Lo Stato Moderno - anno III - n.10 - 20 maggio 1946

224 LO STATO MODÉRNO burocratico dei sistemi collettivisti e ,la polemica anticleri– cale, che ògni tanto si riaccende nel paese. Ma De Gasperi, in definitiva, non ha voluto concedere troppa soddisfazione ai suoi critici e consiglieri, sostenendo che un Congresso non può che limitarsi a fissare le grandi linee della politica del partito. La tattica deve poi essere de– cisa dalla Direzione in collaborazione col Comitato Cen– trate. Comunque, De Gasperi ha voluto respingere ogni dub– bio sui pericoli di un'eventuale collaborazione con la destra: questa collaborazione - egli ha precisato, non potrebbe mai indurre il partito a voltarsi contro gli interessi della massa ciel popolo e dei lavoratori. Quale significato si deve attribuire a questa precisazione sulla funzione del partito, che è cli centro sinistra, ma che avrebbe più da temere da un'avventata collaborazione con la sinistra piuttosto che da una ragionata collaborazione con la destra? Null'altro, probabilmente, che la necessità di pre– servare aperta ogni vfa fintanto che non è possibile cono– scere il responso delle urne: cioè quale sarà l'effettivo peso della D. C. in seno alla ,Costituente. Questo prudente atteggiamento di De Gasperi risente indubbiamente dell'esperienza dell'assemblea costituente fran– cese, dove i democristiani hanno finito col trovarsi in mi– noranza, di fronte al blocco socialcomunista, su questioni che essi considerano di un'estrema gravità. Proprio alla vig,ilia del Congresso democristiano, la' 1.tampa del partito ha sot– tolineato il fatale destino del M. P. F., che ha finito per es– sere accusato di conservatorismo e addirittura di fascismo, nonostante ·siano ben note a tutti le sue tradizioni di sinistra. L'Osservatore Romano ha scritto, in proposito, che l'espe– rienza francese ha offerto « lo specchio, per tutte le collabo– razioni e le contese che sarebbero seguite ovunque, di poi », purchè non ci si guardi nello specchio allo stesso modo delle scimmie, che sono pronte a spezzarlo. Così .J'organo vaticano. In realtà, dalla relazione Gonella, sul problema costi– tuzionale, si evince il fermo <proposito, che la D. C. nutre, di dare una sua inconfondibile impronta alla futura costitu– zione democratica italiana. Le .Jinee, di codesta costituzione, così com'è divisata da Gonella, appaiono un po' impre– cise. Vi s-i parla molto di libertà e di cristianesimo, poco o niente di cattolicesimo; ma tu non vedi fino a qual punto i due termini coincidano nel pensiero del relatore: alle volte ti•prende il dubbio ch'essi siano addirJttura sinonimi. E che, quando si parla di etica cristiana, si debba intendere: secondo Biblioteca dello STATO M DERNO Cullura Polilica MATTEOTTI, di P. Gobetti CASA SAVOIA NELLA STORIA D'ITALIA, di L. Salvatorelli NOI E GLI ALTRI, di C. Sforza DEMOCRAZIA CRISTIANA, di R. Murri IL PENSIERO DI LENIN, di W. Giusti LA DEMOCRAZIA, di W. Giusti LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA, di W. Giusti ANTOLOGIA DELLA « CRITICA SOCIALE », a cura di G. Pischel IL CATECHISMO DEI COMUNISTI, di F .. Engels STUDI SUL ..MARXISMO, di A Graziadei IL PROBLEMA DEI CETI MEDI, di G. Pischel la confessione cattolica e, quando si dice che il cristianesimo non è solo il fondamento ma pme « la cava delle pietre per costruire il nuovo edificio », non sai se l'ubiquità di tale cava possa addirittura essere accertata oltre ,il Tevere a poco più di un miglio, in linea d'aria, da Montecitorio, dove siederà la Costituente. Gonella ci rassicura: « Non vogliamo uno Stato con– fessionale », egli dice; ma -subito dopo ci avverte che la mo– ra.le pr,ivata è iifscindibile da quella pubblica e che tutta la vita dello Stato deve essere conquistata dall'etica cri;·tiana. Dice cristiana, ma ,puoi sottintendere: « secondo l'a confes– sion•e cattolica ». « Come cittadini e credenti - avverte Go– nella - diciamo allo Stato: per la nostra fede non vi deb– bono essere nè ·persecuzioni, nè privilegi»; ma poco dopo avve.rte che la futura Costituzione dovrà riconoscere che, come la lingua italiana è la lingua del popolo italiano cosi, alla stessa stregua, la religione del popolo italiano è la ,e– ligione cattolica, apostolica, romana. Da tal riconoscimento - egli prosegue - deve di necessità derivare che gli isti– tuti fondamentali deno Stato ,~iano conformi all'etica cristia– na. La relazione passa quindi a considerare la libera con– vivenza di Stato e Chiesa nella conquistata pace religiosa, precisando che le due ,potestà « sono dist,inte, ma non sepa– rate »; inaugurando così una nuova dialettica dei distinti in opposizione ad una dialettica dei separati, come già il filo– sofo di PescasseroJ.i aveva scoperto la sua dialettica dei di– stinti in opposizione alla hegeliana dialettica degli opposti. Tutta questa prima parte della relazione di Guido Go– nella sulla ,riforma costituzionale ci lascia un po' perplessi, ma tosto ci soccome De Gasperi a darci un chiarimento quan– do ci avverte che i democristiani parlano tanto di cristiane– simo e di Ch-iesa cattolica, correndo anche il grave rischio di provocare lo spettro dell'anticlericalismo, al solo scopo cli indurre i comunisti a fare altrettanto e cioè a parlare con al– trettanto coraggio del comunismo, di tutto il comunismo. Si ha invece l'impressione di respirare in tutt'altro nere quando si passa ad esaminare la •parte sociale dell' enciclope– dica relazione Gonella, cioè dove si afferma che i democri– stiani vogliono la libertà dal bisogno e che sono perfetta– mente consapev6li che non basta affermare le libertà poli– tiche, fin tanto che il problema economico 1110n consente le condizioni di possibilità per l'esercizio di quelle stesse libertà ·politiche. Quindi, via vMi, ,la relazione passa a considerare i punti più •salienti della -riforma costituzionalle dal punto di vista sociale, con una viva sensibilità di così complessi pro– blemi. Sotto questo profilo a me sembra che il I Congresso nazionale democristiano abbia segnato diversi punti al suo ,1ttivo, svolgendo un'opera veramente coraggiosa intesa a mostrare al popolo italiano il volto sociale della D. C. Il partito D. C. ha iniziato, svolto e concluso i lavori del suo I Congresso nazionale sotto l'insegna « Libertas », che è la stessa insegna del partito. Ora io credo che questo vocabolo latino, «·Libertas » in luogo dell'usuale vocabolo di nostra lingua, 1110n voglia stare a significare una particolare libertà: la libertà di una fazione o di una confessione - quest'ultima sul terreno politico finisce sempre in fazione -, ma voglia •significare la vera libertà, quella che è .nostro quotidiano .travaglio. Ali'esercizio di questa libertà, che è la quotidiana con– quista di ogni uomo, nel suo particolare; nella •lotta politica e 111ellemanifestazioni della fede religiosa; all'esercizio di questa libertà chiunque può assumersi I.alta missione di edu– care J cittadini, ma nessuno può assu(fersela in modo esclu– sivo: nessuno che voglia chiamarsi democratico, quale che sia l'attributo ~elto per qualificare la sua democrazia-;' ERNESTO BAiiANELLI/ I j

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