Lo Stato Moderno - anno III - n.20 - 20 ottobre 1946

462 LO S-'l'ATO MODERNO La nuova costituzione francese ., Sotto il mite sole d'autunno, il popolo francese si è re– cato alle urne per esprimere il proprio suffragio sul proget– to di costituzione approvato dalla seconda Assemblea Co– stituente eletta il 2 giugno di quest'anno, in seguito ali'esi• to negativo del referendum del 5 maggio precedente sul pro– getto di costituzione approvato dalla prima Assemb'.ea elet– ta il 21 ottobre 1945. Col:a significativa astensione di un ter– zo degli elettori, il nuovo progetto è stato CÒnfortato dal voto di una maggioranza di un· milione di elettori, e, diventato ormai legge dello Stato, regolerà - prevedibilmente - per molti anni il corso de:la vita costituzionale francese. Fra le voci che si erano levate a combattere il progetto di costituzione testè approvato, aveva naturalmente destato gli echi più profondi, maggiorme~te influendo su l'orienta– mento popolare, quella - severa come sempre - del gran– de animatore della Resistenza, il generale De GauJ:e, che aveva ammonito non pote~ sussistere un moderno Stato de– mocratico se non sulla base di una ben marcata divisione o distinzione dei poteri. « Ci sembra necessario - aveva affermato il generale nel suo discorso ad Epinal, il 29 settembre - che lo Stato democratico sia veramente lo Stato democratico, cioè che ognuno dei tre poteri pubblici, esecutivo, legislativo e giu– diziario sia un potere, ma uno solo, che il suo compito sia limitato e separato da quello degli altri e che sia solo, ma pienamente responsabile. Ciò al fine di impedire che regni nell'esercizio dei poteri dello Stato quella confusione che li degrada e li paralizza, e ciò al fine di fare in modo che -I' e– quilibrio stabilito tra loro non permetta ad alcun potere di schiacciarne alcun altro, poichè ciò condurrebbe prima al– i' anarchia e poi alla tirannide sia di un uomo, sia di un grup– po di uomini, sia di un partito o di un raggruppamento di partiti. Ci sembra necessario che il Capo dello Stato ·sia vera– mente tale, cioè che sia eletto e scelto per rappresentare reals mente la Francia e l'Unione francese, e che spetti a lui, nel nostro Paese così diviso, cosi indebolito e così minacciato, di assicurare al di sopra dei partiti il funzionamento regola– re delle istituzioni, e di far v'alere in mezzo alle contingenze politiche, gli interessi permanenti della Nazione... Ci sembra pure necessario che il Parlamento sia effetti· vamente tale, -cioè che esso emetta le leggi e controlli il Go– verno, senza governare, nè direttamente, nè per interposta persona... Ci sembra necessario che la giustizia sia la giusti– zia, cioè sia indipendente da ogni influenza esterna, in parti– colare dalle influenze politiche. . « Se.... la giustizia viene amministrata in un consiglio della magistratura, sarebbe anche indispensabile ·che tale consiglio restasse precluso agli interventi dei partiti ». Secondo il de Gaulle e, in genere, tutti gli oppositori del nuovo progetto, questo non mostrava di rispettare i p_rincipi sua~ennati più di quanto lo avesse fatto il preoedente, già bocciato dal voto popolare. Durante la campagna per il referendum, del 5 maggio 1946 tre grandi questioni avevano sostanzialmente diviso la opinione della classe politica francese, e costituito i temi in• tomo ai quali si era più vivaoemente esercitata l'azione di critica • di propaganda contro il progetto di costituzione, che il_ suffragio popolare doveva poi respingere. Il problema, an– zitutto, degli istiftlti rappresentativi in relazioBe alle funzio– ni ed al numero 'dei corpi deliberanti: una s~la Camera, espressione diretta dal suffragio universale, o due Camere, di cui la ~econda eletta a suffragio indiretto. In secondo luo– go, il problema dei poteri del Capo dello Stato, sopratutto, in relazione alla facoltà di sciog:imento anticipato della As– semb:ea nazionale. In terzo luogo, il problema dell'indipen– denza del potere giudiziario. I partiti' e i gruppi che conducevano la lotta contro la progettata costituzione avevano denunziato al popolo fran– cese - con tutte le inevitabili esagerazioni della propagan– da - i noti difetti del monocameralismo e i 0 gravi pericoli cui avrebbe esposto la Quarta Repubblica: onnipotenza di un'assemblea deliberante priva di contrappesi e di controJ:i e fatalmente condotta a interferire su!!'amministrazione e an– zi a dominarla, e conseguente alterazione nell'equilibrio dei poteri e snaturamento delle pubbliche istituzioni. Gli oppo– sitori del progetto avevano avuto buon giuoco nel far no– tare come gli stesSi fautori de:l'Assemblea unica sentissero così profondamente i vizi del sistema da essere stati indot– ti a tentare di ripararli attraverso la creazione di corpi con– sultivi quali il Consiglio economico, ma soprattutto il con– siglio dell'Unione Francese. Come già altra volta abbiamo avuto occasione di vedere (Stato Moderno n. 12, 20 giu• gno 1946) tale istituto di carattere rappresentativo, avrebbe dovuto sedere contemporaneamente all'Assemblea Nazionale per esaminare i progetti di legge trasmessigli dalla stessa Assemblea o dal Governo, e quelli di cui esso stesso poteva richiedere la. trasmissione, e formulare il proprio parere in proposito. In caso di divergenza fra f Assemblea e .ii Con– siglio, la prima avrebbe dovuto riesaminare i progetti di legge in seconda lettura, decidendo sovranamente sugli emendamenti proposti. Il CO'DSiglioavrebbe dunque avuto la possibilità di rivedere tutto il lavoro legislativo del– !' Assemblea, ma in nessun caso i suoi pareri sarebbero sta– ti vincolanti, e l'Assemblea sarebbe .rimasta sempre libera di trascurarli, se non di ignorarli. La debolezza del sistema si denunciava da sè: ma l'aver ammesso la necessità, o quanto meno l'opportunità, di un correttivo ali'onnipotenza dell'As– semblea unica rappresentava un'ammissione, che potè es– sere efficacemente sfruttata in sede di propaganda davanti alla massa degli elettori, non ancora dimentica delle vicende delle prime due Repubbliche. E giacchè il voto del 5 maggio 1946 sembrò· manifesta– re, in prima linea, la riprovazione del suffragio universale al sistema monocamera½e, sarebbe appar1la ovvia la previsione che la nuova Assemblea Costituente avrebbe dovuto regi– strare tale manifestazione di volontà traducendola, nell'ela– borazione del nuovo progetto di carta costituzionale, nell'isti– tuzione di una seconda Camera. Orbene, che cosa disponeva fa proposito il progetto, d'ivent,ato ora la costituzion·e del nuovo Stato francese? Sotto il titolo primo del progetto - Della SC)t)ranità - si poteva leggere, all'art. 3, che la sovranità nazionale ap– partiene al popolo francese che la esercita, in materia costi· tuzionale, àttraverso il voto dei suoi rappresentanti ed il re· ferendum, e, in tutte le altre materie, attraverso i moi depu– tati ali' Assemblea Nazionale, eletti a suffragio universale, uguale diretto e segreto. Sotto il titolo secondo - Del Par– lamento - si legge (art. 5) che il Parlamento si compone dell'Assemblea Nazionale e del Consiglio della Repubblica, e {art. 6) che le due Camere sono elette su basi territoriali, l'Assemblea nazionale a suffragio universale diretto, il Consi• i:lio della Repubblica da parte delle collettività comunali e

RkJQdWJsaXNoZXIy