Lo Stato Moderno - anno III - n.15 - 5 agosto 1946

LO STATO MODERNO- LA RIVOLUZIONE D·EITECNICI Non è un libro per specialisti, questo (James Burnham - La rioolu%ione dei tecnici • Mondadori, 1946 • pp. 328 • L.',200), come \PUÒ far pensare la parola «tecnici» ohe mal– traduce l'originale «mana~»: è un libro politico, che di– batte le più vive questioni attuali. Torna a mente, leggendolo, il « Pri4'1cipe " di Machia– velli e vien quasi spontaneo un confronto tra il Principe del Rinascimento e il manager dell'industria di tipo americano. li pensiero del Burnharn si è infatti molto nutrito - insieme al Marx e al Pareto e al Mosca, e a mille altri - del Machiavelli. L'atteggiamento mentale rammenta quello machiavellico, Lo .stesso -dispregio per chi si lascia illuder dalle parole, e non cerca la « realtà effettuale», lo stesso modo di procedere pèr -antinomie: la stessa netta, voluta, quasi cinica, separazione tra politica e morale: e infine, più o meno esplicito, lo stesso amaro orgoglio di avere il corag– gio di dir le cose come sono, e non quali si vorrebbe che fossero. Non che si senta nell'animo dello scrittore l'assenza di coscienza morale. No: proprio come nel Machiavelli, dove il senso morale dell'autore, volutamente costretto e messo da parte, vibra angosciosamente in talune celebri frasi che sembrano sfuggite contro il suo proposito, cosi accade nel Bumham, che si sente essere un uomo completo, e non solo una fredda e tagliente mente ragionatrice. L'autore, che « fu per vari anni un seguace di Trotzki e partecipò alle polemiche sorte nell'ambiente trotzkista sulla interpretazione da qare alla rivoluzione russa, e sui problemi del socialismo ne!l'or,a presente (così dioe fa prefazione), si è fatta un'idea sua dello svolgimento del.!a situazione attuale e del risultato a cui i movimenti attuali condurranno ». Che cosa è codesta rivoluzione, già in atto, già irrime– diabilmente avviata, secondo l'autore, al suo fatale compi– mento? Difficile riassumere in poche righe una cosi complessa e non sempre ordinata -argomentazione. Il mondo in cui viviamo è malato, gravemente malato. Il Burnham caratterizza il sistema capitalistico, che fu l'ùnico nella storia ad avere un'estensione mondiale, nei suoi tratti salienti; Ja produzione rivolta principalmente alle merci come valori di scambio, la funzione' preminente de:Ia moneta, usata anche come capitale; la produzione condizionata dal profitto; la divisione della società in due classi: detentori dei mezzi di produzione e lavoratori alle loro dipendenze; il legame, non necessaritt ma storicamente verificatosi, tra capitalismo e democrazia, con i suoi governi parlamentari; l'ideologia, basata sui concetti di progresso, di individualità, di iniziativa, di opportunità economica. Dimostra quindi l'impossibilità che la società capita– listica guarisca dalla sua crisi, e riprenda la sua funzione. Notevoli alcune sue argomentazioni: non .tanto quelle basate sulla disocoupazione di massa che sembra sostituire le antiche pestilenze e carestie, o stille crisi periodiche, o sul volume mostruoso del debito pubblico e privato, o sulla ideologia diventata .senza presa sul popolo, quanto quelle sulla « disoccupazione in massa » del denaro privato su:Ia incapacità del capitalismo di mettere in valore le zoo~ arre– trate, e di usare a fondo ie sue possibilità tecnologiche. Tutto ciò era ben noto ai marxisti, i quali su quegli argomenti fondarono la loro affermazione che l'erede natu– rale del capitalismo è il socialismo, cioè una società senza classi, veramente democratica, e internazionale; a questa si arriverà, com'è noto, per mezzo della rivoluzione dei lavoratori, che assumeranno il potere e, dopo .un periodo ·di « aggiusta– mento» (dittatura del proletariato), aboliranno ia proprietà privata, e attueranno quel regime egualitario, democratico,' internazionale, nel quale il potere dello Stato, almeno nel 'suoi istituti coercitivi, scomparirà del tutto. Questa ipotesi, che il socialismo sia l'erede del capita– lismo, è nettamente esclusa dal Burnham. Anzitutto l'ilbo· lizione della proprietà privata, chiave di volta del ragiona– mento marxista, non è condizione sufficiente all'avvento del ,ocialismo. Il controllo, o dominio, dei mezzi di produzione, può essere esercitato anche da altri - individui o istituti - che non siano i veri proprietari. In secondo luogo, la situazione della classe lavoratrice si è indebolita in questi ultimi tempi. Sono aumentati i piccoli proprietari indipendenti, e, se si son ridotti di numero gli operai qualificati, è apparsa iJa categoria dei tecnici a1ta– mente specializzati, senza i quali il meccanismo della pro– duzione moderna andrebbe In rovina: infine le battaglie della rivoluzione non si possono oggi combattere, come si credeva, col solo numero; occorrono mezzi meccanici impo– nenti, che possano esser dominati anche da piccole mino– ranze. Dopo a~er premesso che la lotta per il potere si iden– tifica in quel.!a di certi gruppi per aver il dominio dei mezzi di produzione e un trattamento preferenziale sui pro– dotti, e per averlo stabilmente attraverso i poteri che gover– nano la società, il Bumham ricorda che rl. gruppo vincente - coi fiancheggiatori più o meno con lui cospiranti - b ciò che si chiama la classe dirigente. Non occorre che i vincitori siano al governo della cosa pubblica; basta vi si trovino persone convinte di difendere que:I'ordine di cose, che torna anche a vantaggio <li quella classe. Chi sono i « manager.r », i dirigenti tecnici, per il Burn– harn? Egli osserva. che attualmente si distinguono quattro categorie di persone che partecipano al dominfo dei mezzi di . produzione: direttori tecnici, direttori amministrativi • coordinatori, capitalisti-finanzieri, e proprietari, talvolta piò di nome che di fatto, come ,gli -azionisti delle anonime. Mette in luce che solo le prime due categorie sono real– mente indispensabili alfa produzione, e che sovente esse già entrano in conflitto con le altre ·due; che la posizione dei managers non dipende dal mantenimento dei rapporti giuridici attuali, bensl dal proce.,so tecnico dell'industria moderna. I managers condurranno ia loro lotta nella cornice eco– nomica della pr<>pflletà statale dei mezzi di produzione: la proprietà - di nome - allo stato, il dominio - effettivo - a loro. Nella iotta, che secondo il Bumham è già cominciata, anzi già potenzialmente vinta, i combattenti non saranno i managers stessi, per lo più inconsapevoli della battaglia che •a !oro favore 11isvolge: e neppure sono create da loro le ideologie necessarie a trascinare gli 8ltri uomini al com– battimento. Le ideologie sono fatte da intellettuali, che, come nel passato, credono di parlare nl'l nome della verità e degli interessi dell'umanità. Un'ideologia non è una teoria scientifica - e qui l'autore mette in ,un mazzo le dottrine razziali, il materialismo dialettico marxista, là dottrina di S. Anselmo - è l'espressione di speranze e ~esideri, e nes– suna « ideologia di rilievo storico si riduce mai a con– fessare che essa parla solo per il gruppo i cui interessi essa esprime di fatto•·

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