Lo Stato Moderno - anno III - n.15 - 5 agosto 1946

LO STATO 1-{ODERNO 349 Accordi c'ommerciali e riconversione economica Durante gli anni della seconda guerra mondiale si po– tevano ,distinguere i due campi in lotta grosso modo cosi: da un lato le Nazioni Unite, tra cui la legge affitti e prestiti aveva instaurato per i settori economici che interessavano ]a guerra una f01ma di economia co:Jettivistica internazionale; daH'altro lato i Paesi avversari, tra cui ì'Italia , cia– scuno dei quali era costretto ad una condotta economica quasi del tutto indipendente e autonoma per le difficoltà e talora per l'impossibilità di mantenere continuità d'affari con i Paesi che pure combattevano nello stesso campo o erano neutrali. L'economia internazionale, intesa oome insieme di rap– porti commerciali condotti Hberamente tra i vari Paesi e su ,un piano di relativa parità, non esisteva per effetto delle condizioni anormali çonnesse alla guerra che turbavano le relazioni politiche tra i popo:i. I bisogni bellici delle Na– zioni Unite venivano oonsiderati da un punto di vista uni– tario e si attribuiva ad essi un diverso coefficiente di im– portanza, dipendente daUa maggiore o minore necessità di soddisfarli per una vittoriosa condotta della guerra. Quei bi– sogni venivano soddisfatti secondo l'ordine di successione cosi stabilit~, attingendo i mezzi da quella, tra le Nazioni Unite, che per vicinanza o particolari capacità produttive ne era particolarmente dotata. Ne era conseguita una specializ– zazione di attività e gli scambi commerciali internazionali - tra :e Nazioni Unite - erano frequenti e di en\ità ele- vata. · Finita la guerra, la legge affitti e prestiti, com'è noto, venne abrogata, perchè era venuta meno la sua ragione di essere e cessava la forma di economia coHettivistica con– nes.sa a quelìa legge. I vari Paesi che diri!ttamente o indi– rettamente avevano partecipato alla guerra dovevano tor– nare ali'economia di pace. E' il processo della riconversione delf economia attual– mente in corso in tutti i Paesi. La riconversione potrebbe avvenire su di piano nazionale o internazionale. L'ideale è una riconversione su di un piano internazionale, che specializ– zi I singoli Paesi in modo da instaurare una complementarità di produzioni e una complementarità di consumi tra essi, secondo i principii della divisione internazionale del lavoro. Per attuare questo ideale non si può prescindere dal fatto che la situazione conomica dei vari Paesi - talvolta molto diversa da quella prebellica a causa di bombardamenti, di– struzioni, rapine - non cortsente di raggiungere quella mèta in breve tem o. Che, ad esempio, la situazione economica italiana sia olto diversa da quella .prebeHica si compren– derà subito se si pensa che i danni di guerra ammontano per il nostro Paese a oltre 30 mila miliardi. Inoltre, per at– tuare la riconversione, alcune attività dovranno essere abban– donate, (come ad esempio quelle autarchiche in Italia); altre dovranno asst.m1eredimensioni più ridotte; altre ancora si am– plieranno o risorgeranno o, infine, sorgeranno per la prima volta. Tali mutamenti sono causa di profitti eccezionali per le attività di sviluppo, ma anche di gravi perdite per le at– tività abbandonate o regredienti. In· questa attività si ledono gli interessi dei produttori che non possono più produrre o debbono produrre di meno. Molti lavoratori perderanno l'im– piego e non tutti i favoratori disocoupati potranno occuparsi immediatamente nelle produzioni in via di sviluppo. La spe- cia:lizzazione poi non investirà tutta l'organizzazione econo– mica di un Paese perchè ci sono beni che debbono essere prodotti in loco (ad esempio laterizi), nè possono essere im– portati. Inoltre per riallacciare rapporti commerciali con l'e– stero, per importare, bisogna avere qualche cosa da espor– tare. Un Paese come il nostro, duramente provato dalla guer: ra, deve ridurre notevolmente le sue esigenze. Quando non ci sono molte merci disponibili e bisogna importare per far fronte a necessità vita!i, si deve esportare parte di quello che si ha, anche se tale esportazione comporta restrizioni di con– sumi e rinuncia ad altri impieghi. Poi bisogna graduare la importanza dei beni da acquistare ali'estero e utilizzare nel miglior modo i mezzi disponibili. Inoltre, nei Paesi molto danneggiati daHa guerra, vi è solo qualche fattore in gran copia (esempio mano d'opera); gli altri fattori sono ins,ufficienti e non basta s,postarli da un impiego abbandonato ad un altro divenuto più economico in seguito alla ripresa dei rapporti commerciali internazio– nali. I fattori produttivi esuberanti possono essere facilmente ottenuti a prezzi d'uso convenienti. Quelli che debbono ~s– sere distolti da altri impieghi meno proficui, e quelli che deb– bono esse acquistati all'estero (e sono indubbiamente la mag– gior parte), dovranno essere pagati a un prezzo ~uperiore ai prezzi correnti. Ciò rappresenta un aggravamento dei co– sti che debbono sopportare le industrie le quali impiegano questi fattori, ma fa sorgere la necessità, per 'tali industrie, di una più larga disponibilità di capitali o, in mancanza, di un mag~iore ricorso all'aiuto delle banche di credito. Uno de– gli esempi più importanti è la recente deliberazione dell'Im, -perial, Chemical fodustrres britanniche di aumentare il loro capitale di oltre 4 milioni di sterlàne per far fronte allo ne– cessità della riconversione. Per attenuare le ripercussioni che la riconversione del– !' economia presenta da un punto di vista internazion'ale, si • sono trovati mezzi che cogsentono di seguire la linea di mi– nor resistenza, in quanto ricreano il mercato mondiale gra– dualmente. All'ideale della riconversione dell'economia su un piano intemaziol'l'ale se ne sostituisce uno più modesto ma più facilmente reaÌizzabile. In alcuni settori dell' econo– mia la riconversione sarà condotta su un piano internazio– nale; in altri settori su un piano temporaneamente binazio– nale: in altri, su un piano nazionale. Quei mezzi sono le compensazioni private e gli accordi commercia1i bilaterali. Le compensazioni pr,ivate sono in via di essere abbando– nate, mentre i traffici avvengono nell'ambito degli accordi commerciali. La necessità di essi è resa evidente dalla gran copia di accordi che si sono stipulati: italo-francese, anglo– francese, italo-belga, .franco-belga, franco-cecoslovacco, italo– spagnolo, anglo-svedese, italo-danese, italo-svedese e cosi via. Se il mercato mondiale consiste nei rapporti commer– ciali dei vari Paesi tra foro, poichè la ripresa contempora– nea di questi rapporti, nella foro totalità, non è conveniente per le ripercussioni di oui s'è detto, si ricorre agli accordi bilaterali che ristabiliscono quei rapporti gradualmente, suc– cessivamente. Mediant~ l'aocordo commerciale -bilaterale si possono riRllacciare soltanto alcuni di questi rapporti, precisamente quelli òonnessi con i beni oggetto di scambio. La riconver– sione avviene soltanto per alcuni settori dell'economia dei

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