Lo Stato Moderno - anno III - n.11 - 5 giugno 1946

LO STATO MODERNO 255 Blocchi, Federazioni, (E UNA PROPOSTA Unioni Doganali CONCRETA) Sono i cinesi, mi pare, a credere che sia pericoloso ralle~rarsi della buona fortuna o della buona safote o della tranquil-lità familiare perchè così 6i richiama l'attenzione o la ,memoria dei geni cattivi, e se ciò capita addio alla buona fort'Una, alla buona safote e alla tranquillità familiare. Su– perstizione, si sa, e i~ vO'lteriano Lin Yutang ne sorride con noi. Ma mi sapete dire quaie definizione .sia da dare alla riluttanza idei 19randi .&ill'a politica internazionale a chia– mare col su'O nome di politica dei blocchi quella che essi attuano con tanta costanza e con tanta coll'Sequenzialità da quakhe anno .a questa parte e che ha avuto i suoi fasti neUa recente Con!e1<enza di Parigi? Paura di evocare i geni cattivi o l'aspirazione ad imitare a tutti i costi padre Zappam? Noi italiani usufruttuari in perpetuo di Machiavelli come l'ultimo graduato di College anglosassone è in grado di ricordarci ,(,da un film che si sta girando nelfo ncx;tre sale, per le ironiche labbrà ,della Hepburn abbiamo ap– preso che in avvenire dovremo rassegnarci a tenere nel conto anche Pareto) non abbiamo di queste 6uperstizioni politiche e pen·siamo che non vi sia guadagno per nes– suno a voler confondere il gioco quando esso è talmente chiaro e dichiarato. Anche chi si voleva duper (non 60 se la traduzione renda l'idea) ha visto !e oarte e le chiac– chiere di contorno non servono, cosicchè il risultato non può essere che quello di ritiardare fa conclusione ®lla par– tita provocando qualche mossa ·falisa da parte di chi ha il gioco grosso, senza peraltro a~una inffuenza sull'esito Finale, che tutti sanno quale deve essere. Mille volte meglio, mi pare, l' atteggi,amento che se– condo recenti riveliazìoni sarebbe stato concordato a Yalta tra Roosevelt e Stalin: il riconoscimento delio stato di fatto per cui gli Stati Uniti e.rerdtano una funzione egemonica in certe zone del mondo e ·l' U. R. S. S. una analoga in altra zona, da cui la neces6ità e l,a convenienza per le due grandi potemre di trovare acconci metodi d'accordo e di collaborazione (apertura del grande mercato sovie– tico aMe indU1Strredi massa americane in corris,pettivo di grandi crediti da parte del governo americano). Io sono solito guardare le cose non dal punto di vista della speculazìone sottile o secondo i preconl::etti di una teoria personale che fa (come dicono le signore) moderno fingeTe di poosedere, ma secondo le apparenze dei fatti rea-li che tutti possono, senza eocessivi doni di percezione, constatare. Ora quale è il risultato di .una politica inter– nazionale volutcamente terruta in una luce di crepuscolo? E' da un anno e ,più .che l,a guerra è finita e le posizioni sono confuse e non vi è il più leggero avvio ad una rico– stituzione di. sit'Uazioni normali (e sia chiaro al lettore che per posizioni nOll11la4i non inrend·o le posizioni di un tempo ma quelle che nelfa presente di-slocazion·e di forze mo– strano capacità di durota). La sensazione di mcompiutezza è assai più vivace per eh.i consideri le cose economiche, anzichè quelle poli~he. A:;sai g<el)te,tra di noi, ad esempio, .manda moccoli a~ go– verno perchè non può elìPOrtare .o nor! può importcare (dar di -tutto la colpa al governo non è ohe l'altra faccia della attitudine ad aspettarsi tutto dal governo) e non rif!etl!e che 2A mondo non vi sono solamente i malanni della no– stra burootazia, ma anche H peso di una generale i111C~r- tezza .di orientamenti, anche minuti, sicchè 'il tira a campà è finito per diventare un ,Precetto universale. H mondo istenba a riassestaa-si e le delusioni si alla1·– gano e si approfondiscono e chi .so~pira « l,es neig,es d'an– tan » e chi rimugina il dispetto per le promesse tradite. In questo clima di incertezze .i contrasti attorno a que– stioni politiohe (Trieste, Iran, Dardanelli, per fare degli esempi) finiscclDo per essere dei simboli, mentre la sostanza sono le produzioni che non aumentano, gli sicam\ii che non ingranano, le iniziative che ristagnano. E anche questi sono termini generici, poichè quelli concreti sono il singolo in– dividuo italiano, o francese o inglese o tedesco ohe non riesce a ,sistemarsi, o il bambino d'Irolia o di Franci~ o di Germania che non ha .di che mangiare, o quella cerba coppia o quel numero di coppie che nOlfl,possono acca– sarsi per le incertezze dell'avvenire, ecc., ecc. Se il gioco dei ,grandi fosse (o fosse stato sinora) più chiaro, perlomeno qualche mèta sarebbe più definita al– forizzonte. Oli americani, compresi i fi/ibusters del Con– gre&5o (l'energica ,parola non significa in questo caso che ostruzionisti) avrebbero maggior cos,cienzia degli impegni de<llapropri.a politica, e non esiterebbero tanto nel contrat– tare il prestito alla Francia come stanno facendo con Blum (il quale, forse, per portare a termine questca faccenda ar– rischia di far perdere delle clumces al suo partito in sede elettorale), non avrebbero tanto temporeggiato ad appro– vare gli accordi finanziari con l'fogb.ilterra. Inoltre, chiara essendo la responsabilità di Washington in istituzioni quali il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo, vi sarebbe stata più sollecitudine a metterli rapidamente in grado d:i funzionare. Per quet che ci riguarda un definito atteggiamento dei vincitori neile questioni economiche avrebbe riflessi assai più importanti di quanto il volgo dei saputi non ritenga. La questione italiana, per un gioco politico 'dì decomposizioni e di riduzioni, si è concentrata su Trieste, come nel 1919 si tera sciaguratarnenlle concentrata su Fiume. Dio mi guardi dal minimizzare l'importanza della questione di Trieste (in politica cerco di ricordarmi sempre del consiglio di Welles di sostituire il coooreto iall' astratto, ed essendo per me la questione di Trieste la questione della vita dei triestini, ?a scelta della mia posizione è già implicita), ma è certo che nella foga della necessarissima difesa dei triestini si lasciano in secondo o in terzo ,piano questioni interessanti la vita del resto degli italiani. Così brancoliamo nel buio non solo per quanto concerne la questione deHa nostra ammissione, o meno, al sistema degli accordi di Bretton Woods (cioè nei riguardi di una soluzione internazionale del nostro problema monetario, siamo incerti per quanto riguarda le riparazioni e quindi anche per quanto concerne l'utilizzazione dei !non indifferenti crediti bloccati all'estero (meno queHi d~l:l'ex-re Vittorio), ma soprattutto non sappiamo quale i,arà in sede di lTattato di pace l'attit'Udine dei vincitori per la posizione della nostra economia nei rapporti internazionali. Il trattato di pace di Versailles impose ailhl Germahia l'adozione della clausola della nazione più favorita nei trattati ,di commer– cio, cosa disporrMU10 questa volta i vincitori che si sono apertamente battuti contro le autarchie? Si limiteranno ad imporci il .ripudio delle limitazioni quantitative alle im– portazioni, o pretenderail'IIO che ci si attenga anche alla clausola incondizionata della nazione più favorita o non af-

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