Lo Stato Moderno - anno III - n.20 - 20 ottobre 1946

LÒ STATO MODERNO 475 RASSEGNA DELLA S1'AMPA ESTERA FRANCIA E ITALIA Una nota pacata riguardo ai rapporti Italo-francesi è data da un articolo dell'ex-ambasciatore francese a Roma André François-Poncet nel Figaro del- 1'11 ottobre. Plaude, l'autore, all'equilibrato di– scorso del primo ministro francese Bi– dault. alla Conferenza di Parigi, inso– litamente obbiettivo, senza quel tono di ostilità, che spesso ritroviamo nello atteggiàmento ufficiale, e non ufficiale, dei francesi verso l'Italia. Indubbiamente Bida1ùt « ha dato prova de!l'a!tezza di vedute e de!la se– renitd che :Si convengono a uomini. di stato, incaricati non più di tagl-iare ma di ricucire. Ha saputo elevarsi al diso– pra dei movimenti passionali .., ha in– dicato la via per un fecondo _ravvicina– mento fra l'Italia e la Francia ... ». L'ex-ambasciatore a Roma mostra di conoscere assai bene la situazione psi– cologica italiana- e premette alcune chia– rificazioni che non saranno inutili nemmeno per noi: • Il fascismo era, in Italia, un regime contro natura; la guer– ra fra l'Italia e la Francia è stata un avvenimento contro natura ... Mentre il nazismo corrispondeva all'intima natu– ra de!la maggioranza dei tedeschi, i! fa– scismo mal s'accordava con i gusti rea– li de!la maggior parte degli italiani». Tanto maggiori q)tindi risultano le re– sponsabilità di Mussolini nel dramma europeo. « Tuttavfa il suo regime -non ha avuto la ferocia di quello di Hitter; ha fatto colare meno sangue. Si poteva ancora sorridere, sotto il segno de! lit– torio, e molti' italiani non si perita– vano di biasimare gli eccessi degli ul– tra de! fascismo. Del resto, fu sopratut– to dopo la creazione del!' Asse Roma– Berlìno e sotto l'influenza della Ger– mania che il Duce ·uscì completamen– te di senno. Fu allora che Si credette obbli'gato a copiare il -nazismo, ad in– trodurre in Italia la legislazione anti– ebraica e ad imporre a!l'esercito il pas– so dell'oca ;_ Nel camp 0 della politica estera, la sua azione fu contraddistinta dall'in– coerenza: egli praticò a volta a volta le politiche più diverse e più contrad– dittorie. Gli eventi tuttavia si presentarono spesso in modo tale che, se in certi mo– menti avesse avuto un po' di finezza, maggior• mobilità e spirito di decisone, gli sarebbe stato possibile entrare van– taggiosamente nel campo delle potenze occidentali. Nelle varie fasi della sua politica este– ra Mussolini « fu seguito e applaudito dal suo popolo. Certo, il popolo italia– no era contrario all'entrata in guerra contro la Francia e l'Inghilterra e si sarebbe assai volentieri adattato a. con– tinua.re nella nicni belligeranza. Ma non è per questo meno sicuro che a- G vrebbe applaudito come ad · un colpo df genio, se !a pugnalata de! 10 giugno 1940 fosse riuscita». Stabilita dunque la necessità che la Italia prenda su di sè quella parte di responsabilità che non compete al so– lo Mussolini, « non sarebbe giusto esi– gere un pagamento troppo grave ». An– zitutto perchè essa ha avuto il corag– gio di sollevarsi contro un alleato che la sfruttava cinicamente e ha contri– buito attivamente a che ·non si for– masse sul massiccio alpino urt blocco nazista di resistenza ad oltranza; in se– condo luogo perchè « non sarebbe affat– to saggio de charger trop gravement l'avenir. Si è spesso abusato delle fra– si sentimentali che celebravano la fra– ternità latina ed è meglio non Ticor– rervi che con estrema discTezione. Es– se tuttavia rappresentano una realtà. Il popolo i"ta!iano è rimasto un buon po– polo. Esso ha grandi qualità, che non sono soltanto la passione del lavoro, !a sobTietd, la gentilezza, ma anche l'im– pulso interiore e l'attitudi"ne all'entu– siasmo E', fra tutti, quello a noi più vi– cino per lingua e per costumi, per la concezione di vita e dei rapporti socia– li, per !a cura della forma ed il gusto della bellezza, per l'arìa di semplicità e di dignità di cui è soffusa la stia ci– viltd ». Si ripete troppo che il mondo è di– viso fra slav,i ed anglosassoni. I latini e le popolazioni abitanti sulle rive del Mediterraneo foi;mano pur sempre u– na famiglia che ogni circostanza spin– ge ad unirsi. « L'interesse generale del mondo è che tale famiglia non scom– paia e non sia sommersa. Car c'est d'el– le que !e mon'de a reçu ses lumières ». Il tono è, come si vede, quello di un intellettuale che ha ben compreso 11 valore di certe affinità, pur attraverso i dissidi e le incomprensioni, e di certe manifestazioni di civiltà antica e pro– fonda, pur atltraverso le vicissitudini più rovinose. E l'autore crede che una vera, intima intesa sia possibile fra l'I– talia e là Francia, sempre che l'Italia « voglia mostrarsi ragionevole ». Mal– grado il sincero accento di François– Poncet, la cosa non può non stupire chi ricordi quanta poca ragionevolezza ab– bia mostrato la Francia in tante oc– casioni dal 1861 al 1946, quasi :volesse rifarsi della vittoria diplomatica di Ca– vour su Napoleone 'nr. Accettiamo co– munque con buona volontà il consi– glio della cpiusa: « Non è n caso di irrigidirsi sul tale o i! tale altro dettaglio del trattato. Bi– sogna guardare più !ontano, rivolgere i propri sguardj in avanti, sullà. strada nella qua.le Francia ed Italia debbono incontrarsi e ritrovarsi. La Fra-ncia to desidera ainc'1ramente. 8ldau!t l'lia di– chiarato e nessuno !o contraddirà». PER UNA RUHR INOFFENSIVA IN UNA GERMANIA FEDERALE Il ben noto critico americano di po- litica estera Walter Lippmann, tiene a chiarire un equivoco che può essersi verificato neWopinione pubblica euro– pea riguardo alla politica americana verso la Germania. In verità questa ~ un'epoca piena d'incertezze per la po– litica estera statunitense. Il punto di vista proclamato dal ministro del com-. mercio Wallace, l'approvazione che il 1 presidente Truman sembrò in un pri– mo tempo avesse espre,sso per il discor- so di Wallace, approvazione in seguito smentita, l'allarme della delegazione americana a Parigi, solidale, malgrado la presenza in essa di rappresentanti dell'opposizione, sono tutti elementi di incertezza che possono gettare il discre– dito sulla politica di Washington. Sì ag– giungono ora le parole pronunciate da Byrnes all'American C!ub di l;'arigl, che non coincidono con il famoso discorso di Stoccarda, e e fanno pensare che il discorso stesso era previsto per un'oc– casione ed un'udienza speciale piutto– sto che per esprimere una politica de– liberatamente meditata •. In effetti - scrive Walter Lippmann - non poteva essere altrimenti. Sareb– be strano che la dichiarazione ufficiale della politica tedesca degli Stati Uniti fosse resa nota al popolo tedesco pri– ma che gli Stati Uniti l'avessero espo– sta ai loro alleati. Byrnes ha quindi opportunamente dissipato 11n equivoco. Il discorso di Parigi è pur esso, ad ogni modo, un discorso • speciale •• de • stinato a rassicurare, a dare ulteriori informazioni. Non è un programma, chè questo programma non può essere ancora stabilito. Byrnes ha voluto mo– strare « quanto egli è !ontano dall'irri– gidirsi nel dògma, quanto vere sono !e sue intenzioni, quanto egli è sincero nel perseguimento dei suoi obbiettivi, e infine, quanto il suo· sptrito sia aper– to alla disc-ussione, dal momento che e– gli abborda i! problema supremamen– te difficile della sistemazione della Germania». Byrnes ha riaffermato con convinzio– ne il suo proposito di giungere ad un trattato « che mantenga la Germania smilitarizzata e disarmata per qua– rant'anni •· Ma bisogna, ricordare che nessun uomo di stato può impegnare il suo governo a condurre una politica estera cosi vigile e determinata per un periodo cosi lungo. Il fatto è che, se sarà necessario un controllo ed una vigilanza per un tale periodo, vorrà dire che gli Stati Uniti e i loro alleati non sono stati in grado di risolvere il problema tedeaco. !oltaa .. to se la Germania sarà riorganizzate ia modo che i tedesch.i ostili ad ltlla po-– litica aggressiva siano in ifado di t~-

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