Lo Stato Moderno - anno III - n.15 - 5 agosto 1946

Lù STATO MODERNO 353 LETTERE AL DJRET'JORE Un'ombra che non è tornata Catro Paggi, Ll tuo fondo su.l,l'ombra di Giolitti che torna• ba SOl1lIIW5SO certe mie re– condi te riflessioni polemiche. Penso non sia inutile fat'ca, per me e per i lettori, stenderle sy carta. E giacchè hai cominciaito con un aneddoto su Ga– sparri, permetti che anch'io attacchi oon un a.J.tro, con quello tuo del resto in strettissima relazione. L'anno scor– so, a.i primi tempi del torinese G L., quando qualche illusione sul vento del Nord d'accarezzavamo anche noi, )Imi capitò sul tavolo di redazione un pez– ~o da corsivo, da pubblicare per l(iudizio di uno de.i oompetent.i dell'ese– cutivo, daill'ironico titolo: e Torna Gio– litti •• ohe com.inciava con quella ap– parentemente spiritosa profezia di Ga– sparri {io non ho fatto studi paI'tico.a– ri su Gasparri, m~ mi pare che se l'a– neddoto fosse vero non sarebbe certa– mente una dimostrazione del suo in– tuito storico e politico). Ebbene quel pe:uio l'ho fatto aspettare per un po' di giorni in piombo, poco ossequiente, come è mio costume, alle superiori di– rettive, perchè mi irnm,a,ginavo che nel riJ:>olliredi imprecise aspirazion.i di quei momenti, quel tirtolo ironico non pote– va che fare erompere dal petto del non provveduto lettore un nostalgico • ma– !lMil •· E, in contidenza, quel magari era stato anche hl mio primo movimen– to sentimentale (quello, scriveva Me– rimée, da 1110n ascoltare iperohè ,giusto e sincero). Siccome tutto d:mostra che se allora Giolitti - un Giolitti che a– Ve-slie raccO:to e incana:ato le aspira– zioni e le energie di quedl'epoca - fos– se verrunente tornato assai diversa sa– rebbe la nosbra attuale condir.i:ione, non riesco a comprendere la tua posizione polemica, che mi pare si a.ffidi sopra– tutto ad una certa eleganza di sim– metrie e a certe suggestiOllli v&bali. Ma, forse, per capire il tuo atteggia– mento che naturalmc.nte non è solo tuo, ~ che trova espressione in larghi strati culturali, c'è forse bisogno di u– na più larga chiosa. Io penso che no: italiani de1la generazidne che si è tro– vata senza propria colpa H .fascismo sulle gpadle {i meno di vent'anni all'e– poca della e MaI'Cia •) sopportiamo il , peso di essere, spll'itualmente, figli di troppi ipadr!. Noi arbbiamo 'VisSU,to per tanto tempo di politica riflessa, non abbiamo potuto saggiare nella pratica le nostre 'C'Otlvinzioni, Ja nostra -volontà, la nostra moralità {e già William Blake ammoniva che .e H pensiero che non si effonde in azione genera pestilenza •). Cosi ci siamo di volta in vo~ta I'iattac– cati a posizioni politiche o polemiche diel tempo che d iprecedette, alimen– tando il nostro antltascismo di cibi as- sai diversi, unicamente preoccupati di affidare a cohl.auda te esperienze il no– stro, del resto puramente intimo, atteg– gi,amento. Abbiamo cool preso un po' dappertutto, alùa rinfusa, da S:alvemini e da Croce, da Panta-leoni e da Nitti, da Gobetti e da Omodeo, nè fummo del tutto aàieni da un certo D'Annunzio, e questo era proprio i:Fggio, da un certo Oriani. Ora è chiaro che in sede criti– ca tutto {per restare fedele alla primi– tiva immagine... alimentare) fa bTodo, ma in sede politica e costruttiva non possiamo contemporaneamente adope– rare Salvemini e Croce, Nitti e Panta– leoni, Gobetti e Omodeo. Più chiara– mente, se Omodeo ci ha :tatto capire nel suo purtroppo incompleto saggio su Cavour l'intima moralità e costruttività dell'uomo politico cavour, è chiaro che noi non possiamo ricomporci idealmen– te un quadro soddisfacente di Giolitti se ubbidiamo a1le bizze temperament– voU di S~vemini. Sa,rebbe presunzione da pa,rte mia arrogarmi arie da interprete e da di· fensore dell'opera giolittiana, a ciò pen– sa, a suo modo, Fi~ Burzio. Ma mi ripugna ~asciar correre un certo cliché, qu,e,Uo ded gioco· giolittiano « fatto di cedev-0~ezza, di lassismo, di compro– messo sterilizzatore•· E ciò non tanto per un fatto storico quanto, e soprat– tutto, peI'Chè qued c!,iché v-iene poi ma– ledettamente a ingombrare la via che può portare a una certa chiarezza di g:udiz:i poli tic!, di vaàore attua,le. In sede storica io condivido l'opinione di coloro che considerano l'opera giolit– tilana come lo sforzo più adeguato di far vivere tra di noi la democrazia, nel– la quasi forzata imposizione di certe re– gole del gioco delll.a democrazia liberale. E cosi, arrivo dopo un g!cÒ non tanto Lungo alìe cose nostre di adesso, e os– servo che soltanto se accettiamo un certo falso luogo com'I.IDe su Giolitti e la sua epoca possiamo, senza offesa alla storia 'e alla verità, assegnare aUa democrazia cristiana la parte di ripresa, nei momento attuale, dell'insegnamento !Oiolittiano. Non bisogna dimenticare che Giolitti fu sempre l\lil severo cu– stode dell~ck!ale eredità• cavouriana e che ,egli se ebbe un idolo a! q\l'a-le non risparmiò mai sacrifici fu quello del– l'efficienzia amministrative.. Di più, e questo è per me il punto sostan.z.iaie, I comprom€'Ssi e le manovre parlamen– tari di cui si giovò Gdolitti per adattare alla reattà italiana vliv! oe proficui sene– mi di libertà e di democrazia furono sempre atti ipolitici intesi e destinati a sciogliere certe situaziioni contrastanti col crearne di nuove che quelle supe– ravano o assorbendore o negandole. Un qual-cosa ,quindi che è (PI'oprio dia– metra:mente opposto a quel meccanico quid medw.m transi.torio tra di.le oon– t.rastanti 'imposizioni in cui pare si ri– solva ai nostri giorni, tutta à'abi!ità degli' uomiru politici .italiani. Tanto per intenderci, fare accettare alla borghe– sia italiana ancora ossequiosa di una certa sua imma~ne dello Stato carabi– n:iere il costume d~llo Stato libera:le nei comronti del.le rivendicazioni ope– raie è stata sul piano storico e politioo cosa assai diversa dai melanoonici com– promessi di De Gasperl <tra Confindu– strùa e C.G.I.L., o tra Corbino e Scocci– marro. Giolitti faceva della politica, De Gasperi si avvale della sua vatioomi esperienza per un ammodernamento di quedla formula del tirare a campare ohe fu il segreto della politica {appun– to vaiticana) ne.gli ex-Stati della Chie– sa. L'in t.rodU7.lione ded sufiragio uni– versale ha ubbil:làto per Giolitti ad una logica attivistica che non ha nulla a che spartire oon le postume ma.lizi.e repubblica.ne dei democristiani. Nè iposso essere d'aOCOll'do sull'acoo– stamento tra Giolitti e Togliatti. Senm lasdarmi andare ad una fastidiosa ese– gesi comparativa delle due personalità, voglio spiegarmi anche qui con un aneddoto. Dopo la seduta della Camera dei deputati che avew provocato le di– missioni di Nitti e reso cosi poS&ib!le e necessario i-1 ritomo cli Giolitti a•l governo, questi tomava a casa sua ac– compagnato dal senatore Frassati. Gio– litti spiegaw al suo vecchio oon:flirliente quali sarebbero state le linee esseru:iiall della sua azione ipolitica, in partj.colare ~ diceva che sarebbe stato soprattutto necessario un provvedimento per col– .pire i profitti di ,guerra. Erano cosi ar– ctvati a11portone di casa e F.rassat! ,cercava di definire J.oe c aratteriistiahe del ,progetto di legge relativo. Ma a questo ,punto Giolitti li.oinvitò a salire ned suo ..studio e gli mostrò ~o schema di de– creto che aveva preparato e che era pronto per essere portato in discussdon.e a1 Consiglio dei Ministri prima, e poi ,aQ•la camera. Se adesso pensiamo ai .guai de,ll',amnistia eQargita recentemente .dal Governo su schema della burocra– Zlia, accettato senza troppo studio dia l'~atti, mi ,pare che tra .Gioiitti e Togliatti non vi sia certamente troppa « oongemalità ». No, caro Paggi, l'ombra di Gioli.tti -non ha accesso in questo m,omento nelte dimOll'e governativoe romane. Ma nonostante que9to non sono molto con– vinto che sia opportuno, nei conwonti del Govoemo e della Costituente, tma dispettosa attitudine critica. I partiti di massa sono quelli clle sono, sono an– zitutto il riflesso dell'attuade realtà ita– liana e delle sue manchevolezze. Essi mancano di quadri preparati ed efid– ol.ent!, ma' tra ài essi Vli sono den.

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