Lo Stato Moderno - anno III - n.23 - 5 dicembre 1946

LO -!TATO MODERNO 531 Tutti gli ospeda'.i ita!ian1 traggono vita, in maniera pres– soché esc:usiva, dal gettito de:Ie rette, giunte a cifre altis– time e tuttavia inadeguate. Per legge, queste rette devono essere pagate dai Comuni e dag:i Enti mutua'.istici e assi– curativi, tenuti a'.I'assistenza dag:i infermi. Ma i primi non hanno !a materiale possibi:ità di pagarle e sono tutti rorte– mente indebitati verso gli ospeda:i, mentre i secondi, per cause derivanti da:lo stato di disagio della produzione, sono incamminati su:'.a stessa strada. Ne consegue che g:i ospe– dali non sono più in condizione di dare ag'.i infermi ~•assi– stenza e (e cure dovute e si dibattono in diffico:tà insor– montabi'.i, sia per la corresponsione de:le paghe a: persona'.e (paghe generalmente miserrime, nei confronti di ogni altro settore del lavorlt ita:iano), sia per pagare i fornitori dei puri e semp:ici a'.imenti base. Non par:iamo, per carità, de: rinnovo de:Ie insta:·:azioni invecchiate e de: ricorso ai più recenti ritrovati terapeutici, ne]a pratica c'.inica. Da questo circolo chiuso si cerca di uscire con i con– tributi stata'.i. Ma il rimedio è sempre tardivo e insufficiente, poichè se lo Stato dovesse far fronte a: deficit globale deg:i ospeda:i dovrebbe acco:'.arsi una spesa enorme, che non può sostenere. E' chia,ro quindi che la fondamenta'.e legge del 1890 su'.'.e istituzioni di beneficenza è ormai inadeguata ai mutati criteri assistenziali. Non sono più g:i indigenti, nel senso tradizionale, g'.i orfani nu:Iatenenti, le vedove prive di mezzi di sussistenza, i vecchi abbandonati -:a cui spedalizza– zione gravi sui comuni, ma bensì i « poveri re:ativi », cioè tutti i :avciratori, o meg:io la genera!ità. Se ~o stesso concetto di « beneficenza » è ormai anacronistico, in quanto ad esso è subentrato, ne::a coscienza civr'.e e net:a prassi, il concetto di « assistenza sociale», cui. hanno diritto tutti i cittadini, in qualsiasi contingenza de::a loro vita, è ormai privo di senso che le speda:ità continuino a gravare sui Comuni, anche se non sussistesse il :oro cronico stato di dissesto. D'altra parte, g:i ospedali non offrono più soltanto un nudo giac:glio dove penare e morire, ma sono divenuti com– p:essi istituti, dotati di costose attrezzature, verso i quali af– f.uisce ormai gran parte de::a popolazione inferma. Quando non sono una lustra, essi costituiscono dunque un fattore di prim'ordine per i! ristabi:imento de[a piena efficienza pro– duttiva dei singoli, sono cioè un servizio pubb:ico '.a cui im– portanza eguag:ia, se non supera, que:Ia de'.la polizia, de]a magistratura, de::·esercito e de:la scuo:a. Una rete ospita– liera p:enamente adeguata garantisce infatti un a:to live'.'.o di benessere fisico alla popo'.azione, premessa di sanità mo– rale, di efficienza economica, cioè, in ult'ma ana'.isi, di forza politica. Buoni ospeda'.i vog:iono dire infine buorlì medici, e non v-iceversa. Non ,o si dimentichi. Per riso:vere il prob:ema ospitaliero sono stati studiati vari rimedi: consorzi di Comuni, gravami di carattere pro– vincia:e, ecc. Ma si tratta di pa'.'.iativi, un po' meno effimeri de: ricorso al contributo stata'.e, ma pur sempre di palliativi. Scartata, per le ragioni già esposte, l'idea di una assicurazione generale obb:igatoria che sopperisca ad ogni minorazione tempora!}ea o permanente de: cittadino, riteniamo che la cura ospita:iera deg'.i infermi debba trarre anch'essa le sue fonti da::'imposta assistenzia'.e progressiva, cui non sia sottratto a!– cun cittadino dedito ad un'attività- produttiva. Come già ac– cennato, essa dovrebbe assorbire tutti g:i attua:i contributi previdenzia'.i e mutualistici obbligatori, gravanti sui datori di lavoro e sui lavoratori (stata'.i e parastatali, per esempio), con esc:usione dei so:i accantonamenti per i fondi pensione che non siano quelli de::a previdenza socia'.e, i qua'.i debbono garantire un minimo alimentare a tutti indistintamente i ,a– voratori che non beneficino di pens:oni degne di questo nome I Comuni verre,bbero così sgravati di un onere insoppor– tabi:e; e i contributi assistenziali, per la maggior parte a ca- rico dei datori di lavoro, verrebbero cong'.obati nel:'unica im– posta genera:e progressiva per l'assistenza socia'.e, :a cui stessa progressività garantirebbe una giustizia tributaria, attualmente inesistente, per gli oneri devo:uti all'assistenza pubb'.ica, poi– ché i Comuni traggono oggi i !oro redditi eminentemente dal'.e imposte di consumo, che gravano su:le masse povere, e i sus– sidi statali ricadono anch'essi, in gran parte, sU:'.a generalità dei cittadini. Per :e ro:e spese ospita!iere occorre disporre attua•:mente, in Italia, di L. 600 annue pro capite, onde sopperire ai ses– santa mi:ioni annui di giornate di degenza che si hanno In media nei nostri ospedali, ciò che significa una giornata e mezza di ricovero ospita'.iero annuo per abitante. S'intende che, attraverso :a progressività dell'imposta per l'assistenza socia'.e, questo coefficiente di pre:evamento annuo, avente lo scopo di costituire un Fondo Naziona:e per :a spedalizza– zione, verrebbe ad essere sensibi'.mente ridotto per i meno abbienti. Tutti i cittadini, di qua'.sivog'.ia condizione socia.e, ver– rebbero ad avere così il diritto a]a cura gratuita in qua'.siasi ospeda:e. La piena autonomia delle amministrazioni ospita– liere, rafnm:ando i'. senso di responsabi:ità e di iniziativa del personale e dei suoi dirigenti, connessa con l'attuazione di opportune misure a carattere naziona:e, che promuovessero una benefica gara fra g:i ospedali per :•adozione di insta'.'.a– zioni più perfette e di un funzionamento più proficuo per i degenti, dovrebbero combattere ogni pericolo di bi:irocratiz• zàzione. E' ovvio ~he tutti coloro che desiderano un'assi– stenza particolare - mantenendo i'. concetto rormale del:a dieta egua:e per tutti i ma:ati - dovrebbero poter fruire, neg:i ospeda:i, di case di cura a pagamento diretto come di case di cura privatistiche, ·i cui proventi part:co'.ari, concer– nenti le prestazioni curative, dovrebbero essere devo:uti ai sanitari de: comp'.esso ospita'.iero, i qua'.i sarà equo traggano anche un compenso percentua:e adeguato dalla cura di tutti i ricoverati neg:i ospedali. Niente quindi medici di Stato - come avverrebbe con l'adozione di una genera:e assicura– zione cvntro le minorazioni di qua'.s:asi natura -, ma mas– sima se'.ezione dei medici ospitalieri e :oro maggior rendi- mento a beneficio deg'.i infermi. • Ponendo tutte :e spese d'esercizio degli ospeda:i a ca– rico di un Fondo Naziona:e de'.•:aspedalizzazione, costituito con parte dei proventi del:'imposta progress:va nazionale per l'assistenza pubb:ica, sarebbe possibile anche impiegare i red– diti patrimonia:i dei singoli nosocomi esc:usivamente per il mig'.ioramento deg'.i impianti igien:co-sanitari e supp'.ire ai servizi di spec:alità mancanti. La stessa destinazionE! do– vrebbero avere g:i eventuali avanzi di bi'.ancio e '.e e:argizioni provenienti dal:a pubblica beneficenza, ciò che costituireboe il mig:ior antidoto contro il crescente inaTidimento dei lasciti e de'.ie offerte che incrementerebbero in modo a tutti visibile i! patrimonio inalienabile degli enti, non disperdendosi più, come ora avviene, nel mare magnum de2e spese quotidiane d'eslrcizio. Gli enti mutua:islici e previdenziali poi,.che prov~ vedono attua:mente, per una parte notevole, al pagamento de::e spese di spedalità (si consideri che nei sessanta mi'.io~i di giornate anriue di degenza sono compresi anche gli assi– stiti da ta'.i enti), verrebbero in tal modo ricondotti a::a '.oro specifica natura, che è di prestare un soccorso pecuniario ai lavo~atori per il periodo di infermità, di infortunio, e di pensione. * * * Consideriamo ora un aspetto particolare deI.:' assistenza di malattia: la lotta contro la tuberco'.osi, infermità sociale per ecce::enza. L'Istituto di Previdenza Sociale spe9a'.izza a proprfo carico i !avoratori affetti da tuberco'.osi, p~i:.i quali s ssistono cletermiJlati versamenti assicurativi, Ma, sia per 0 •

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