Lo Stato Moderno - anno III - n.19 - 5 ottobre 1946

• 434 LO STATO MODERNO ancora ci separa dalla celebrazione del rito congres– suale), e il richiamo alla polemica sopraccennata è co– sì perentorio da togliere ogni dubbio sulla suà ef– fettiva portata. La risoluzione del Comitato Centrale del Partito r.omunista •(riportata sull'« Unità» del 2 ottobre 1946) a proposito dell'unità delle forze democratiche (ove gioca il solito equivoco per cui si riconoscono come forze democratiche solo quelle inquadrate nel ,Partito comunista e in quello socialista solo se dispo– ste a seguire le direttive comuniste, sotto il pretesto di non prestarsi a far dell'anticomunismo), si esprime con queste non sofisticabili parole: « Il consolida– mento dell'unità d'azione (tra i partiti socialista e comunista) richiede però la eliminazione dalle fila (il corsivo è nostro) del movimento operaio delle correnti anticomuniste e la lotta più aperta contro l'antico– munismo, strumento della reazione per vincere e demoralizzare le forze democratiche». L'accusa è perentoria: nelle file del Partito socia– lista militano degli anticomunisti. La richiesta è for– male: tali elementi siano eliminati dal Partito socia– lista. Tra le pieghe del discorso, molto prudentemente però, si manovra una pressione; niente patto d'unità d'azione senza la « eliminazione » degli anticomunisti. C'è bisogno di chiarire la sola lac1ma che si ri– scontra in tanta chiarezza di' discorso, e cioè quella della iaentificazione delle « teste » che sono richie– ste (simbolicamente, s'intende) per mantenere i buoni rapporti tra i due partiti? I loro nomi sono sulle lab- , bra di tutti, e si riassumono in una rivista e in un uomo. La rivista è « Critica Sociale», l'uomo è Saragat. Così, di colpo, il congresso che chiuderà politica– mente quest'anno pieno di storia, è posto in una at– mosfera drammatica: si chiede « ab extra » (ma non mancheranno i procuratori entro la mal cintata for– tezza del Partito socialista) la « eliminazione » di tutta un'ala del partito, cioè la espulsione non solo e non tanto di vecchi e provati difensori delle tesi so– cialiste, ma di tutto un atteggiamento, di tutta una interpretazione, di tutta una «Weltanschauung» so– cialista. Posto in questo modo il problema dal Partito co– munista, esso si presta a due ulteriori quesiti: con– viene, a una eventuale - e assai probabile - maggio– ranza di sinistra del Partito socialista seguire la strada così impe.riosamente tracciata e decapitare il ' Leg~ete PAESI LIBIB·o· Settimanale Politico Indipendente ESC:E A MILANO lL LUNEDI' o partito dei suoi uomini più vivi e più moderni?'E con– viene alla destra - probabilmente battuta - restare in un partito in stretta alleanza con un gruppo da cui è raffigurata come « strumento della reazione»? Sono interrogativi gravi, dei quali non conviene tentar la risposta oggi, a tanta distanza di tempo,, quando fattori internazionali ed interni possono inter– venire per suggerirla, o modellarla, in un senso o nell'altro. Sono interrogativi gravi perchè le conse– guenze saranno gravi, qualunque sia la risposta. E nessuno si rallegri troppo in un pensiero o nell'oppo– sto, perchè in qualunque ipotesi, la democrazia ita– liana (la democrazia non comunista e, se piace, niente affatto anticomunista, ma semplicemente preoccu– pata dei suoi problemi) ne uscirà scossa e tempora– neamente indebolita. Allora si sentirà cosa vuol dire la mancanza di quel partito democratico senza pre– giudizi e senza pregiudiziali di cui questa rivista ha sempre, fin dai tempi clandestini, sostenuta la neces– sità e lamentata la mancanza. · Anche in seno al ~artito socialista si comincia a prendere posizione. Gli schieramenti oggi avvertibili sono quattro, così definibili da destra a sinistra, di– stinguendoli coi nomi delle riviste a cui fanno capo: « Critica Sociale », « Iniziativa socialista » (ma questi son destri o sinistri? o risponderanno, come mi disse un azionista ai non obliali tempi di quel Congresso, che lui e i suoi qmici non avevano tendenze, perchè erano proprio e soltanto per il Partito d'Azione?), ((Quarto Stato)) e ((Compiti nuovi». Alla prima appartengono quelli che a noi appaiono gli uomini più solidi e moderni del Partito socialista, quelli per intenderci, che hanno già compiuto il gran salto dal rivoluzionarismo astratto a· quello concreto, dalla classe alla Nazione, dal partito al governo. La seconda è formata da uomini-sfinge, oggi osti– nati conservatori, domani rivoluzionari tremendi. In questo momento sembran9 innamorati di una astratta tesi Òpposizionistica, in evidente funzione elettorale. La terza - che, a quanto si afk!rma, dovrebbe risultare la più forte - è l'erede di tutta la tradi– zione massimalistica del Partito socialista italiano. E Dio sa se non si tratta di una eredità pesante e piut– tosto farragìnosa. La sua probabile vittoria renderà interessante il problema della partecipazione sociali– sta al Governo e, in caso positivo, renderà ancora più interessante la paragonata lettura delle mozioni del partito e delle risoluzioni del Governo. È probabile che la già notevole frattura odierna si allargherà di assai, a tutto scapito del Paese. La quarta raggruppa i fusionisti puri. Essi saranno _ i portavoce dell'accusa comunista contro la destra. L'ombra di Fouquier-Tinville aleggia sul prossimo Congresso socialista (sempre, simbolicamente, s'in~ tende). MARIO PAGGI

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