Lo Stato Moderno - anno III - n.11 - 5 giugno 1946

• 254 LO STATO MODERNO fatte dai danneggiati, facilmente inclini a esagerare il danno, che questa percentuale debba essere sensibilmente ridotta. Dirò, di più, che nuovi studi di verifica, ora in corso, sembrano preannunciare dei risultati assai più confortanti, e una percentuale molto minore. La « densità di abitazione » che era in media di abi– tanti 1,4 per stanza nel 1931 (variando da un minimo di 1,2 per jl settentrione e il centro a un masfimo di 1,8 per il mezzogiorno) era rimasta la stessa nel 1939 perchè la maggior disponibilità di abitazioni fu compensata dall'au– mento della popolazione. Oggi non è possibile in nessun modo dame il ,coefficiente esatto, ma è da prevedere che sarà notevolmente aumentata. Dati molto più ,sicuri si hanno per le più importanti città; Milano che ha, tra i grandi centri, un doloroso pri– mato, riimltò danneggiata per circa il 17 % della sua con– sistenza edilizia. La valutazione del danno economico è assai difficile, sia -iperchè non si conosce con esattezza l'entità della di– struzione e meno ancora quella dei -danneggiamenti par– ziali e lo stato d'usura degli immobili esistenti, sia perchè il mercato degli immobili, in conseguenza della attuale si– tuazione, non è in equilibrio \Stabile, sia infine perchè i prezzi delle costruzioni sono continuamente fluttuanti. Il costo medio dei fabbricati, che raggiunse il punto più basso nel 1934, era già notevolmente aumentato nel maggio 1940; oggi è elevatissimo; all'ingrosso, dall'inizio della guerra al maggio 1946, si può parlare di un aumento di almeno 22 volte, benchè negli ultimi mesi i prezzi dei materiali abbiano segnato una forte ·discesa. Se il valore venale degli immobili sinistrati si computa sul costo attuale di ricostruzione, fatta una congrua ridu– zione per il loro presumibile stato di usura si arriv,a ad un danno complessivo di circa 350 miliardi: cifra da assu– mere, come si è detto, con molte riserve. I materiali e la mano d'opera occorrenti al complesso dellà ricostruzione \Sono stati valutati ne\ già citato studio del prof. Chiodi nelle quantità seguenti: Calci e cementi •Ghiaia e sabbia Mattoni pieni e forati Tegole .piane e curve Tavelloni per c. a. Tavelle Legname d'opera Serramenti Ferro Materiafe da pavimenti Tubazioni fognature Vetri Mano d'opera muraria in cantiere q. mc. N. N. mq. mq. mc. mq. t. mq. m. mq. ore 122.847.500 44.158.100 16.530.950.000 1.863.150.000 42.614.000 14.262.300 5.460.250 62.109.000 499.790 67.897.500 10.251.000 31.635.000 1.558.906.000 Questi numeri, che a prima vista impressionano, non rappresentano affatto quantità .per noi irraggiungibili; se per È US(;ITO LUCIED OMBRE ---- della Russia Sovietica di GlULIO BERGMANN GENTILE EDITORE ) esempio lavorassero tutti i 616.000 operai edili che si ave– vano nel 1938, basterebbero 18 mesi del loro lavoro, a com– piere tutta la ricostruzione. E' da avvertire però ohe non tutta la maestranza disponibile potrà essere impiegata nella vera ricostruzione, occorrendone in pari tempo circa altret– tanta per opere pubbliche e industriali e di manutenzione; ma, anche in questa ipotesi-, in tre anni tutto il distrutto sarebbè riedificato. Quanto alla disponibilità dei materiali occorrenti si può, senza farne un esame analitico, affermare che ora i magaz– zini offrono una ,larghissima disponibilità di materiali edi– lizi, tanto da bastare a uno e forse due anni di normale attività. • Alcune eccezioni sono da fare; e due importanti: l'una per il cemento, perchè, mentre l'attrezzatura delle cemen– tarie italiane potrebbe, con la sola produzione di circa 22 mesi, fornire tutto il cemento occorrente, l'attività è ridotta a circa 1/5 dell'anteguerra per fa scarsità del carbone ne– cessario. La mancanza non è molto sentita perchè anche la attività edilizia è ridotta a una frazione poco maggiore. La situazione è aggravata dal fatto che durante la guerra il nostro patrimonio forestale è stato assai compromesso e che quasi in tutta Europa il bisogno di legnarne è diven– tato acutissimo. Quanti di questi materiali devono essere importati? L'e– dilizia è più .di ogni altra industria « lavoro solidificato »; le materie occorrenti 'Sono in ,gran parte di scarso valore. Forse più del 75 % del costo della costruzione è dovuto a mano d'opera; ,quella che prepara i materiali occorrenti alla struttura, laterizi, ferro, 1-eg,anti eoc., que!fa addetta ei l'ra– sporti, quella che lavora a predisporre le opere di finimento, serramenti, pavimenti, jmpianti, tutto ciò insomma che si monta in luogo, e infine quella a cui è affidata la costru– zione in cantiere. Del rimanente 25 % ou-asi una metà rappresenta ma– teria prima che serve alla pr~parazione dei materiali e che deve provenire dal!'estero; in prima linea il legnarne, poi il carbone per la cottura de'i materiali leganti e laterizi, e milie .altri usi, poi i carburanti per i tra:5porti, poi una infi– nita gamma di prodotti minori, tra cui gomma, ferro, me– talli vari, ecc. Questa percentuale del costo di costruzione dovuta a materie ,da importare sarebbe certo superiore al 12 % se non -vi fosse convenienza a ricorrere, a1rneno in parte, a succedanei o a sostituiioni: con questi provvedi– menti iJ?UÒ essere molto .ridotta. Del .esto la vafotazione di codesta quota, dipendendo dai cambi e ,dai prezzi di a'Ssegnazfone, è necessariamente molto incerta . Altrettanto diffidle è al momento attu·ide vatutare il costo della ricostruzione esso sarà certo di parecchio supe– riore .al vafore economico ,distrutto, perchè si tratta di ese– guire edifici interamente nuovi o rimessi a nuovo, in luogo di quelii ,colipiti, che erano in media notevolmente degra– dati. Come orientamento di massima si può oggi parlare di una ,cifra di circa 600 miliardi di lire. Ma il lavoro, e quin•di la spesa, da affronbue sarà maggiore, perchè non tut-to ,si ric05truirà dove era e .quale era, e perohè, per .rime– diare alle conseguenze deUa stasi di quasi un quinquennio, occorrerà c05truire ben più ,del distrutto. I computi qui sopra esposti sono basati .su una rico– struzione El5eguita coi metodi tradizionali. Vi è certo molto da migliorare in tali ,metodi, ,ma, senza entrare in un esame strettamente tecnico del problema, si deve ritenere che la « nuova edilizia » con la sua tendenza alla prefabbricazione (tendenza sanissima e da incoraggiare) è ancora allo stadio • iniziale, e che del resto, se anche così non fosse, i computi stessi non sarebbero sostanzialmente variati. AMBROGIO GADOLA

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