Lo Stato Moderno - anno III - n.10 - 20 maggio 1946

LO STATO MUDERNU roccate ... Le date di abbandono sono ~e seguenti: 160 da oltre 20 anni, 206 da 5 a 20 anni, 134 da meno di 5 anni, il che climoslrn come la fuga degli abitanti della montagna, si sia enormemente aggravata in questi ultimi tempi ». Le cifre e gli esempi che abbiamo raccolti ed illustrati ci dicono che lo spopolamento delle montagne è una realtà, la quale dipende soprattutto da fattori economfoi. Quali 50110 questi fattori e• perchè agiscono in questo 5enso? Li elen– cheremo pertanto brevemente: 1) Il primo di questi fattori è costituito dallo squi– librio sempre più forte che si è sviluppato col diminuire pro– gressivo delle sussistenze e dei redditi (lordi e netti) dei montanari e con il continuo accrescimento delle spese neces– sarie ad assicurare loro la vita elementare, a pagare le merci, i tributi vari, i mezzi tecnici di produzione e i servizi. In– fatti di fronte alla invasione dei prodotti industriali a basso prezzo, al rinvilio delle derrate agricole e all'affluire dei pro– dotti del piano e dei paesi di oltre mare, che ~i verificarono appunto nei decenni dal 1870 al 1890, ebbe luogo un rapido crollo cieli'economia chiusa della montagna. Con le facilità e il poco costo dei trasporti si ebl>ero a disposizione stoffe e tessuti, utensili ed attrezzi a basso prezzo che resero inu– tile il lavoro artigiano locale, i prodotti agrari del pi.ano vennero a costare meno di quelli ottenuti sul posto. Ogni attività montanara divenne rapidamente anti-economica, priva di tornaconto, si svuotù di valore il lungo e penoso la– voro invernale. La montagna, divenuta così tributaria del piano, .si trovò ad avere ben poco da offrire in cambio. L'economia ,alpina era poggiata sulla pastorizia, colle• gata perciò ali'esistenza di un'agricoltura a tipo estensivo nelle pianure dove il bestiame svernava. Con l'intensificarsi del ritmo agrario in pianura, sono venute a cessare le con– dizioni di convenienza alla vendita del fieno al bestiame alpestre, .eosì come il costituirsi di un sano allevamento cli bestiame non consiglia però il suo estivare in montagna. La base dell'economia alpestre è venuta così ad indebolirsi: del tutto transitorio è l'attuale arricchimento di anche modesti allevatori in comuni di r;ezza montagna per la vendita a prezzi maggiorati dei lo o prodotti. non conferiti all'ammasso (cioè borsa nera del burro). 2) L'alterazione che si è andata aggravando cieli'e– quilibrio che deve esistere nel rapporto bosco-prato e pa– scolo-seminativo, cioò negli elementi considerati come fonti principali della sussistenza, ha pure la sua importanza. In genere si ha in montagna un'assoluta preponderanza delle piccole proprietà imprenditrici-coltivatrici con scarse offit– tanze pure coltivatrici che si notano per lo più nei pascoli estivi. Le imprese non sono in genere autonome perchè il magro reddito dei terreni non può ~upplire alle esigenze della famiglia, che pertanto è eo5tretta a ricorrere ad altre fonti integrative di guadagno. Il reddito proviene da ter– reno in proprietà (o possesso) di ciascuna famiglia, per quanto concerne seminativo o prati: però può invece essere assicu– rato dall'esercizio dei diritti di comproprietà o da quelli di uso civico su conveniente superficie, per quanto riguarda i pascoli e i ,boschi che, a loro volta, possono far parte - nel primo caso - di comproprietà (vicinie, regole, consor– telle, ecc.) o - nel secondo caso - di demani frazionali o di beni comunali. Basta che aumenti il numero delle fa– miglie residenti nelle zone, perchè le particeHe di semi– nativo e di prato (e le quote di pascoli e di bosco godute. in• proprietà o per diritti d'uso civico) vengano a ridursi, determinando un nuovo squilibrio. Le distruzioni delle fo– reste aggravarono e completarono i disboscamenti già pre– cedentemente avvenuti sotto la spinta delia pre,$sione demo– grafica. L'aumento de:la popolazione, verificatosi fino dopo la metà del secolo XJX, aveva spinto mo!ti paesi a sacrificare magnifici boschi a favore del prato, del campo ed anche delle vigne fino ad altezze superio,ri a quelle constatate opportune dal punto di vista economico per queste co:tivazioni. E così sulle coste più scos'cese le acque piovane non più im– brig!iate da:Ja protezione arborea presto dilavarono lo strato vegetale, riducendo prati- e campi a pietraie improduttive o a poveri pascoli cespugliati. li carico eccessivo di bestiame isterilì molti pascoli, mentre la prima guerra mondiale deve un nuovo impulso ai disboscamenti. Anche durante l'attuale conflitto si è proceduto a tagli disordinati: ciò ha dato ori– gi,1e ad una ricchezza fittizia in alcuhi comuni. Le conse– guenze deleterie si vedranno, purtroppo, fra alcuni anni. 3) L'esodo delle popolazioni montane è pure stato cau– sato dal.!e pressioni fiscali. I lamenti, che si fanno in monta– gna da tempo, non sono tanto contro l'imposta principale erariale, che è minima, quanto piuttosto contro la congerie dei tributi locali, che i comuni non ricchi debbono riscuotere per sopperire alle proprie spese. Prima dello scoppio del recente conflitto, la tassa bestiame, largamente app:icata, ad esempio in tutti i comuni de:la Val Soana, talvolta rappre– sentava fino al terzo delle entrate effetti<>e:è noto che du– rante la c::impagna per le elezioni amministrative del marzo scorso la sua abolizione per i comuni montani è stata larga– mente predicata come toccasana per i contribuenti a:pigiani. Prescindendo però dalla propaganda elettorale, è stato os– servato che manca nei termini di montagna, pressochè del tutto, la cosidetta « rendita ricardiana ». I terreni di monta– gna, mantenuti in condizioni di coltura e di rendimento solo allraverso l'opera continun, tenace, indefessa cle!l'uomo, per– dono immediatamente questa loro attitudine non appena dal– l'uomo vengano abbandonati. Il reddito dominicale quindi può considerarsi pressochè nul:o in confronto di quello agra– rio dovuto alla diretta opera dell'uomo, per esiguo che que– sto sia. In omaggio a questo principio, a fì~ marzo del cor– rente anno 1946 il Consigilo della Valle d'Aosta ha soppresso la sovrimposta provinciale sui termini siti ad un'altitudine superiore agli 800 metri s. I. d. m. Abbiamo così e:encate le principali cause economiche del:o spopolamento montano. e esistono però anche alcune altre dipendenti dalla vita moderna, per cui il montanaro scende al piano o si inurba allettato dal miraggio non solo di più facili guadagni, ma anche di una vita meno disagiata e da direttive "\(eramente incomprensibili, per non dire idiote, del cessato regime fascista. Si nota infatti che: 1) La fusione di molti piccoli comuni montani, con quelli grossi di fondo va:Ie che ha11no tutt'altre economie e ben diverse esigenze, imposta dai Prefetti e dai vari federaB, ha !)rofondamente urtato i valligiani. Tali aggregazioni (nella sola alta valle di Susa ben 11 comuni sono stati ridotti a fra– zioni) hanno spesso condQtto sensibili incrementi dei tribuni locali ed hanno fatto sì che i demani frazionati fossero ammi– nistrati da Podestà incompetenti, mentre gli abitanti dei Co– muni soppressi erano costretti a recarsi al nuovo centro co– muna!e (distante ~-pessoparecchie ore di cammino per mu– lattiere) per molte delle pratiche che prima si sbrigavano in loco. Inoltre le nomine cli Podestà e Commissari Prefettizi, spesso di altre regioni, corrotti, prepotenti e privi di sensibilità nei confronti delle peculiari esigenze dell'economia montana, hanno avuto conseguenze deprimenti sulle popolazioni, che nelle zone di frontiera subivano continue angherie e vessa– zioni da parte della Milizia confinaria. ~ Le ,leggi scolastiche del 1904 e 1911 - se pure non totalmente applicate - tendevano a sovvenire i Comu– ni che si dimostravano sempre più incapaci a sopportare gli aumentati oneri per l'istrfizione. Ma con la riforma Gentile (R. D. 31 ottobre 1923 e successivo Testo unico gennaio 1925) vennero invece considerate « classificate » soltanto le scuole dei capoluoghi e quelle delle frazioni che avevano un mi-

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