Lo Stato Moderno - anno III - n.11 - 5 giugno 1946

258 LO STATO MODERNO Pro~uovere l'attività ,industriale nel nostro paese è fuor di ogni dubbio che sia un bene, data soprattutto la presenza di una numerosa e preparata massa di maestranze e di tec– nici; ma è tutta questione di misura, al di là della quale si cade nel paradossismo. Ed era risaputo che per noi ciò è stimpre stata una questione estremamente delicata, in dipen– denza de11a scarsità di ta:une materie prime che sono tutt'o– ra i presupposti indispensabi:i di una concreta possibilità di sviluppo. Lascìatici travolgere nel conflitto mondiale, la legge di blocco del 19 giugno 1940 prescrisse che ogni iniziativa do, veva sorgere per l'esclµsivo potenziamento bellico, vietando di conseguenza tutto quanto non fosse ad esso col:egato (R.D.L. 11 maggio 1943). Divieto, nell'intenzione, totalita– rio, ina, dato che in senso ;ato tutte le attività che si svol– gono in un paese, finiscono, salvo pochissime eccezioni, a presentare un interesse per la guerra, le imprese che vollero ottenere le prescritte autorizzazioni per esercitare, o -Comun– que avere il diritto di esercitare una determinata 1.ttivit:ì', fa. cilmente\otevano dimostrare con documenti aUa rriano (:fos– se anche per incrementare produzione di dettaglio, (}uale quella dei chiodi da scal1)e, piuttosto che di occhiali da neve) che c'erano delle cammesse belliche da soddisfare. Giunti _agli avvenimenti del settembre 1~43 ogni effet– tivo incremento di iniziativa industriale ebbe un improvvi– so arresto; mentre la produzione decresceva rapidamente per i danni che recava l'intensifica~a aziorie aerea degli aJ. leali agli obbiettivi industriali, per 1~ grave deportazione del macchina~io in Germania, ~ specialmén.te per l'azione di sganciamento e il crescente sentimente c;lirivo:ta contro l'ar– bitrio deJ.l'occupante, azione che '·ha- perlato a scioperi, ad ostruzionismi, nelle consegne della· produzione ed a occul– tamenti di scorte. Ciò nonostantei. in Alta Italia, venne man– tenuta in ·vita con tutta la sua-atfrezzatura burocratica, l'ar– chitettura legislativa specifi<lal in. forza di. un innato attac– camento del Governo tragicamente autoco§tituitosi a Salò a quei suoi schemi assurdi economicamente e storicamente. Di contro pure il Governo legittimo di Roma, sia in rapporto a più urgenti problemi <lell'ora, sia per timore di apportare affrettate modifiche alle ·pre_@sistentileggi, sia per pigrizia, lasciò formalmente sussi6tere. la- complessa impalcatura in parola, non curandosi del pratico non rispetto delle norme da parte degli interessati. Va notato che ila ,disciplina degli impianti non ebbe mai una buona stampa, stante la mancanza di un serio contenuto economiço nelie motivazioni di approvazione o rigetto degu organi centrali, la esasperante lungaggine dell'istruttoria delle pratiche e la folla dei contrastanti pareri dei multiformi or– gani periferici, i quilli pullulavano come tanti funghi, per cui occorreva più \empo ad ottenere il nul:a osta che a co– struire l'impianto, e occorrevano più funzionari, pretesi esper– ti e ministri, che operai. A liberazione avvenuta, er.a voto unanime <li tutte le categorie produttrici, nonchè del mondo stesso del lavoro, di far piazza pulita dei passati macchinosi vincolismi e delle paralizzanti preoccupazioni politico-economiche. Dopo la prima guerra mondiale, infatti, le bardature economiche ven– nero subito rapidamente abbattute, così che seguì un movi– mento notevole nella ripresa. Ora, inveée, questa azione del governo si sta esplicando a gradi lentissimi, forse perchè :du– rante l'ultimo conflitto la politica « illuminata» della piani– ficazione dal!'alto si era fatta tanto drastica da formare la convinzior..e che essa fosse una necessità della tormentata vita modema o, fo;se, perchè il peso dell'affermazione nei paesi dell'Europa occidentale di correnti marxiste consiglia U mantenimento in vita di questi supercontrolli per una arti- ficiosa ed esiziale diffidenza e timore verso il Iibero mani– f~starsi-deU' iniziativa privata. Bisogna infatti arrivare al D.L.L. 12 marzo 1946 (entra– to in vigore solo verso la fine di maggio) perchè fosse san– zionato a' abrogazione del fardello della disciplina degli im– pianti. Però il governo non ha creduto di dare completa via libera e ha messo le mani avanti imponendo parziali limiti, con la tassativa prescrizione che chiunque intedesse provve– dere alla costruzione di qualsiasi unità, all'ampliamento, al 'trasferimento, ali:a riattivazione, a!la trasformazione e alla · ricostruzione <li quelle esistenti, fosse tenuto a darne avviso al Ministero dell'industria e commercio, precisando la natura, la potenzialità produttiva, il capitale da investire,. i parti– colari tecnici dei macchinari da installare, le materie prime occorrenti e il programma di lavorazione. In base a questa legge il Ministro ha piena facoltà di veto e vi provvede con proprio decreto su conforme parere di apposita commissione. Ciò però non oltre al 30 giugno 1947. Va aggiunto che il diritto di veto non può esercitarsi nei iriguardi delle piccole attività, quali quelle che prevedono l'impiego di meno di trenta operai e via dicendo. Di contro i divieti possono es– sere -stabiliti per intere categorie d'industria o per talune zone del territorio nazionale. Speriamo che anche queste ultime disposizioni siano senz'altro soppresse aEa loro prevista scadenza, perchè se tutto il macchinismo accentrato dovesse mantenersi in vita, tenderebbe fatalmente a potenziarsi e non ce ne liberem– mo più. Lo sviluppo industriale, in a!trre parole, tornerebbe ad essere vinco:ato al regime totalitario dei permessi. Solo i grandi complessi conoscendo a fondo disposizioni e prassi potranno, come nel ventennio passato, far sentire tutte le loro buone •agioni, inf.uire sulle de!iberazioni e ottenere fa– cilmente quanto desiderano, mentre le medie e le piccole in– dustrie rimarrebbero sommerse senza voce in capito:o. A la– tere dell'organizzazione del controllo centrale tornerebbe a fiorire la concussione o la più sfacciata inosservanza della legge.' T<Jrnerebbero a fiorire quei monopoli artificiali, frutto specifico di ogni regime autoritario foss'anche su basi co– munistiche. Rinnoviamo quindi l'augurio che a fondamento della nostra vita si rivendichi - ove appena è possibil,e - il li– bero svolgimento delle leggi economiche, perchè queste sole permetteranno io sviluppo delle intraprese sane, sempre ade– renti cioè alle mutate e mutevoli necessità dei singoli, per recidere, invece, al loro stesso sorgere, quelle attività non rispondenti alle naturali possibilità. Ci pi~ce concltidere queste brevi righe ricorda 0 ndo le èlevate parole pronunciate pa Camillo di Cavour in una tor- 11ata al:a c;mera Piemontese nel '1852, ove si discussero im– portanti riforme economico-amministrative: « J'l:Spère qu'en peu d'anné~s l'espérience prouverà que la liberté aurà été, non seulement une source féconde d·avantages intellectuels et moraux, mais encore de bienfaits matériels. On se persua– derà alors que fa liberté n'est pas ingrate pour ce qui savent faire des sacrifices pour ~a conservar, pour ce qui ne se de– couragent pas aux premiers obstacles qu'ils recontrent, qui n'en mesurent pas !es bienfaits par le compte du percepteur. Si ces espérances se réalisent, je me consolerai de l'irn– popularité qui doit demeurer à jamais attachée à mon nom... ». EMILIO TACCANJ

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