Lo Stato Moderno - anno III - n.15 - 5 agosto 1946

LU STATO MODERNO Il Burnham afferma - e fo prova in modo che non può far a meno di colpire - che « l'angolo del!~ ,rivoluzione dei tecnici » la storia contemporanea lo ha già voltato ~ da qualohe tempo». I grandi capitalisti si sono ora, pet lo più, straniati dai mez;ii di produzione (negli ultimi vent'anni vi fu un solo ~biamento ne:Ja Hsta delle ses,santa famiglie che predo– minano nell'economia degli Stati Uniti); in settori sempre più ampi il controllo della classe capitalista decade, poichè lo stato tende a esser sempre più « illimitato». E i governi possono ,i:ego'lare la produzione diversamente dai privati, perchè l'economia stata1e non ha bisogno di profitto nel senso capitalistico: i suoi prodotti non sono soggetti alle « leggi del mercato», \ Moltissimi oggi invocano la proprietà statale, per diversi moti'Vi: ma il risultato ' della rifo1ma non dipenderà dai motivi ,per oui essa oggi è richiesta. Quando lo Stato avrà conquistato il « controllo » di una forte quota de1la produzione, anche la rimanente dipenderà · , da lui, e l'era capitalistica sarà virtualmente chiusa. li centro della sovranità si è già oggi s,postato, per forza delle circostanze e per l'opera dei tecnici, dai parla– menti verso gli uffici ». In realtà si può dimostrare che la forma di economia che oggi si sviluppa non è senza classi e non è destinata a diventarlo. Si può chiamare socialis,mo per « utilizzare quelle favorevoli emozioni di massa che sono· determinate dall'ideale socialista storico di una società libera, senza classi, e rnternazionale ». Ma nel fatto « l'ecouomia dei -tecnici è il fondamento di una nuova specie di società sfruttatrice e divisa in c:assi •. (Per sfruttamento si intendono quei pro– cessi coi quali si ottiene una distribuzione. ineguale dei prodotti). L'autore delinea alcuni tratti del futuro ordinamento dell-a società dei mainagers: il diminuire dell'uso della mo– neta, la soppress,ione delle crisi periodiche e della disoccu– pazione, una più alta produzione di -beni materiali { « che questo, ,poi, possa esser considerato un compenso per quelli che saranno altri aspetti della società dei tecnici, è un altro paio di maniche»); il totalitarismo, {oggi dnevitabi-le perchè non vi è nello 5tato. dei tecnici separazione tra sfera econo– mica e sfera politica) ma che può forse in avvenire evol– versi verso certe forme di democrazia; le ideologie, che coincidono· con quelle del fascismo, del nazismo e del leni– nismo-staliniano; in luogo di individualdsmo, di Ubertà, di diritti naturali, d'iniziativa:, il_parlare di· Stato, popolo, razza, dovere, discipLina; il nazionalis,mo, che sembra uno strata– gemma per il consolidamento sociale; la neèessità di com· petizione fra le tre grandi «aree» dove soltanto - per l'attrezzatura industriale - può affermarsi il nuovo tipo di ~ocietà, e cioè: Estremo Oriente, Europa, America setten– trionale. li Burnham analizza anche quello che, secondo lui, è il pii!- calzante esempio concreto della rivoluzione che è in atto nel mondo, e nel capitolo « La maniera russa » dà degli Leg~ete. PAESE LIBERO Settimanale Politico Indipendente ESCE A MILANO lL LUNEDl' a avvenimenti de!J',ultimo trentennio in Russia una sua argo– mentata interpretazione. Il procedimento, che la rivoluzione adotta, si svolge in tre tempi, che possono intrecciarsi fra loro: 1) riduzione all'impotenza del capitalismo, in patria e nel mondo; 2) oppressione delle masse per far loro accettare il predominio dei tecnici, in modo da eliminare· ogni minaccia in tutto il mondo. 3) lotta fra i tecnici per ottenere la miglior posizione di una società senza classi; Non è qui il caso di riassumere l'analisi degli avveni– menti russi, nè la dimostrazione del perchè i lavoratori, dopo aver cacciato dalle fabbriche, oltre i padroni, anche i tecnici, furono costretti a richiamarli, e a ciò aiutò lo « Stato socia– lista » di Lenin e di Stalin; basterà la conclusione che « non v'è la minima traccia di una società libera e senza classi, nè di internazionalismo, nella Russia di oggi ». La Russia parla nel nome della libertà e· crea fa più spinta dittatura totalitaria. Invoca la pace, e prende pos– sesso di nazioni intere con la forza. Proclama fa lotta contro il privilegio e scava un abisso tra gli strati sociali. (Un solo ottavo della popolazione ricev.e la metà del reddito nazio– n11le, mentre nella stessa America le proporzioni sono ben diverse). Dichiara che per lei non esistono « le basi mate– riali dell'imperialismo " e si dimostra brutalmente imperia– lista. La « patria degli oppressi di ,tutto il mondo • manda milioni di uomini ai lavori forzati, .decine di migliaia d11vanti ai plotoni d'esecuzione. La nazione « dedita al miglioramento dei lavoratori » perfeziona con lo stakanovismo una più in– tensa forma di sfruttamento della fatica umana. Vero è che si può rispondere al Burnham che tutto ciò è provvisorio, che è la fase di aggiustamento, e che verrà poi il secondo tempo, il « regno delJa libertd •, quello in cui « cia5cuno ,darà alla società secondo le s~e .possibilità e rice– verà secondo i suoi bisogni». Ma il Burnham ha già risposto, con machiavellica freddezza, che egli crede a quel che si fa e non a quel che si promette. Ecco il libro esposto nel suo nocciolo fondamentale, la– sciando da parte taluni suoi aspetti caduchi, talune profezie già smentite dai fatti. Composto con articoli scritti nel 1940, risente troppo delle situazioni d' allo,ra, ora assai mutate. Libro « di vizi ricco e di virtù\»: libro che prende, se anche non è, come fu detto in America, dinamite, intesa a spazzare i:lusioni e a « schiarire l'aria per far posto a nuovi · concetti ». I fautori del .egime borghese non approveranno la dia– gnosi (e 111prognosi mortale) del cap,ita:ismo: i marxisti non accetteranno la sentenza che li esclude dhlla ~ssione. Ma nessuno di loro può non restar scosso da certi esempi e da certe argomentazioni. Riconosciuto all'autore lo sforzo costante di mantener la promessa di obiettività e di spregiudicatezza, ci s.i chiede, giunti in fondo al vo!ume, se la rigorosa estromissione dei valori spirituali, per ragionar solo sul fatto puramente utili– tario, non sia, infine, una mancanza di obiettività, una limitazione. E, quando il Burnham chiude il suo libro con le parole: « non esiste uno sfondo contro il quale si possa giudicare la condizione umana nel suo insieme. Essa è quella ·che è " noi, pronipoti del Machiavelli, sentiamo che le idealità mo– ra1i tormano proprio quello sfondo, che le idealità morali esistono, non solo, ma che combattono in prima linea nella lotta po:itica., Pur con questa limitazione, si può giudicare questo libro come uno di quelli che val la pena di leggere. AMBROGIO GADOLA

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