Lo Stato Moderno - anno III - n.20 - 20 ottobre 1946

• LO STATO MODERNO pubblicani! » (Avanti/ del 9 ottobre). Ma Mazzali non ·ha ancora capito che, con lo stesso metro, in ogni momento pure i socialisti possono essere, ed effettivamente sono messi in istato d'accusa, come fa cisti, dai loro compagni comu– nisti... L'atteggiamento però più interessante,. perchè come al solito contradittorio, è quello tenuto dai democristiani, i quali, in un primo momento, fecero sfoggio di una facile ironia, ma, successivamente, mostrarono un interessamento molto più serio a queste discussioni sulla costituzione di 'un quarto grande partito di destra. Gli è che la già sfiorita rosa del potere nel sistema tripartito ha rivelato ad essi nuove ancor più do:orose spine ed è perciò più che giustificata la loro aspirazione a ristabilire l'equilibrio su nuove basi. Il primo ad affacciare questa idea è stato il Quoti.diano, l'organo dell'Azione Cattolica, e lo ha fatto così a chiare note da attirare subito l'attenzione dell'agenzia sovietica Tass che, in una breve nota illustrativa della politica interna ita– liana, ha denunziato con parole di fuoco codesto connubio clerico-conservatore. I democristiani, in realtà, sembrano essere più scaltri di quanto non li faccia l'agenzia sovietica: essi non inten– dono affatto scoprirsi con un'alleanza a destra (quella destra, le cui azioni, secondo Giannini, non hanno ancora un sicuro •valore commerciale). No, la Democrazia cristiana persegue sempre, con ferma costanza, il miraggio di una sua funzione arbitrale di equilibrio e di mediazione. Nel sistema tripar– tito, tale funzione è asso:utamente impossibile: in seno ad esso soltanto i socialisti l'avrebbero potuta svolgere, se fos– sero stati più forti o, comunque, più fiduciosi in se stessi; d'altra parte, la D. C. ha dovuto capacitarsi che, dall'interno del tripartito, non potrà mai riuscire a mediare l'opposizione che sta di fuori (i partiti, diciamo, di destra) con quella che agisce dal di dentro (P.C.I., ed al suo seguito anche il P.S.1.): anzi, finora, alla D.C. è toccata la sorte di dovere incassare i colpi de:t'una e dell'altra. E quelli più duri le venivano tirati proprio dal di dentro: più duri, non soltanto perchè mancini, ma anche perchè assai più risoluti. Da queste amare constatazioni è nato l'esplicito ricono– scimento del Popolo (29 settembre) che la nascita del quarto partito potrebbe essere « una forma Qi chiarificazione, di quella cpiarificazione che tutti desiderano e alla quale è ben difficile giungere appunto per la mancanza di quel neces– sario equi:ibrio tra i blocchi contrastanti». Donde appuntò potrebbe svilupparsi quella funzione mediatrice, di cui si è già detto. Ma questa costante aspirazione lei · democristiani, al– la quale essi h\JlnO già sacrificato" altre possibilità di cui era inizialmente ricco il loro gioco, potrà mai essere rea– lizzata? Augusto Del Noce lo esclude (Corriere Lombardo, del 28 settembre) perchè, a suo avviso, l'attuale situazione politica, « caratterizzata ·dal fatto che i partiti si presentano come concezione totale della vita », non o.ffre alcuna possi– bilità di assolvere una qualsiasi funzione mediatrice: « che cosa vorrà dire ancora mediare? ». E qui si è forse giunti al fulcro della questione che, ri– dotta nei suoi termini essenziali, può essere lumeggiata in modo estremamente interessante con le parole che Togliat– ti ha se.ritte nell'ultimo fascicolo di Rinascita (n. 8) in un articolo su11' attuale situazione politica italiana. Una breve premessa per ricordare che lo stesso segre– tario generale del P. C. I. aveva esplicitamente riconosciuto (Unità, 20 settembre) come sostanzialmente fondata la tesi che Saragat aveva sostenuta dav_anti al Congresso socialista ai Firenze: e, cioè, che la parola democrazia ha oggi un significato polivalente. Ma Saragat lo d(ceva per mettere in guardia i suoi compagni socialisti da pericolosi equivòci e rivendicare la concezione democratica tradizionale del socia• lismo in opposizione alla deviazione di un « socialismo auto– cratico totalitario » estraneo alle condizioni storiche ed alle esigenze ideali dell'Occidente europeo. Togliatti non si per– de a confutare Saragat, ma trova che sia addirittura banale riconoscere più forrne di democrazia, contrapponendo ad e– sempio la « democrazia ,parlar;nentare » ancien régime alla « democrazia diretta » della nuova civiltà operaia. Togliatti !;scia così codeste due nozioni di democrazia senza spendere neppure una parola per caratterizzarle, dan– do in tal modo credito al sospetto che la miglior definizio– ne di que:la « democrazia diretta • sia stata data in una ·recente intervista del maresciallo Tito, il quale ha ammonito i suoi critici che, nella democrazia federale jugoslava, non « sarà tollerata alcuna opposizione al nuovo regime; ... chiun– que si opporrà a ,tale regime dovrà rispondere davanti ai tri– bunali». Non è il caso d'indugiare in ·questa esegesi di carattere comparato, preme invece dare il dovuto rilievo all'articolo di Rinascita, che definisce l'attuale situazione politica jtalia· na come « democratica di un particolare tipo di democra– zia...: una democrazia caratterizzata dalla presenza attiva, sia alle urne che, sopratutto, nella vita quotidiana della nazio– ne, delle granpi masse d~i lavoratori e dei produttori in ge– nere; delle grandi masse ·dei consumatori, uomini, donne, vecchi, giovani, bambini anche, poichè orrnai la coscienza umana sente che nella democrazia moderna anche l'infan– zia ha il suo•pçso ». La citazione è lunga, ma pare in essa abbastanza signt ficativo quell'accenno sottolineato ai bambini, alla infanzia la quale, naturalmente, afferma la sua « pr-esenza attiva nella vita quotidiana deJ:a nazione » attraverso la rappresentanza di tutori. Ti sembra così che, alla medesima stregua, quelle grandi masse di lavoratori, di produttori in genere, di con– sumatori si trovino tutte sotto tutela di colo·rQche le fanno agire, rendendo attiva la presenza di quelle masse nella vita quotidiana della nazione. « Questa democrazia post-fascista - spiega più avanti Togliatti - si organizza, di fatto, attraverso i grandi partiti di massa; e questi grandi partiti non possono che essere i tra– miti, costruttivi, critici, ma adeguali e sinçeri de:le aspira– zioni, dei bisogni, delle necessità; delle volontà delle grandi masse •· Ecco chiarita la funzione dei suddetti tutori, con la precisazione che, fuori dei partiti di massa non ci può essere democrazia, e quindi, che so;o quei tutori hanno il diritto di amministrare, • facendo e disfacendo in nome dei loro pupilli, ma non sempre nel loro interesse: proprio come av- viene anche nel diritto privato. - « Questa - conclude il leader comunista - è la realtà della democrazia post-fascista, questa è la realtà politica· e sociale nella quale noi ci troviamo a vivere ». E' perciò ma– •nifesto il carattere transitorio di codesto regime di coesisten– z~ di più tutori - cioè di più partiti di massa: - 1a vera « democrazia diretta • sarà realizzata con la sopravvivenza di un solo tutore. Giustamente dice Togliatti che questa è una realtà di fatto; così come, non a torto, Salvatore!li trova che è pure una ~altà di fatto, « non piovuta dal cielo » la tanto malfa– mata coalizione tripartita. Salvatorelli anzi, come storico, cultore di storia moderna, ce ne spiega le origini e la fon· zione: « risparmiare una rivoluzione violenta nel passaggio da un regime all'altro» (Corriere Lombardo del 4 ottobre), ma tralascia di. chiarirci che- cosa egli pensa, che cosa egli crede potrà essere quest'altro regime, verso cui procediamo non senza scosse ma evitando « una rivoluzione violenta »,

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