Lo Stato Moderno - anno III - n.20 - 20 ottobre 1946

476 nere a freno quelli che vi propendono, un trattato come quello delineato da Byrnes potrà avare efficacia. Allora soltanto Il trattalo potrà essere una ga– ranzia delle aspirazioni pacifiche della Germania. Ciò vorrà dire che gli al– leali avranno Il diritto ed il dovere di venire in aiuto della costituzione te– desca e dei tedeschi che le si man– tengono fedeli e possono aver bisogno che li si aint1 a difenderla. Una soluzione della questione tede– ~ca comporta una. riorganizzazione del paese su basi federali con una progres– siva distribuzione del potere di gover– no agli organi periferici. Il principio federale è insomma il solo sistema gra– zie al quale la Germania potrà esse– re riorganizzala, grazie al quale si po– trà trovare un modo di risolvere i prin– cipali conflitti d'interesse fra g!J al– leati a creare una Germania che pos– sa diventare membro della comunità europea. Una federazione veramente decen– tralizzata non può persegnire una « po– litica di potenza • per un lungo perio– do. Troppe persone debbono essere consultate. La politica di potenza esige un controlio estremamente cen'kaliz– zato. I sistelTlll federali sono troppo complessi per condurre con successo u– na politica di forza e di aggressione. Per questo la politica alleata deve curare il consolidamento dei diversi stati te– deschi si che la sovranità sia distri– buita fra ciascuno di essi. Applicando scrupolosamente questo principio sarà anche possib:le risol– vere il problema della Ruhr. Ciò che la Francia si rifiuta di accettare è che la Ruhr, con iJ suo potenziale militare, sia ~otto il controllo sovrano di un go– .verno centrale tedesco residente a Berlino. E' certo possibile, con il siste– ma federale, accogliere questa condi– zione senza fare c:ò che Byrnes, a Stoc– carda, sl è impegnato a prendere in considerazione, cioè senza separare la Ruhr dal corpo naziQJlale tedesco. E' possibile, come pare che il gover– n9 britannico voglia proporre, fare del– la Ruhr uno stato tedesco dotato di una costituzione garantita dagli alleati. per la quale lo stato della Ruhr sarebbe proprietario delle risorse minerali del suo territorio. Una tale soluzione del problema del– la Ruhr non solo influirebbe radical– mente sulla sistemazione della mag– gior parte della Germania, ma condur– rebbe altresi ad un accordo regionale cui parteciperebbero il Regno Unito, la Francia, l'Olanda, il Belgio. « Benchll tale accordo rischi di esse– re considerato come un blocco occiden– ta.le atto a dividere irrevocabi~mente !'Europa, in realtd solo con la riorga– llizzazione della Germania e con runi– td dell'Europa occidentale la divisione dell'Europa può essere evitata. Sara as– sai più facile realizzare un accordo con l'Unione Sovietica e le nazioni che si trovapo nella sua orbita, se f! resto del- LU STATO MODERNO l'Europa è unito e se la Germania è riorganizzata per due terzi, che se da!La nostra parte della linea di divi'sione, non esiste alcuna organizzazione e tut– to è lasciato al caso•· IL PROBLEMA DEL DANUBIO Le grandi questioni diplomatiche del secolo XIX risorgono una dopo l'altra mentre da parte sovietica è chiara una decisa volon'tà di revisione dei trattati esistenti e da parte anglosassone od occidentale si cerca di resistere sulle vecchie posizioni. Dopo il problema de– gli Stretti, anzi mentre ancora questo non è nemmeno temporaneamente si– stemato e le grandi potenze si scambia– no note e proposte, è la volta del pro– blema del Dannbio. René Payof rie– iamina sul Journal de Genève del 12 ottobre le varie posizioni assunte in ordine a questo problema dai congres– <> di Vienna in poi. I principi sui quali si basa ii rego- ' .amento attuale del problema danu– oiano sono quelli stabilili dal congresso di' Parigi del 1856 che proclama,vano • ia libertà di navigazione e diritti uni– formi per )'intero corso dei Danubio, compresi i suoi sbocchi •· Nel corso della breve intesa ira rus– si e tedeschi, entrambi f11rono d'accor– do nell'eliminare le potenze occiden– tali: i tedeschi volevano allontanarle dall'Europa centrale, i russi dall'orien– tale. La Russia che, con l'annessione della Bessarabia meridionale, era riu– scita ad occupare il territorio strategi– camente importantissimo di Kilia, nel delta del fiume, manifestò la sua vo– lontà di partecipare al controllo del Danubio e chiese inoltre che un'ammi– nistrazione sovietico-rumena :fosse in– caricata a titolo provvisorio dell'amm:– nistrazione della foce del fiume. « Que– sta rivendicazione fece fallire la con– ferenza riunita a Bucarest, perchè la Germania non volle ammetterla; gli in– teressi opposti delle due grandi poten– ze cominciavano ad urtarsi; è general– mente quel che succede quando due imperialismi' aspirano a dividersi il mondò•· La guerra russo-tedesca rimandò a tempi più propizi la soluzione del pro– blema danubiano, che ora si pone nuo- Re!azioni Internazionali Settimana1e a cura dell'Istituto di Studi Internazionali - I. S. I. esce il sabato Redazione: I. S. I., via CI:;rici, 5 Amminist. Casa Ed. A. Garzanti già Fratelli Treves Via Filodrammatici, 10 Prezzo di un fascicolo: Ur€ 20 vamente seppure con altri conten– den li: potenze occidentali e Russia. Oggi l'Unione Sovietica, desiderosa di far scomparire ogni ricordo della guerra di Crimea non vuol più che le potenze occidentali abbiano, con la sor– veglianza sulle bocche del Danub:o, un .liritto di sorveglianza o di incontra– stato accesso al Mar Nero e possano, grazie al grande fiume, esercitare la loro inf.luenaa economica nell'Europa sud-orientale. Per questo essa chiede l'istituzione di una commissione fori:,na– ta dai soli stati rivieraschi, che le da– rebbe ii controllo assoluto della grande arteria fluviale. Prima dell'inizio delle discussioni di– plomatiche ognuno si è assicurato dei pegni; gli americani tengono settecen– to navi nella loro zona austro-ba– varese; i russi hanno creato a Bucarest e a Bwlapest delle società miste e aspi– rano a mettere le mani sulla Compa- . gnia di navigazione austriaca, che è la più importante, reclamandola, come propriétà tedesca, in conto riparazioni. La partita è quindi aperta. « Gli an– glosassoni tengono in modo essenziale alla politica della porta aperta. Alla conferenza di Parigi essi hanno fatto adottare, malgrado l'opposizione slava, il principio della libertd di navigazione sul Danubio; esso è iscritto nei trattati di pace; più tardi, una conferenza do– vrà regolare la questione •· L'aspetto politico del problema non è naturalmente il solo importante: quel– lo economico è quasi altrettanto impor– tante. Il Danubio costituiva un legame tra i paesi rivieraschi; facilitava i loro scambi; prima della guerra più di tre milioni di tonnellate di merci transita– vano per questa via fluviale. Oggi, a causa dei dissensi internazionali, il traffico è quasi inesistente; trattenute da russi ed americani, le flottiglie sono immobilizzate. Questa paralisi commer– ciale è naturalmente di gran danno e nuoce alla ripresa dei paesi dell'Euro. pa orientale. « Cos) il consiglio econo– mico e sociale dell'ONU s'll preoccu– pato della ~ituazione; a richiesta del- 1' America, ha deci6o con· otto voti con– tro cinque di convocare per il r di no- . vembre, a Vienna, una conferenza che dovrebbe rf11nire i rappresentanti degli stati rivieraschi, di quelli i cui eserciti occupano i' territori traversati dal Da– nubio e di tutti gli stati gid possessori di navi impiegate nel traffico fluviale danubiano. Il suo compito sarà di rista– bilire la navigazione fra. Ratisbona ed il . Mar Nero, e di far collaborare le compagnie fluvial,j nazionali' è private dando loro l'assicurazione che tutte le bandiere saranno rispettate. Il blocco slavo si Il naturalmente op– posto a questo progetto !a cui' realizza– zione restituirebbe al Danubio il suo carattere internazionale. Ma la decisio– ne è stata presa e si può difficilmente contestarne l'utilitd: la ripresa del traffico dam~biano Il, infatti, una con– dizione della ripresa del!' Europa ». O. B.

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