Lo Stato Moderno - anno III - n.24 - 20 dicembre 1946

LO, STATO MODERNO 565 1936-1939 Svolta decisiva della_politica mondiale Alla fine del 1936, e cioè ag:i inizi della crisi éuropea, quel grande statista eh' era Roosevelt decise d'inviare a Mosca un uomo in grado di dargli informazioni precise e sicure di quanto avveniva neli'Unione Sovietica. Per questo non scelse un diplomatico di carriera, ma un amico fidato, un avvocato esperto in questioni economiche, che dopo aver mLitato nel– l'entourage di Wilson si era particolarmente distinto nella professione e arricchito negli affari. Joseph E. Davies, questo è il suo nome, non sembra un uomo geniale, ma è in com– penso un seb/-mademan, di quel solido tipo americano in cui la mediocrità è una forza, perché non soggetta né a infatua– zioni né a suggestioni. L'ambasceria del Davies duri} da metà novembre 1936 al 9 giugno 1938; ed è gran ventura che ·il Davies stesso abbia dato a:Je stampe una raccolta dei di– spacci, della c;orrispondenza ufficiale e personale e del diario, perché questa, insieme ad altre fonti che via via citeremo, ci permettono di alzare il velo su di un periodo dei p~ù dram– matici della nostra storia. Approfittiamone prima che i soliti esegeti, usando della critica come un tritacarne, riducano il tutto in una informe polpetta. Che cosa vide il Davies in Russia? Eccolo: ferrovie fun– zionanti con ordine e orari inappuntabili, costruzioni nuove, pu:'ite e razionali. « Sono rimasto impressionato dall'attività che si sta svo:gendo ovunque come dal:e nuove costruzioni e dal progresso; mi ha pure fatto impressione nell'aspetto ge– nerale e nel carattere la gente per le strade, che per lo più è vestita bene e caldamente e appare per solito affaccendata ». Di questo naturalmente Davies non si accontenta: ed eccolo mettere il naso nelle industrie e nelle fabbriche, interrogare corrispondenti stranieri, uomini d'affari, diplomatici stranieri. Da Leningrado passa ne:Ja zona industriale dell'Ucraina, nel bacino del Don, ecc. La relazione che il 12 marzo 1937 inviò al Dipartimento di Stato è una efficace rassegna dei grandi risultati raggiunti dal 'regime sovietico: « La pianificazione dà l'impressione <l'essere veramente straordinaria per l'ardimento deHa concezione e la 1 vigoria con cui è stata attuata. Cinque anni fa ;; distretto di Zaporoge, che contiene ora a!cuni di questi enormi stabilimenti e una città di circa 125.000 abitanti con case d' appartamenti moderni in mattoni e vasti viali e parchi, era una nuda prateria ». E via di seguito con altre con– statazioni di questo genere circa il tipo di uomini, le mense, le biblioteche, ecc. « La capacità di sposare una concezione ideologica e la devozione alla causa che si riscontrano nel popolo, sono straordinarie e comandano l'ammirazione». E a Roosevelt scrive così: « Ciò che_guesti uomini (i sovieti) hanno fatto in questi u-!tirni sette anni nel campo de::'industria pe– sante è unico. Hanno dipinto una tela dell'ampiezza di dieci leghe usando come pennello I.a coda di una cometa». Ora queste osservazioni di un americano, di un ricco ame– ricano che non era comunista e che non lo è neppure dive– nuto in seguito, hanno un fondo banale che è spiegabile sol– tanto con la meraviglia di colui che si trova di fronte una realtà comP:etamente diversa da quella che gli avevano de– scritta. Chi non ricorda del resto le notizie di un fallimento, sempre imminente, dei piani industriali russi? A questa ban– carotta de; regime sovietico hanno creduto o sperato troppi dei cosiddetti statisti occidentali. E non furono poche le dif– ficoltà che lo stesso Roosevelt dovette superare all'interno per ristabilire nel 1933 normali relazioni con la Russia. Questa errata valutazione della situazione russa non avrebbe avuto in sé così gravi conseguen~e se essa non avesse purtroppo interferito profondamente nelle re:azioni interna– ziona:i. Qual' era lo scopo della politica estera russa in quegli anni? Uno solo: la pace. Sia ben chiaro a tutti che questa affermarione, provata su documenu ufficiali stranieri, non ha tema di' smentite. L'ambasciatore americano ha occasione di constatar:a continuamente: ancora il 1• settembre 1937 scrive al suo segretario di St~to, Corde! Hull, testualmente: « La Unione sovietica è l'antagonista della Germania che ha tutto l'interesse a presentare l'Unione sovietica come una minaccia alla civiltà. La Russia è invece, secando me e limetUJ per ora, ur, sicuro difensore della pace. Natura:mente •la pace le con– viene dal punto di vista economico per poter sviluppare le sue enormi risorse e le industrie e rinforzare il governo ». Non solo Stalin voleva la pace, m11il suo ministro deg:i Esteri, Lit– vinov, era il più acceso fautore della « sicurezza collettiva» mediante la S.d.N. E su questo punto abbiamo un'altra inte– ressante testimonianza, que:Ia di Augusto Rosso che dal set– tembre del 1936 al giugno 1941 fu ambasciatore a Mosca: « Era là (a Ginevra) che Litvfoov continuava a combattere la sua ormai già lunga battaglia per la causa della sicurezza col– lettiva... ». (Rivista Stuài Politici lnternazwnali, giugno 1946, p. 4). E ancora: « la Russia era pronta a collaborare in pieno ali'organizzazione de:la, sicurezza col:ettiva, senza reclamare posizioni privilegiàte per le maggiori potenze ... ~ (ivi, p. 7). La Rus~ia si badi voleva la pace, ma sapeva anche che questa non poteva essere assicurata, di fronte alla politica ag– gressiva di Hitler, che da .un accordo con :e potenze occi– dentali. I suoi tentativi per raggiungere qu~sto accordo e gli av– vertimenti contro la minaccia tedesca non si contano. Chi .vuol documentarsi a fondo su questa questione si legga il cir– constanziato articolo di J. W. Whee:er-Bennet: « Twenty Years of Russo-German Relations (1919-39) », apparso nel numero di ottobre di « Foreign Affairs ». La Russia temeva natura!– mente le mire tedesche sull'Ucraina e sul Caucaso, ma non meno temeva la rottura dell'equilibrio nei Balcani che doveva essere però anche palese interesse di tutte le potenze euro,'\ pee. Dal canto suo essa fece quanto era in suo potere. Nel maggio del 1935 conc:use due patti di mutua assistenza con la Francia e con la Cecoslovacchia. Apri\lll in tal modo una strada, che se seguita dal!e altre potenze, avrebbe potuto es– sere fa buona per imbrig:iare Hitler. Purtroppo il so!o Benes, rivelatosi il più grande degli statisti dell'epoca, :o comprese: in Francia bastarono invece Lavai e soci a corrompere il patto nello spirito e a render!o praticamente inoperante. Intanto la _risposta di Hiter non si fece attendere di molto: il 7 marzo 1936 denunciò il patto renano e occupò la zona smfatarizzata, H 25 ottobre nacque :'Asse Roma-Berlino ed un mese dopo la Germania conc!use con il Giappone quel famoso patto anti– comintern cui aderirono anche l'Italia, la Spagna, il Man– ciukuò e l'Ungheria. La minaccia alla pace era seria (guerra in Spagna e in Cina), ma un gesto concorde di buona volontà da parte delle potenze occidentali poteva ancora salvarla. Non appena giunto a Mosca l'ambasciatore Davies ebbe dei precisi avvertimenti in questo senso sia dal signor Neymann, capo della terza divisione politica occidentale del Commissariato degli Affari Esteri, sia

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