli paganti non ci vo– gliono bene, perché preferiscono largire i loro quattrine:Ji alle penne d'oca del passato regime; que:li dove c'è penuria di quattrini e ricchezza di fede, non ci amano perchè l'orto– dossia verso un qua!siasi partito non è mai stata 4 il nostro forte e saremmo capaci, a disdoro degli uni e degìi altri, per ' esempio, di scrivere che i sistemi polizieschi per la faccenda di via San Gregorio sanno d'inquisjzione e di nazismo, giac– i;:héa noi importa salvaguardare i diritti dell'individuo prima di quelli del:e « masse •· Temo che non sia troppo lontano il giorno in cui diremo, ripensando al 25 Aprile 1945 e ai pochi anni di libertà di stampa goduti, « voilà ce que nous avons eu de meilleurl ». ARRIGO CAJUMI LETTERA DA TRIESTE DOPO GLI ACCORDI DI NEW YORK E' impressione generale di chi arriva a Trieste in questi giorni che la città sia calma; ed il giudizio rispecchia forse sol– tanto la delusione di non trovarvi quelle tensioni estreme « promesse » da certa assai diffusa ,stampa italiana. La se– conda impressione è di assenteismo e di disinteressamento. La città nel suo complesso pare non occuparsi eccessiva– mente del suo destino: è stanca, come è stanca l'Italia, come è stanco il mondo intero; e vive alla giornata, come avviene di chi è tutt'altro che sicuro del suo domani. Certo Trieste non è sicura del suo domani ,perché gli accordi di New York garantiscono agli occhi della borghesia . grossa, medi.a e piccola soltanto lo statu quo del tirare a cam– pare. Ma bisogna pur convenire che quasi tutta la borghesia d'Europa, in Italia come negli altri paesi, pensa e vive a que– sto modo, felice di essere ancora in vita, ma tutt'altro che convinta del domani. Qui però la cosa appare più complessa, mascherata com'è da ventate di nazionalismo più o meno profondamente linte5e. Né la forma in cui è stata impostata la otta politica locale 18 mesi fa, concede alle singo:e parti faci– 'tà di manovra e rapida capacità di adattamento. Non aver capito subito che non era il momento delle guerre aperte ma delle trattative diplomatiche, è stato il tallone di Achille di molti circoli politici d'am'bedue le parti. Con facile giudizio si sarebbe portati a parlare di grossolanità polttica; e in tale senso il meno « politico » e il meno accorto è stato il partito italiano i cui errori son dovuti, come avremo occasione di dire più oltre, anche alla sua incapacità o forse impossibilità di .rompere i ponti con i residuati del -famoso ventennio. Come si indirizza l'opinione delle varie tendenze e dei circo:i politici? Prima di tutto si riconosce, in quasi tutti i circoli politici della città, che gli unici che abbiano saputo c.'Ondurre una lungimirante manovra politica sono stati gli anglo-americani o - come si suol dire con 'Una espressione che racchiude già un sottinteso e, per i più passionali, anche una certa antipatia - g:i «inglesi». Oggi è comune l'affer– mazione ohe gli inglesi « ci hanno giocati •• creando sin dal maggio del 1945 l'incidente militare diplomatico che avevano in animo di-5fruttare. Secondo taluni circoli di sinistra, si tratterebbe addirittura di un piano premeditato assai prima, ♦ cui non sarebbe estraneo il voluto arresto dell'VIII armata alle porte di .Bologna e sul limitare della pianura padana alla fine del 1944, dovuto ad un lungimirante piano, politico an– ziché miìitare, escogitato sin da allora dag:i uomin'i di governo anglo-americani, fatti esperti del:e cose di Grecia. Secondo questa impressione le lotte sul posto sarebbero state eccitate a bello studio dagli organi di governo; i quali tuttora, special– mente di fronte a voci di accordi diretti tra Italia e Jugosla– via, manifestano una diabolica abilità netto scovare bombe ed altri esplosivi nonché depositi di armi. Quindi profondo scet– ticismo per le iniziative grandi e piccole di questo governo qualora dovesse restare sotto il control:o anglo-_americano, e quindi anche per il futuro Territorio; scetticismo comprensibile negli ambienti di sinistra e filoslav.i, ma esteso anohe ai cir– coli italiani più sciovinisti i quali, dopo aver accusato gli in– glesi di essere stati filoslavi, ora li accusano di aver a bella po– sta circuto le loro aspirazioni patriottiche imponendo il Ter– ritorio libero che li stacca dall'Italia non promettendo loro nulla in compenso. Essi considerano lo Statuto più o meno buono a seconda della garanzia che accorda loro; e la questio– ne della polizia e delle forze militari di occupazione li preoc– cupa assai più che i diritti sovrani dell'Assemblea. Ma se tali circoli sono porta-voce di una media boo,ghesia che sotto il fascismo si è fatta le ossa con un pò di sentimentalismo pa– triottardo a fondo camorristico, ci sono altri circoli di filo italiani i quali_non possono neppur ora abbandonare la loro bandiera unitaria, pur simpatizzando ,per la soluzione interna– zionale, dietro al!a quale sperano maggiori garanzie per la loro proprietà' nonché piani di ricostruzione economica. Da questo punto -di vista non si deve però cascare nel luogo comune che a Trieste convenga la soluzione interna– zionale come più vantaggiosa per i suoi traffici. Nei circoli competenti si sa bene che il commercio di Trieste è legato al destino po:itico ed et:onomico del suo retroterra e dell'Eu– ropa Centrale in genere; e che quindi bisogna vedere con quali economie si deve trattare, e se quei paesi avranno una economia propria, e se converrà a chi comanda o comanderà in quei paesi di usare Trieste quale sbocco. Certo con l'unione all'Italia si sarebbero avvantaggiate t:iune industrie; quindi

RkJQdWJsaXNoZXIy