Lo Stato Moderno - anno III - n.11 - 5 giugno 1946

252 LO STATO MODERNO nell'arbitrio di questo o quel gruppo politico: gli slavi av– versi al partito dominante potrebbero essere sistematica– mente esclusi. Di qui la necessità di rimedi giurisdizionali. Il criterio della « lingua d'uso » dovrebbe necessariamente fornire la base obbiettiva per il giudizio. Colui che avanti uno speciale organo giurisdizionale non riuscisse a dare la prova di avere quale lingua d'uso lo sloveno o il croato, rimarrebbe definitivamente escluso dalla Comunità. In tutti i comuni della Venezia Giulia andrebbe isti– tuito il registro delle nazio~alità: un registro in più che do– vrebbe integrare il registro di cittadinanza e quello di popo– lazione. Nel registro delle riazionalità i · cittadini andrebbero distinti in itaÌ.iani e slavi. Gli slavi sarebbero presto deter– minati sulla base degli iscritti alla Comunità. Un organo misto italo-<slavo dovrebbe sovraintendere alla tenuta del registro. Ed ecco creato Io strumento che consentirebbe di stabilire la rappresentanza proporzionale degli slavi nei vari co~pi politici ed amministrativi, e permetterebbe la compi– lazione di liste elettorali distinte di soli italiani e di soli slavi. E servirebbe anche a stabilire, in via ,generale, il cri– terio per ripartire fra italiani e slavi tutti quei servizi .pub– blici che si fondano sul numero. PASSATO E FUTURO Curiosa la mentaUtà degli uomini: anche queli'a degli uomini di affari che, per intrinseoa natura, dovrebbe essere cootantemente volta al futuro. Ha bisogno di a11(xrrarsial passetto. Ha bisogno, per ragkmare, di raffigurarsi un con– cetto di «normalità», anche quando trattasi di concetto com,pl,et:a"rnient;e #/locato dalla -realtà. Vi sono momenti in cui q!A'lj\'to bisogno è nasoosto dal caJmo fluire degli avveni– menti. Ma vi .s,ono momenti, invee-e, in cui il bisogno della « normalità » 1'isultà esasperato dallo scoscendere dei fatti economici. Viviamo proprio in uno di questi momenti. Una terri– bile gwerra ha ~volto molte ec01Wmie nazionali e, di ri– flesso, l'economia mondiale. I rapporti di dare ed avere nel– l'ambito di molte economie nazionali sono stati alterati, per non dire falsati, da processi ·inflazionistici piiì o mleno avan– zati. I -r(]ff]porti,pure, tra le varie classi sociali minacciano d'esse-re modificati. Eppure, come se niente fosse, la gente si 1'ifà con la mende alle condizioni prebelliche, e a tali con– dizioni anela ritornare. Non è un fenomeno nuovo. P-robabilmen-te alla fine di ogni guerra si verifica lo stesso fatto. Il presente non è sod– disfacente. Il futt1ro è nebuloso. Riattaochiamoci dl pasS<.. to. E' una sp>eoiedi corr.siolazione. Tanto per fare un esempio si può rricordare che nel 1919 e nel 1920 molti pensava,w alla possibilità di ca,u;ellare oon un sol colpo di spugna gli effetti economici della guerra appena finita e di ritornare alle parità mcnwtari.e prebelliche. In Germania l'inflazione già s'avviava a galoppare e vi erano ancora ingenui compra. tori che investirxmo i /,aro averi in oa-rta mone/Ja tedesca, convint·i che la -rivalutazionle del marco fosse una semplice qttestione di tempo. Tali compratori subirono una dura le– zione, ma sembra oggi che altri ne abbiano dimenticata la morale. Poi, poco 71er.vol.ta , sotto i duri colpi della -realtà, N, mondo economico si adattò ai nuovi -rapporti, si formò una nuova « nonnaUtà • del tutto diversa da quella del 1914: ma a questa si guardò sempre con accorata nostalgia. Quali i poteri da attribuire alla .comunità? E' chiaro che le andrebbero affidate tutte quelle pubbliche funzioni non -strettamente legate ad una circoscrizione territoriale, come, ad es., la cura delle scuole slave, la cui direzione-do– vrebbe essere lasciata alla Comunità anche se l'onere della spesa relativa ,dovesse rimanere allo Stato. Non così per i servizi a base territoriale come, ad es., la viabilità. Ma qui gioverebbe la rappresentanza proporzionale nei consigli co- munali, provinciali ecc. • I.I diritto di imposizione sui propri iscritti non potreb– be essere negato alla Comunità. E detratte le spese neces– sarie ai servizi comuni, una parte delle entrate tributarie degli enti locali, proporzionale. al numero dei suoi membri, le dovrebbe essere attribuita. Ma non è il caso di scendere ai particolari. Qui non •si vuole elaborare un progetto, ma fissare delle linee generali. Tanto più che gli slavi -dovran– no pure essere chiamati a partecipare alla redazione dello Statuto. E sarà bene lasciarla a loro la cura dei particolari. Lo Stato non ha che da fissare i punti strettamente neces– sari a garantire la sua sovranità. E siano gli slavi stessi a darsi l'ordinamento che meglio loro conviene. Certo che oggi non è facile indurli a collaborare. Presi dal miraggio imperialistico dell'annessione di tutta la Venezia Giulia, gli slavi sono intrattabili. Ma non sarà sempre così. EMANUELE FLORA Adesso è di mwvo la stessa storia. Di.menti.tata, et pour cause, la « normalità » del 1914, si guarda a quella del 1939. Prezzi, cambi, reddi.ti, consumi, produzioni, eoc. di quest' e– poca costituiscono il mira.ggio che ancora abbag'l:ia molti. Ora è bene chiarire che 110n invano è passata una guerra. E che guerra. Sono sta,'!e poste le basi per una nuova « nor– malità». Su questa è d'uopo costruire, anche se si tratta di basi i1werte ed al,eatori.e. Finchè gli uomini di affari, ed an– che gli elementi -responsabili, saranno ipnotizzati dalla « nor– malità» d'anteguerra la loro esa,tta visione delle attuali con– diziorti e delle prospettioo rimarrà alterata, come recente– merote ha giustamente osservato il Financial Times. QtLeolto non vuol 'dir'e, naturalmente, che W conosoenza dei fattori che hanno condizionato l'attività economica del passato sia completamente inutile. Le p-revisionli economiche si fanno· anche fondandosi sull'esperienza dJel passato. Qui sta il nocciolo della questione. Occorre, sempre per preve– dere, valutare il grado di attendibilità di tale .esperienza. Ora a me sembra che oggi tale grado sia mdlto basso. E non ha bisogno di insk!tere, per dimostrarlo, sulle modifica– zioni, a tutti ncte, provocate dalla guerra. Concludendo, dato che ci sia bisogno di una conclu– sione. Bisogna far-e un grande sforzo per sradicare il con– cetto di una « normalità » economica, alla quale è assoluta– mente necessario -ritornare. Questo 1'itorno non solo è impos– sibile, ma può sviarci dalle mete -che ci proponiamo di -rag– giungere. Occorro, con occhio telescopico, vedere il futuro in funzione delle nuove 11ecessità e delle nucve possibilità. Occorre studiare nuovi rnpporti, nuovi schemi, nuove moda– lità d'azione. L' atitività ,economica è continua wtta, è con– tinuo contrasto di interessi.. Mutano i fatwri in gara ed il progresso s' ottiene unicamente proporzionando le soluzioni ai dati dei cangianti problemi, che via via si po11gono agli ope-ratmi economici. Adagiarsi in una buddistica contem– plazione d,el passato può anche vol.er dire paralisi. Il eh.e no11 è nel voto di alcuno. L. L.

RkJQdWJsaXNoZXIy