Lo Stato Moderno - anno III - n.24 - 20 dicembre 1946

566 LO STATO MODERNO dallo stesso Litvinov. La politica della Russia per la pace continuò. « Grazie specialmente ai suoi sforzi venne convo– cata a BruxeJ:es una Conferenza delle Nove Potenze (quelle firmatarie del patto di Washjngton) incaricata di esaminare :a situazione creata da: conflitto cino-giapponese. Senonché, né Inghilterra né Statj Uniti erano pronti allora ad jmpegnarsi a fondo e la conferenza si sciolse lasciando le cose come le aveva trovate». (Rosso, p. 7). Le cose non andarono meg:io a Lon– dra al Comitato di non intervento in Spagna, dove l'amba– sciatore russo Maiski combatté una disperata quanto inutile battaglia, perché urtò contro la volontà del:a Francia (Dio solo sa quanto deleteria per la pace sia stata la po!itica estera della Terza Repubblica), e de:l'Inghilterra di accordarsi con la Germania. Il 12 marzo 1938 le truppe naziste invasero l'Austria, vio– lando almeno una mezza dozzina di trattati e di garanzie. Tre giorni dopo la Russia propose alla Gran Bretagna, alla Fran– cia ed ag:i Stati Uniti la riunione di una conferenza per di– scutere le misure per prevenire nuove aggressioni da parte di Hitler. La proposta venne respinta « with Htt!lesorth of or– ror ». Poi venne la crisi cecos:ovacca, venne Monaco. Tutti si convinsero a cuor leggero che Chamberlain avesse effettiva– mente allontanato il perico!o di una guerra. « E poiché espri– mevo a Litvinov - cos• narra l'ambasciatore Rosso - questa mia pfa speranza, lo vedo ancora scuotere energicamente il capo mentre diceva: « Vi sbagliate! Hitler non si fermerà Il ». Infatti il 15 marzo 1939 Boemia e Moravia furono annesse alla Germania. li governo sovietico fece al:ora un'estrema proposta, cioè la riunione di una conferenza con •la partecipazione del:a Gran Bretagna, Francia, Polonia, e Turchia per prendere po– sizione di fronte all'aggressione tedesca. Ma il folle Cham– berlain la trovò « prematura », e i non meno folli marescialli polacchi si opposero. La proposta cadde e con essa cadde Litvinov - che fu sostituito da Molotov - e la sua po:itica Ùi pace. La guerra urgeva ormai alle porte della ~toria. Il 23 agosto dello 5tesso anno 1939, il mondo .si stupì amaramente all'annuncio che Molotov e Ribbentrop avev,ano concluso un patto di non aggr=ione e amicizia. Ma se avesse sa– puto la verità, il mondo si sarebbe stupito della ottusa ce– cità di certi statisti lancesj e anglosassoni. Ma lasciamo la parola a Gregorio Gafenco che, per essere stato milllistro degli Esteri di Romania dal 1938 ai 1940 e poi fino al 1941 am– basciatore a Mooca, è -in materia ,particolarmente informato, ed inoltre non certo sospetto di filocomunismo: « la politica della rolidarietà collettiva e della pace indivisibl:e, che Lit– ~initov difendeva, a Ginevra, aveva !atto fallimento a Mo– naco. Stahn non credeva più alla p<l'&Sibilitàdi contenere la Ce,rmania mediante uno sforzo collettivo. Temeva che le 1POtenze occidentaJj avesser.o definitivamente ,dnunc'iato, a Monaco, al JJrincipio della solidarietà europea e a,bban– donato •alla Germania tutto l'Est del continente. Per non avere a subìre, per il primo e da solo, l'urto delle truppe tede– sche, bisognava opporre al più presto alla po:itica egoista degli oocjdentali una ,politica orientale « realista ». Litvinov dovette cedere il suo ,posto a Molotov, Stalin non lottava più per .impedire la guerra, ma soltanto per allontanarla dalle sue frontiere. Doveva contribuire così a facilitare Yaper– 'tura delle ostilità. La sua politica realista non era imba– razzata da vani scrupoli. Sospettando g},j Ing;esi e i Fran– cesi di aver fatto il .gioco .della Germania a spese deUa R\l&Sia,Stalin non esitò a respingère verso di Joro il peri– colo dell'11ggressione » (Preliminari delki Guerra ali' Est, pa– gine 42-43). Infinjti e ,gravi furono dW1que ,gli errori commessi ne– gli anni critici dal 1936 al ~939 da tutte le .Cancellerie eu- ropee; e sarebbe forse vano recriminarli, consapevoli come siamo di que:la grande verità che in politica vince non chi non commette errori mn chi ne .commette meno. Tuttavia vi sono errori ed errori; e una distinzione è pur necessa– ria, a meno ili non accettare quella teoria fatalistica della storia che, rinunciando ad ogni seria indagine, preclude an– che qualsiasj utile amJ11aestramento. Ora degli &Tori com– me&s'i d'alla diplomazia delle .potenze occidentali alouru fu– rono indubbiamente di va:utazfone, e quindi spiegabili: il ritenere, ad esemtt>io, po&5ibile un ,accordo con Hitler, .an– che quando le intenzioni aggressive .dei nazisti davano tra– giche dimostrazioni .pratiche; il ritenere ad un certo mo– rr:ento oo!ficiente a lrenare la corsa nazista la costituzione sJ.i un blocco franco-inglese a salvaguarilia dej ·confini po– lacchi; :a svfilutazione de:I'efficienza economico-po:itica del regime sovietico, ecc. Ma errore non si può certo chiamare quello ottiuso, nefasto, incontrollato spirito antirusso che fu il mas5.imo ~n denominatore ,di quasi ,tutti gli statisti europei, e la causa rnag.giore del mancato fronte _comune anlinazista, e quind'i della guerra. Esso non trova logica spiegazione né umana giustificazione. Perché, se è vero che l'opinione pubblica mondiale ,possedeva &u!la Russia poche inforrnazioru ,di contrastante estremismo, se è vero ohe la prc,paganda d'ei « IPjccoJo dottore » Javorava abi-lmente a dmondere il pHché ili un .regime sovietico in perpetua crisi, tradito dagli inteJlett1Uali ,e dai .milita:ri, costruzione masto– dontica dai piedi di argil:a (così la descriveva da noi, tra gli altri, Beonio-Brocchieri), i governi non mancarono di informazioni serie, precise e circostanziate: i rapporti degli ambasciatori Davies .e Rosso non sono che delle normali relaz.ioru e non delJe cervellotiche jnveDZ'ioni. Eppure essi se non JJromoosero ,però .tollerarono il diffondersi di questa falsa e ingiusta opinione, finché ne furono essi stessi delle vittime. Nel maggio del 1937 Davies fu ospite a Londra di Chwchill che, naturalmente, Jo interrogò sulla R=ia: ~ MJ tempestò ,dj domande. Cl.i dissi la verità come fa vedo: evidentemente fu una grande sorpreso ,per gli ospiti. Que- 1>tomodo di parlare non è di moda qui, perché Z:.O&ti?!tà con– tro la Russia è troppo violenta». E il Wheeler-Bennett nel cit,ato articolo deve .riconoscere che a Parigi ed a Londra ,, la paura e la sfiducia del bolscevismo erano maggiori de:la pau,ra e della sifickicia rdel nazism-0 ». « Megilio Hitler ohe Stai-in» dicevano i parigini nel!'estate del '38. Ed anche a Praga, dove ,pure 1'W1'icadifesa del naznsmo potev·a essere data dal!'esercito russo, gli a.grari affermavano « che era meglio essere invasi rda Hitler che salvati cl'a Voroscilov ». Ora tutto dò è evidentemente tragico. Sei lunghi an– ni ,dj disastrosa g1Uerra hanno .d>imostro to al mondo q'ulal.i possono essere le conseguenze della mancanza di obbietti– vità e .di serenità nel .giudicare le relazioni internazionali. Per non parlare ,dj quel rnachmvellioo wse~o, aooarrezza– to ,da troi;pi statisti, di ,aizzare fun contro l'altro i .due Stati totalitari, diab'olico e immoraie disegno ohe non tene– va conto ohe l'Europa è .una rola famiglia e le 5ue disgra– zie sono le disgrazie di tutti. IuwaTiamo la lezione. Ed oggi che l'orizzonte mondiale .sem:brà ricoprirsi di grosse nubi, non lasciamoci trascinare da ideologie di sorta, né da que:la del comunismo né da quella dell' anticomunimlo. Evitiamo che j nostri figli .debbano dire ,anche idi. noi: « Iils n'ont ;ien appris, ni rJen oublié ». ENRICO SERRA DA 1· N O S TR I A M IC I Donato Golly L 10.000

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