Lo Stato Moderno - anno III - n.20 - 20 ottobre 1946

t_.O STATO MODERNO 461 Nel suo silenzio acquistano anche mliggior rilievo le parole di Togliatti, perchè in fondo i comunisti sono i soli che san• no quello che vogliono. E' questo il loro gtande vantaggio, il segreto, dei loro successi. Ora dovrebbe essere per tutti manifesto quanto sia in· timamente contradittoria l'aspirazione dei liberali ad essere tali - anzi Croce ha detto di recente che occorre ~essere « intransigentemente liberali » - e pretendere nel contem– po di dare vita ad un partito di tnassa per di\lentare « quarti » tra i tutori delle grandi masse. I liberali hanno denunziato il tripartitismo come una mi· naccia, un vero attentato alla democrazia perchè permette una illecita opposizione da parte degli stessi partiti al gover– no, cosicchè ne viene screditata la delicatissima funzione che, in una sana democrazia, deve es ere assolta da una leale op· posizione (Risorgimento Liberale del 27 settembre). La tesi dell'organo liberale viene dunque a suffragare indirettamente la monotona lamentela dei democristiani che si dolgono del cosiddetto • doppio gioco » dei socialcomunisti, i quali pretendono di godere i vantaggi del potere ed insie– me quelli dell'opposizione. De Gasperi va dicendo ai comu– nisti: « Se avete da muo'(ere delle critiche alla mia politica od a quella di qualche col:ega del governo, fat~!o pure, ma nella camera charitatis del Consiglio dei ministri; se proprio ci tenete, anche attraverso la vostra stampa, ma con quella moderazione che deve esservi dettata da un minimo di coe- . renza politica: senza spingere, cioè, nelle piazze delle folle eccitate con dei cartelli con .J' effige dello stesso Presidente del Consiglio appiccata al cappio di Ull/l forca ». La lagnanza di De Gasperi appare più che giustificata d,aq ruo punto ,di vista: anzi appare tanto giustificata da far dubitare della sua coerenza pO:itica (p,roprio lui che accusa i comunisti d'incoerenza); ma, dal punto di vista dei comu– nisti, cotali rimostranze sono assolutamente inaccettabili. In quel particolare tipo di democrazia, che ci è stato descritto da Togliatti, nel qua:e i partiti debbono agire attraverso la presenza delle grandi masse (ed era l'Avanti/· l'altro giorno a compiacersi di una rinata efficienza del governo « sotto il pungolo delle masse »): in quel particolare tipo di democra– zia, si possono sì rabberciare nel segreto dei conciliaboli le deficienze de:Ia comune condotta politica ma, per vantare i propri meriti cli fronte al pupillo, ci vuole il pU:coscenico de!le grandi piazze, anche se poi queste, al!a fine, riman– gono macchiate di sangue fraterno. Forse che in Francia durante la gestione governativa social-comunista, dal febbraio a tutto l'aprile di questo anno, i democristian: d·oltre alpe non hanno fatto esattamente lo stesso fruttuoso « doppio-gioco », che oggi viene rimprovera• lo in Italia, ed anche in Francia, ai comunisti? E' giusto ri• conoscere a ciascuno il suo, nella pràspera come ne!!'avver• sa sorte {in questo caso l'avversa sorte sarebbe que:Ja di ave• re la principale responsabilità di governo). La verità è che, nella « democrazia post-fascista"• la politica dei partiti di massa non è una politica di governo, perchè tutta intesa alla conquista esc:usiva del potere con l'eliminazione dei tutori concorrenti. Ogni •partito di massa ha in sè il demone <lei totalitarismo: la D. C. non meno del P. C. I. Quest'ultimo è il più diffamato perchè compromesso dall'esempio vivente della « democrazia sovietica». La critica più frequente verso i tre governi, che si son succeduti dalla ristabilita unità naziona'.e, è quella di un'in· guaribile carenza governativa. Benchè unanime, è una cri• tica à. vuoto proprio perchè pretenderebbe san,are quella che è una ineliminabi:e deficienza del sistema, il quale tende ad evolversi verso quella « democrazia diretta » di Togliatti, che 11011 è detto debba essere necessariamenJe rossa, ma sarà del colore di que: partito che riuscirà a conquistare il potere in modo esclusivo. L'eventuale formazione del quarto partito pot-rà variare un poco il gioco, ma non potrà modificarlo sostanzialmente. La disastrosa conclusione del:a dittatura fascista aveva, in un primo momento, largamente ravvivato di rosee pro• spettive i nostalgici ricordi di un ordine democratico-parla– mentare, a cui solo pochissimi intransigenti avevano tenuto fede. All'indomani de: 2 giugno, uno di questi superstjti, as• sunto ai fastig( della massima carica pubblica, volle con un gesto inaspettato ripristinare la consuetudine parlamentare delle preventive consultazioni di prammatica, prima di rin• novare a De Gasperi quell'incarico direttivo che le segrete• rie dei tre grandi partiti gli avevano subito attribuito. Qual– cuno credette di poter scorgere in que: gesto formale la pri• ma luce di un nuovo mattino: non era, invece, che l'ultimo bagliore di un tardo tramonto. Perchè la democrazia parla– mentare, nella· forma che era stata introdotta in ltaìia dal paternalismo della Destra come incerta copia del classico modello ing:ese, è veramente tramontata. Questa è una realtà, « non piovuta dal cielo»: ma quale partito, eccezion fatta per quello comunista, si pone innanzi ad essa con consapevole responsabilità? Il problema non è forse quello di crlìare un nuovo partito, ma piuttosto di dare ai vecchi partiti un nuovo contenuto politico, ideologico e pratico, aderente a codesta realtà storica. ERNESTO BASSANELLI I BARBIERI Ludovico Zu.cco!o è un italiano 1!lntico. Antico per etd, ·perchè nacque in que!!o scorcio del cinquecento che vide • allentarsi il freno ·deUa dassicitd per sbocciar.e nel.l'ampio ri.goglio del barocco, .e antico per sa,ggezza, spregiudical:U e amara, ironica e concreta. O sentite un po' cotne il nostro Zuroolo, autore di ùn trattate~o intitolato De1Ja Ragion di Stato inizia l'operetta sua • Chi mai non solcò il mare, non pr.esume di sapere l'arte ·di navigare; chi non diede opera alla mwsicn, non fa profes,sione di intendere le note e i tuoni. Ma poC'hi sono Jqueg!i uomini i quali, ben,ch,è non ,go– vernasser mai, non pret.en.dano s.a,per dar giudizio deUa am– ministrazione de!!e repubbliche e degli imperi. Ta!e è che non fu ma.i nei foro e non vide mai n.è leggi n.è lstal/lLti, e nondimeno ha opinione di poter meglio decidere le liti che n.on fanno i ,giudici più scienziati e più veoohi. Altri che non pose ,mai piede in curia, nè.mai lesse politica nè istoria, ~i crede di es,ser atto a c6nsultar del pari delle pubbliche bisogne coi senatori e coi principi. E quindi nasce che non pure i con.siglieri nelle parti ·e i dottori ne!!e scuole, ma. i barbieri eziandio e gli altri più vili artefici nelle botteghe e nei ritrovi loro discorrono e questionano delle :ragioni di stato e si danno a credere di conoscere quali cose si fac– 'cia'll,Q )per ragione di stato e quali no •· Beati tempi, vien voglia d~ esclamare, quelli in cui solo i • barbieri• e ,gli altri • vili artefici• questionavano delle 'ragioni di stato ,genza averle apprese. Erano ancora da 'venire i giorni in cui nemmeno i senatori e i !PT'inci!Pi e i giudi,ci nel foro sanno 'd ,el.la. -ra,gion di istato, perc'li.è l'hanno 'sostituita. con altre « ragioni •, men'tre pur pretendono di 'dirigere lo stato. E • ragione di classe • o • ragione 1 di àhiesa • ha.nnc QSC'I.I· rato l'antica. scienza.. E questa si vendica. Coi morti nelle piazze. VITl'OR

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