Lo Stato Moderno - anno III - n.11 - 5 giugno 1946

LO STATO MODERNO 253 RISANAMENTO DELL:INDUSTRIA E RICOSTRUZIONE EDILIZIA I - PREMESSA In un breve studio, apparso nel N. 6 di questa rivista, il dott. Landriscina ha tratteggiato un fosco quadro della prossima situazione dell'industria italiana. La i~rza di lavoro disponibile - ed è molta, perchè durante la guerra e per effetto di essa la mano <l'opera in– dustrializzata crebbe de) 20 % circa - è impiegata solo per una frazione, e la sua produttività è, rispetto a quella normale, ridotta a una frazione ancor più piccola. La bella somma di 10 miliardi al mese, che gravava in marzo sull'erario per sussidi ai disoccupati, è sicuramente oggi di molto superata. La tragica crisi nella quale si dibatte l'industria è certo dovuta allo squilibrio tra produzione e consumo. « Aumen– tare l'una e diminuire l'altra - dice il dott. Landriscina •- è l'evidente méta .a .cui deve tendere la nostra politica economica». Il reddito .nazionale reale è ridotto, secondo apprez– ;iamenti quasi concordi, .al 60 o/o e forse al 50 % dell' ante– guerra. La equa ripartizione di esso fra tutti i fattori deLla produzione diventa, in questa situazione, un problema so– ciale di una delicatezza angosciosa. La produzione è scarsa: è scarsa perchè manchiamo di materie prime, perchè la « vague de paresse » portata dalla guerra ci tiene ancora, perchè molti impianti sono invecchiati o danneggiati, iperchè spesso !ll0nsi riesce a ridurre alcune sp e fisse che influiscono troppo sui costi, perchè infine gli orientamenti dati dai dirigenti dell'industria alla nuova produzione sono non di rado errati. Nella politica sindacale è ora doveroso un indirizzo coscienzioso e .-;evero,che non ,venga a sfociare solo ;n jllu– sori aumenti <li salari, e che non ponga, .neppure per una piccola quota, l'onere del mantenimento delle maestranze disoccupate - dovere sacro di tutta Ja collettività - ~ carico degli stessi .indeboliti organismi produttivi, ,che lo riverberano necessariamente sui costi. Occorre dunque, anzitutto, promuovere la produzione. , Si otterrà così ,anche un .secondo .risultato: quello ,di risol– vere il ,problema valutario e finanziario. Solo risanando l'e– conomia si risana la finanza ~ la jI!loneta. Se .pure è, .o almeno. fu opportuna la politica ,valutaria, seguita daJ ministro ,Corbino, <li rastrellare il .risparmio na– zionale nelle casse dello Stato, oggi si deve, pur evitando• il pericolo .di nuove jnflazioni, incoraggiarlo a ,rientrare nel benefico ciclo della produzione: là esso si ,riproduce spon– taneamente, si moltiplica da ,se stesso, e offre ai bisogni, (ahimè immensi) .del fis,co -una sempre rinnovata materia imponibile. L'edilizia .da .sola può dare l'avvio a gran parte della produzione nazionale: .per le .costruzioni lavoraw diretta– mente nel 1938 il 20 % e forse più della maestranza indu– striale d'Italia: iper •i materiali da .costruzione un altro 6 %. Ma a .queste percentuali sono da .aggiungere quelle delle altre industrie che .per l'edilizia lavorano indirettamente. Non credo sia possibile, per fa natura dell'indagine, giungere a un apprezzamento esatto; ma, se ricordiamo che per le co– struzioni edili Javorano e siderurgici e metallurgici e mec– canici e chimici e vetrari e industrie del legno e dei tra– sporti, possiamo dire che il 40 o 50 o/o delle altre produ-. zioni gravitano intorno all'edilizia. Una vera ripresa <lelle costruzioni metterebbe in moto, direttamente e indirettamente, più del 60 % dell'organismo produttivo. Già molte industrie, ex-belliche, prive di sbocchi per la loro produzione, guardano all'edilizia come alla naturale salvatrice .dal naufragio che le minaccia, e sono pronte a trasformare· a sua richiesta i foro impianti, e a rinunciare, pur di salvare l'esistenza, a ogni profitto. Del resto anche il più distratto osservatore della nastra situazione economica non può non rimaner colpito dalla necessità, anzi dall'urgenza, del!'opera di ricostruzion-. edi– lizia: non può non vedere la necessità di rimettere !.a effi– cienza quelle strutture che sono veri beni strumentali - strade, porti, ponti, ferrovie - l'urgenza di alleviare le sofferenze dovute a mancanza o disagio d'alloggio (sono forse quattro milioni di persone che ne soffrono, e la foro produttività ne risente non ,poco) e infine la necessità di dare la spinta al meccanismo della produzione. Quest'ultima è, oggi, forse ancora maggiore - ci per– donino i disg·raziati che vivono tuttora in condizioni non umane - di tutte 'le altre. Cerchiamo di dare, in un breve riassunto, i principali dati del problema della ricostruzione edilizia. II · ENTITA' E VALORE DELLE DISTRUZIONI MATERIALI OCCORRENTI L'l,stituto Centrale di statistica ha pubblicato i seguenti dati che si limitano alle case d'abitazione e alle vere stanze abitate: Distrutte Gravemente Lievemente danneggiate danneggiate Italia Settentrionale 745.701 382.326 1~7.103 Italia Centrale 420.177 221.990 70.261 Italia Meridionale 130.261 58.186 32.790 Italia Insulare 131.987 67.406 21.594 Totale 1.428.126 729.908 261.748 Il numero delle persone che abitavano le stanze ora rese inabitabili sembra accertato in più di tre milioni. Ma ai locali d'abitazione, contemplati jn questa tabella, sono da aggiungere quelli destinati al commercio e all'!in– dustria, nonchè gli edifici pubblici. Credo assai vicini al • vero i dati proposti, come orientamento di massim.a, dal prof. Cesare Chiodi nel suo studio: Problemi e prospettive 'della ricostruzione edilizia (Milano, Giuffrè - 1945). Egli ritiene di poter 1;tabilire in circa 2 milioni il numero dei vani distrutti, in tre milioni quello dei vani più o meno sinistrati -e, a grandi linee, attribuisce 2/~ di queste cifre ali'edilizia urbana e 1/3 a quella rurale. Poichè nel 1931 ,le abitazioni esistenti corrispondevano a circa 31 milioni e 690 mila stanze (di cui però un note– vole numero, quasi 2 milioni, non era occupato), tenendo conto delle costruzioni eseguite dal 1931 al 1939, si può concludere che all'inizio della ,guerra erano disponibili oltre 34 milioni di stanze d'abitazione e, aggiungendo gli edifici pubblici e quelli a1d:ibitial commercio e all'industria, circa 40 .niiicr i di v·,ru. Supponendo che l'entità de! danneggiamento parziale C<Yrrisponda ·circa 1/4 della consistenza dei locali colpiti, si può dedurre che il danno del patrimonio edilizio è infe– riore al 7 % del valore sopra suolo, aree escluse. Ritengo anzi, poichè i dati sono in gran parte basati sulle denuncie

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