Lo Stato Moderno - anno III - n.20 - 20 ottobre 1946

LO STATO MODERNO i:77 . \ RASSEGNA DELLA STAMPA ITALIANA MISURA· DELLA RIPRESA LIBERALE Tempo di Comitati Centrali e di Giunte nazionali dei Partiti. A Roma si sono riuniti anche i liberali, a san– zionare la fusione coi democratici ita– liani, e a discutere (e sospendere) quel– la coj qualunquisti. I liberali si danno giustamente da fare per riprendersi dal grave colpo del 2 giugno: colpa grave, sia perchè la campagna per la Costi– tuente li ha diminuiti di una sinistra fatta di :uomini che sarebbe meglio tro– vare che perdere; sia perchè è uscita Repubblica invece che Monarchia; sia perchè il successo elettorale in se stes– so è s~to, come !l'icordate, mode5to mo– desto. Il nuovo passo dei liberali ha un duplice significato, uno positivo, e !'al-· tro negativo, ma anch'esso non privo di valore nella politica generale. Il signi– ficato positivo è che un'alleanza e an– zi una fusione coi democratici Italiani è una chiara conferma dell'indirizzo con– .servatore dei liberali. Essi stanno com– prendendo più chiaramente la loro vo– cazione; potrà dispiacere a quelli di noi che avevano guardato, a tratti, il P.L. come ad un partito di« terza via•; ma, a parte tali stati d'animo soggettivi, è un chiarimento utile e notevole il ve– dere I liberali prendere sempre più ri– solutamente il loro posto alla destra, a difesa degli interessi e della mentalità di destra. Il significato negativo, ma non meno importante, è questo: che scompare una «firma• dalla vita po– litica, e ciò comincia ad orientare gli elettori in un campo più spazzato e sem– plificato. I liberali hanno preso una lni- 7.'iativa che speriamo seguiranno altri partiti minori: quello della fusione coi gntl)p! similari. In tempi dii proporzio– nale, queste fusioni sono molto utili, perchè permettono agli elettori di diri– gersi con maggiore s:cut:ezza nell'intrl– co delle correnti e delle ideologie. Det– to questo, non sappiamo se congratu– lare! molto del topolino che è ,iscito dalla grossa propaganda della • ripre– sa llbera~e ». I demOONlltid ita[iani so– no alllleati difficili, di fede repubblicana assai dubbia, e di mano peslfnte neUa vita politica. Leggiamo l'editoriale di Selvaggi del 9 ottobre su Italia nuova («'Al nostri lettori e al miei lettori•), e domandiamoci che cosa voglic,no oggi i democratici italiani, dopo la fusione. Non vorrei che cl si faces,:e l'illusione di troval'si davanti a qua':.he cosa di molto prf·ciso e d! molto nuovo. Sel– vaggi si scusa col ,mo pubblico di aver proceduto oltre la tomba della monar– chia, realizzando, nella fusione coi li– berali, « il primo passo verso l'unione del~e forze \Ba111e »; « e lnoi continueremo la nottra ~era perchè sempre mag– giore sia l'unione delle forze sane•, (lo ricordo me negJi·uJtimi ~ent'anni ho sen– tito spesso l'elogio e la lusinga alle • forze sane •). In secondo luogo Selvag– gi intende dare agli elettori la sensa– zione che la fusione con la destra libe– rale significa prosecuzione di una lotta per la democrazia e la libertà, iniziata (e perduta) con la lotta per la monar– chia. E questa è lodevole franchezza, che smentisce quei chiaccheroni che ci venivano cianciando, ancora quattro mesi fa, delle intenzioni socialiste del partito e della tendenza monarchica. La franchezza del Selvaggi scopre ai mo– narchici più ingenui il trucco in cui non erano mai caduti I repubblicani appena esperti: cbe il ,leader dellna mt>narchia era ben lui, Selvaggi, e non putacaso Saragat, come voleva far credere la vo– ce della monarchia socialista e progres– sista. Infine Selvaggi dice un'altra co– sa interessante, che i suoi democratici continueranno a battersi « perchè sem– pre più chiara sia l'affermazione dei principii reli'giosv ed il · riconoscimento del valore del!a religione cattolica per il popolo italiano•. Nel che la tendenza di Selvaggi si accosta ai qualunquisti con maggiore franchezza che non la tendenza di Cassandre, la quale, nella intervista curata da Airoldi (« Libera– lismo e totalitarismo protagonisti del– la lotta attuale •• Tempo, 9 ottobre, edi– zione di Roma) proclama che li libera– lismo è • deciso a difendere la libertà di credere e quella di non credere». Noi c'inchiniamo alla profonda fede reli– giosa dei qualunquisti e dei demoitalia– n:; ma questa impostazione liberale non sembra facilitare, sulla richiesta catto– lica degli altri due partiti, l'intesa pro– fonda dei liberali. Li aspettiamo in Co– stituente davanti al problema del lai– cismo e a quello della scuola. Per ora i demoliberali-itallani tengono sempre r:servato, nonostante il raffreddamento degli entusiasmi fusionisti col qualun– quismo, il progetto del quarto partito, in funzione ... antidemocristiana. Infat– ti Lino Curci, sul Corriere di Napoli del 9 ottobre, parlando ancora della « Ne– cessità del Quarto», esprime li punto di vista che il ,quarto piartito sia di ur– gente costituzione, data la. complicità demOCll'istiana alfa criminalità comu- nista. · ASSALTO ALLA JlJLJGENZA DEI CETI MEDU Su questo punto la colpa è dell'Ai– roldl, che viene procurando, con le sue interviste sul Tempo, le insidie provo– catrlci e lusingatrici. di tutti I partiti attorno ai ceti medi. Le più recenti in– t'eIIV!iste su tale argomento sono quella ci tata con Cassandra, e quelli> con To– gi!latti del 16 ottobre. Ricor Jarno poi che nello stesso giomo delll'interv.i– sta di Cassandro anche Pertlni si la.– sciava intervistare dal Tirreno. e usci– va in una delle sue più candidamen– te scoperte manifestazioni di machla- vellismo: • bisogna f11,r si che attraver– so una propaganda intelligente i ceti medi, ormai proletarizzati economica– mente, si proletarizzino ,a,111Che ,n l mo– do di pensare e di sentire •. (Dovreste sentire a questo proposito la sghignaz-· zata della destra; per esempio l'edito– ràaUista dell'Arena di Verona del 10ot– tobre esce in questo brano di fine prosa giornalistica e politica: « i ceti medi non Si accalappiario con la propaganda ln– te!llgente, ma con l'intel!lgente azione di governo, anchè se di governo tri– partito, purchè non Vi sia chi continua il doppio 17ioco, mandando in piazza i so!i~i elemenbi irresponsabili, che 'ir– rompono nelle prefetture e sin sulle so– glie dell'ufficio• 'del ministero dell'In– terno•: dove manca solo un paio di pa– role più colorite per raggiungere l'al– tezza di una •vespa•. Cassandro ha dato 5111 ceto medio la risposta preve– dibile: • i! liberalismo concepisce la borghesia non, come una classe econo– mica con confini rigidi e invalicabili, ma come quel ceto medio che di conti– nuo si rinnova con la i171missione di nuovt elementi provenienti dai ceti pro– letariì. Ad essa, così intesa, spetta In ogni societd, anche in quelle che pare la abbiano sgominata e distrutta, la fun– zione mediatrice e direttiva della vita politica e sociale •· Se la borghesla sem– bra oggi sbandata, dice Cassandro, es– sa non lo è più di tutta la società ita– liana ed europea, in cui si è anda– to smarrendo li senso classico della libertà patrocinato dai partiti Jjberali. Ai quali ha recato danno notevole la corrente Jiberalsocialista. Attenzione: attacco a destra al partito d'azione; e contemporaneamente attacco a sinistra, da parte di Togliatti. Mentre per Cas– sandro i liberalsocialisti sono dei tra– ditori confusionari del liberalismo clas– sico, per Togliatti gli azion:sti sono dei fiancheggiatori incapaci delle sinistre: « L'insllccesso del Partito d'azione è do– vuto ad alcuni errori politici, concreti ma gravissimi, fatti da questo partito. TI più grave, quello che forse decise di tutto il resto, risale all'inizio del 1944, quando in sostanza spettava storica– mente al partito d'azione farsi iniziatore della svolta famosa che invece, perdu– ta la pazienza, fummo costretti a rea– lizzare noi a Napoli, costrinpendo t par– titi democratici a farsi responsabili del potere. Se i d(rigentl del Partito d'azio– ne lo avessero capito, tutta l'Italia non socialista e non comunista si sarebbe raccolta intorno a loro. Ma non lo ca– pirono: uomini politici non Ci si im– provvisa, soprattutto quando si hanno dfetro di sè le tradizioni del!' Aventino! E tutti gli altri errori furono su per giù dello stesso geneTe. Nei '46 poi era gid troppo tardi per prendere una strada diversa. Gli azionisti ufficiali e dissi– denti potevano ancora far~ della buona

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