Lo Stato Moderno - anno III - n.24 - 20 dicembre 1946

L0 ~TATO MòDERNO IL PRO-BLEMAALTOATESINO , (continuazione dal n. 22) III Ed ora mi ~esta a dire, prima di passare all'atteggia• mentx>e alla politica dell'Italia, dell'ultimo e:emento inter• nazionale, l'Austria e il Sudtiroler V olk_,spartei. Che l'Austria, risorgendo a vita· statale in condizioni difficilissime, si sia gettata all'irredentismo per galvanizzare il popolo con un motivo di facile vena patriottica e per mi– gliorare le sue condizbni economiche disastrose con l'ac– quisto del prospero Alto Adige, res~ ancor più pingue dalle immense ricchezze la,sciatevi dai tedeschi, è comprensibile. Si comprende invece meno qual0 interesse essa avesse a portare con tanta decisione questo ir.redentismo sul piano internazionale, facendone uno dei principali cardini della sua poUtica estera, con assai problematiche possibilità di successo e col rischio di urtarsi seriamente con l'Italia e di rendere eventualmente più difficili i ,suoi rapporti con l'uno o con r altro dei gruppi dei vincitori. Ma il fatto è che l'at– teggiamento dell'Austria e del suo Governo era anche più o meno coscientemente dominato da quei motivi panger– manistici che, rimasti localizzati nel partito tedesco-nazio– nale dopo la guerra con la Germania del 186~ si erano generalizzati e rinvigoriti dopo il 1918 per trovare poi piena espressione nel periodo nazista. Naturalmente, gJj interessi e le aspirazioni dell'Austria dovevano trovare una giustificazione intonata alla situazio– ne politica del momento, e perciò presentarsi sotto il manto dei superiori concetti di giustizia internazionale e di paci– ficazione europea, che erano poi quelli più adatti a trovar rispondenza nell'animo dei suoi amici ang:osassoni. li Go– verno di Vienna, senza valutare obbiettivamente la situa– zione internazionale - la posizione sua è dell'Italia rispetto ai vincitori e i rapporti fra questi - presentò la sua rivendi– cazione dell'Alto Adige come necessità vitale del paese, come giusta riparazione di un torto subito nel 1919, come mezzo di eliminazione di un fattore di attrito europeo. Questa impostazione voleva che si ponesse l'accento sul valore della Carta Atlantica, sulla « oppressione » della minoranza sudti– rolese.da parte dell'Jtliia e sU:l,t impellente necessità di sot– trarla a condizioni di vita insostenibili. Ciò richiedeva una propaganda agitatoria in Austria e in Alto Adige, un tono patetico e drammatico, tutta una campagna che richiamasse l' attenzione dell' opinione pubblica internaziona!e sulla si– tuazione interna altoatesina, e che nel:o stesso tempo sug– gestionasse la massa dei sudtirolesi esasperando artificiosa– mente in loro concetti e sentimenti che la voce degli inte– ressi concreti, non sopraffatta dal clamore della propagan– da, avrebbe potuto agevolmente controbattere. Ma gonfiando il caso Alto Adige, l'Austria e Sudwoler Volkspartei pensavano anche che, non riuscendo loro di rag– giungere l'obiettivo principale, avrebbero tenuta aperta la ' questione e riservato r avvenire, e facilitato intanto il rag– giungìmento di obieMivi secondari: e cioè l'annullamento delle opzioni del 1939, l'autonomia più o meno ampia. L'onere principale della manovra ricadeva naturalmen– te sulla popolazione 5udtirolese, giacché r argomento ,più va– lido a favore de:Ia tesi separatista era la vo:ontà della mi– noranza di essere riunita aJ.:amadre patria: e quanto più vio– lenta e totalitaria fosse riuscita la dimostrazione di questa volontà e la protesta contro l'annessione al:'Italia, tanto più forte sarebbe divenuta la risonanza internaziona:e del caso altoatesino e più giustificata la rivendicazione de:J' Austria. Questa regola ferrea del gioco venne pienamente com- presa e applicata dalla borghesia sudtirolese che aR'indoma• ni della liberazione si assunse il compito di far divampare più alta la fiamma dell'irredentismo e di inquadrare, mano• vrare e ispirare a tal fine la massa della popolazione. Le li• nee generali del piano d'azione erano già state predisposte durante il periodo nazista e col concorso dei nazisti. Fu quin– di agevole lanciare alla metà di maggio dell'anno scorso un movimento apparentemente democratico, privo di qua:siasi t'!fntenuto politico ma imperniato unicamente sul separati· smo: il Sudtiroler Volkspartei (Partito Popolare Sudtirolese) non fu un partito, ma un « fronte » nazionale, aperto a tutti i sudtiro:esi di qualsiasi tendenza ed esperienza che si ac• comunassero nell'avversione all'Italia e nell'improvviso ri· sorgere, sulle rovine della fedeltà al Reich, di Wl irresisti– bile amore per la madre patria Austria. Una succinta pre– sentazione poneva esplicitamente -aì punto 3 la tesi program– matica separatista del movimento: « Autorizzare i .suoi rap– presentanti a propugnare presso gli Alleati il postulato del popolo sudtirolese all'esercizio del diritto di autodecisione». Date queste caratteristiche, non doveva stupire di tro– vare alla testa del V olkspartei, in posizione palese o occulta, cittadini italiani e cittadini austriaci, optanti per la Germa· nia e optanti per l'Italia, Wl Jaconcick già ministro nel Go– verno cristiano-fascista di Dollfuss accanto a un Tinzl pré– fetto di Bolzano durante l'occupazione nazista, un dr. Voi– legger e un canonico Camper reduci da Dachau accanto a gerarchi nazisti e SS; e con loro nobiìi proprietari terrieri, professionisti, commercianti e industriali come gli Arnonn arricchitisi sotto il fascismo, uno dei quali, rimasto sempre· estraneo alla politica fino a quel momento, assunse la pre– sidenza del partito. Al di fuori e al di sopra di questo, ma in posizione di aperto favoreggiamento e fiancheggiamento, il principe-vescovo di B-ressanone monsignor Giovanni Gei· sler e il suo vicario generale Pompanin, ampezzano di ori• gine ma più austriaco di un austriaco: i due vessilliferi del germanesimo che manovravano nella massa dei contadini con la coorte dei parroci, sempre pronti ad innalzare sino alla divina PTovvidenza, il grido della manovra o della s,pe– .culazione nazionalista. Che in buona parte si sia tr~ttato di manovra, più che di un vero e proprio interesse e di un bisogno della C06Cien• za popolare, non è dubbio per chi conosca a fondo la si• tuazione altoatesina. Perché, riconosci~to quel che si deve riconoscere circa gli errori e le colpe del fascismo e il fatto fondamentale che i sudtiro:esi ne: 1919 erano stati staccati dalla l~ro patria contro la loro volontà, né le condizioni ob– biettive né quelle soggettive del:a minoranza erano taU da giustificare l'asprezza della campagna separatista inscenata dal Volkspartei, d'accordo con la centrale austriaca di Inn– sbruck. E' un fatto certo éhe una buona ,parte della popola• sudtiro:ese non era nel suo intimo pienamente convinta della necessità ed urgenza di ritornare in seno ad un'Austria im• poverita da una seconda guerra e dall'avvenire oscmo ild incerto. Quanto"'Più si andavano diffondendo le notizie sulle reali condizioni economiche del.J'Ausqia, tanto più si faceva strada :a convinzione che un anschlusa avrebbe significato la fine della grande agiatezza dell'Alto Adige a beneficio del:' Austria e in particolare de:Yimmiserito Tirolo. E poi, 25 anni di annessione all'ItS:ia non era~o passati invano, e molti legami con l'o:tre Brennero si erano in questo periodo al– lentati o spe~zati. Per una più cosciente frazione dei sudtirolesi valevano

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