Lo Stato Moderno - anno III - n.10 - 20 maggio 1946

LO STATO MODERNO 223 derati ancor più pericolosi allorchè &embrano meno conse– guenti, meno aderenti a quei loro presupposti ideologici. E' chiaro, pertanto, che non può essere soltanto una questione di concorrenza elettora.Je ad alimentare il contra– sto tra la D. C. -ed il P. C. I., anche se dj fatto l'imminenza della grande prova elettorale contribuisce indubbiamente a dare toni più vivaci alla polemica. Io credo che l'esame deboo essere assai più approfondito; credo che non sia nep– pure sufficiente soffermarsi sul piano ideologico: sul piano che ci presenta ria secolare antitesi tra il materialismo wa– lettico - il più « abietto materialismo », ha scritto padre Lombardi, e Jo spiritualismo cristiano della trascendenza. Perchè su questo stesso piano i demooristiani non possono non scontrarsi anche con i socialisti: coi quali •tuttavia - come vedremo più avanti - non sarebbero in realtà del tutto alieni dall'accordarsi. Del resto ogni partito ispira Ja iua condotta a dei presupposti ideologici, che possono essere antitetici a quellj cui s'ispira l'azione di altri partiti senza pregiudicare irrirnooiabilrnente ,le reciproche relazioni sul terreno della concreta attività politica-. Forse i presupposti ideologici del ,partito liberale, che traggono la 'loro origine dal giusnaturalismo illuminista, non .sono sostanzialmente aJ– l'antitesi con quelli della D. C. che si cichiamano al giusna– turalismo neotomista? Solo apparentemente neotomismo e il– luminismo sembrano conc.iliarsi in una concezione politica giusnaturalistica: irr realtà essi muovono da pxesupposti del tutto antitetici. E noi sappiamo che questa antitesi ~ma a manifesmrsi ineV:itabilmente in certi punti tradizionali di fri– zione: fo Stato laico, Ja scuola laica e via dicendo; ma ciò non toglie che vasto sia il campo su cui possono incontrarsi liberali e democristiani, nell' az!ione politica di ogni giorno, anche senza essere premuti da un ,pericolo che insieme I.i mi– nacci. E penso che vasto possa pure essere il campo per una analoga coHaborazione tra sociaiisti e ·democristiani: non credo che altrettanto si possa dire nei confronti dei comunisti. I comunisti - e quando dico comunisti intendo co'loro per i qooli il ,lenirùsmo è il conseguente àutentico sviluppo del marxismo (fa definizione non è mia, ma è derivat'll dalla defjnizione che Stalin dà del .Jeninismo)-; i comunisti, adun– que, credono che l'emancipazione del proletariato comporti una nuova integra-le concezione della vita e del mondo. Nuo– va, perchè essi credono che l'emancipazione del proletariato possa attuarsi sol,ta11to,attraverso una netta frattura tra il mondo borghese e la vera civiltà ,proletaria; possa attuarsi soltanto attraverso il totale annientamento w tutte le sovra– strutture sociali di quel mondo decadente che ammorba, con i suoi fetidi miasmi, questa travagliante epoca di transizione. Ora chiunque comprende che, per un comunista che sia co– sciente della missione dalla storia affidatagli per il fatale compimento della lotta.di classe che ha alienato la vera, '1a sola umanità di coloro che giacciono in catena e .che vo– gliono vivere la loro "1itaspezz=do fino all'ultimo anello del– l'ultima catena; chiunque comprende che, per il comunista che sia cosciente di questa altissima miss.ione di cancellare secolidi onta e di miseria, non è possibile conoscere che una verità, quella rispondente alla causa per cui è stata votata la sua vita, anzi tutta -la sua generazione nei suoi uomini più forti e consapevoli; non è possibile -accettare che una sola morale, quella ohe ,giova a quella stessa causa. Egli è il com– battente animato dallo ,spirito deH'arcangelo ·che fotta per il bene contro il r.nale, per la luce contro ;le tenebre. Noi sappiamo che qua.sta non è retorica. Noi sappiamo che lo spirito di sa'irificio dei militanti comunisti ha stupito non soltanto i loro avversari, ma ,pure gli occasionali ~lleati della lotta clandestin?; noi sappiamo, ad esempio, che il par– tito comunista francese è chiamato il « partito dei fucilati » e che è· proprio il sacrificio di decine di mflliaia di giovani a dare ~ii a<l partito comunista francese un così a•rande prestigio, quaii che possano essere ,le accuse a lui ~ivolte per la sua condott'll nei mesi che precedettero i~ 21 ~ugno 1941. Ma un cotal spirito w sacrifacio può essere ,-aggiunto nella lotta anticapitalista soltanto se il militante comunista si è convinto che .J' avversario della classe prolet'llria non è so>ltanto il suo nemico che combatte al di là della barricata e la cui morte è il pegno della sua vita: ma che quegli è addirittura l'incarnazione dello spirito del rnale, cieco stru– mento del maligno - il capitalismo - che lo ha dannato per servirsi di lui allo scopo di ribadire la schiavitù dei pro– letari, di coloro che soffrono, di coloro che soli hanno una dignità umana, che soli sono uomini. Un poeta comunista, Elio Vittorini, ha scritto un poema in forma w romanzo su cui ha segnato un titolo terribile: « Uomini e no ». Oli uomini sono i proletari, che soffrono sotto la schiavitù capitalista e che ancor più soffrono perchè vogliono liberarsi da essa ed in questa fotta ritrovano ed esaltano la loro umanità. I loro nemici, i foro avversari non sono uomini. Nel volto di un partigiano caduto Vittorini oo– glie tutte le sfumature dell'umana sofferenza, deH'infinito dolore degli uomirù dal giorno che per la prima volta furono ribadite le catene della .loro schiavitù; nei corpi esanimi dei suoi avversari vi è solo la indifferente immobilità della ma– teria: e neppure, perchè la materia, quando è impura e laida, non è nemmeno indifferente, è schifosa. Le spoglie dei ne– mici del proletariato offendono ancora con fa ,loro impurità, anche dopo la morte di chi tentò soffocare fa dignità umana. Non so se mi è .riuscito far intendere il profondo signi– ficato dello ,spirito eroico che anima i veri militanti comuni– sti, qual' è ,la loro Weltanschauung, 1a loro concezione della vita e del mondo; ma, chi ha compreso questo, può iben in– tendere il vero valore rivoluzionario di un'ideologia che deve concellare venti secoli di tradizione cristiana come una sem– plice sovrastruttura sociale di un mondo che sta per finire. Io non so - non sono profeta - se il messaggio comu– nista, nella concezione leninista, avrà innanzi a sè venti se- · coli di storia, come li ha avuti il messaggio cristiano; ma so che chi ha letto le opere di Lenin ha sentito il grande pathos del suo avverùrismo redentore. Dopo quanto si è detto, appare del tutto superfluo in– dugiarsi a considerare le .ragioni tattiche che possono avere indotto De Gasperi ad irrigidirsi sempre più nel suo atteg– giamento anticomunista. Ma una cosa è importante avver– tire: i delegati al Congresso democristiano sono Timasti essi stessi sorpresi dalla crudezza con cui il loro segretario poli– tico ·ha impostato il problema delle relazioni coi comunisti e non sono mancate voci, anche autorevoli, insorte per av– •vertire il pericolo di acuire i contrasti con le correnti social– comuniste, che sono ,le sole - ha detto, per esempio, Scelba - su cui si possa contare per la costruzione dello Stato de– mocratico. Bisogna migliorare i nostri rnpporti - altri ha ha avvertito - con i soci!!!listie con i comunisti, tanto più che la classe lavoratrice si lascia sempre più influenzare dal marxismo e Ja vera forza della D. C. è commisurata all'in– fluenza che può avere in mezzo alle classi ,lavoratrici. Questi congressisti -hanno dimostrato di non apprezzare a sufficienza la definizione che De Gasperi ha dato del par– tito D. C. come partito « solidarista »; o meglio hanno rive– lato la preoccupazione che tale definizione possa non avere grande presa tra le masse lavoratrici. Nella sua replica, il segretario politico, mentre ha riaf– fermato risolutamente tutte le riserve che debbono ispirare la condotta del partito di fronte ai ·comurùsti, è però sceso ali' esame delle diverse questioni che occorre appianare prima di giungere ad una più stretta collaborazione coi socialisti. Anzitutto Jl problema· costituzionale, con particolare riguardo al sistema parlamentare unicamerale o bicamerale, inoltre il problema della scuela, quelle Qe} èivenie; l'a•c•ntramo11w

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