Lo Stato Moderno - anno III - n.10 - 20 maggio 1946

LO STATO MODERNO 231 lia, oltre che per i gravi avvenimenti intercorsi da quella lata), desumiamo .J'a seguente ripartizione della popolazione .taliana in base affaltimetria: • Altimetria sul licei/o N: Comuni Popolazione 1n % dèl mare residente popowz. (milio11i) totale Fino a 600 m. 6.005 39.16 91.09 Da 601 a 800 m. 752 2.47 5.74 Da 801 a 1000 m. 356 0.96 2.23 Olt.re 1000 m. 226 OAO 0.54 Totale 7.339 42.99 100.00 Risulta evidente l'importanza del problema montano, in tuanto aHo stesso è dire1tamente interessato circa il 9 % !ella popolazione italiana. Da una dettagliata analisi del Rondelli sulla decadenza demogr:ifica delle montagne pie– uiontesi (presentata al Congresso del C. A. I. a Torino nel 1928) ricaviamo che i comuni di montagna della catena al- 11inaoccidentale hanno in generale presentato dal 1838 al ,871 un. moderato awnento 1 della popolazione. Aumento che ha tma bru$Ca accentuazione nel 1881 per la modifica av– rnnuta nella tecnica censuaria con la ;;ostituzione del calcolo della popolazione residente o legale: dopo il 1881 si assiste ad una progressiva diminuzione. Anzi per molti comuni le cifre sono in continua discesa dal 1861, per altri la discesa rimonta fino al 1838 (Coum1ayeur). « Tutti j comuni valdostani oltre i 1000 metri, Frassi– neto, Locana, fubordone, Sale Castelnuovo, Traversella e Valchiusella nel Canavese; quasi tutti i comuni della Valle di Lanzo; Champlas du Col, Désertes, Giaglione, Exilles, Melezet, Millaures ... ed altri in Val di Su~a; Bobbio, Pra– gelato, U~seaux f tutti i comuni della Val Cermanasca nel Pinerolese hanno oggi meno abitanti che 100 anni fa ». ella provincia di Cuneo nel 1921 hanno meno abitanti che nel 1838 tutti i comuni della VaHe del Po, meno due, della Val Varaita meno uno, deHa Val Maira meno 5: in Val Grana e Val del Gesso - nomi cari e ricchi di ~icordi della re– cente lotta partigiana - la diminuzione è generale. Stessa situazione in provincia di Vercelh, ove in tutta fa montagna i comwu hanno oggi meno abitanti che nel 1838, mentre anche nelle Valli del Novarese la decadenza demografica è accentuata. Per rendere più evidente il fenomeno abbiamo costruito la seguente tabellina: ' ABITA1'TI Località Provincia ,\ltitudinc Censimento 1936 m.l.j.111. 1848 1921 1936 per 1848 = 100 Carrega Alessanclr. 955 3.334 1.732 1.626 48.8 La Salle Aosta 1.001 2.364 1.898 1.645 65.7 Uersczio Cuneo 1.625 788 273 347 (1) Argentera Cuneo 1.690 402 201 Cravegne Novara 810 510 443 ......... (2) Col San Giovanni Torino 1.117 2.544 99) ......... (2) Corio Canavese Torino 624 6.027 5.475 3.966 65.8 Piedicavailo Vercelli 1.037 2.570 1.2-50 673 26.2 1) Durante 11 regime fascista i <LueComuni vennero tusi in uno solo. 2) Il Comune venne scrppresso·durante 11 regLme fascista. Il fenomeno non è però soltanto piemontese, per quanto in questa regione - che come è noto più d'ogni altra segue l'influenza della vicina Francia - sia più accentuato che altrove. Una indagine fatta su 20 comuni della Liguria ad altitudine variabile dai 400 ai 1000 metri, mettendo a con– fronto i censimenti del 1881 e del 1921, ha posto in evi– denza una generale diminuzione, cui fa riscontro un limi- lato aumento in pochi comuni. La diminuzione media fu del 25 o/o: da rilevare ,particolarmente una conl!razione del 50 o/o del numero degli abitanti a Crocefieschi ed addirit– tura del 70 '7c a Savignone. Meno accentuato è il fenomeno nelle zone montane della Lombardia: si nota qui però generalmente un awnento degli abitanti nei comtmi di fondo valle, ove sono sorte delle industrie, mentre si osserva una contrazione per i comw1i più alti, cioè veramente alpini. Vi sono pa~i della Val Se– riana che hanno perduto il 20 c fino il 42 % delle doro popolazioni, come Oltressenda Alta: Clusone ha visto dimi– nuire il numero dei suoi ahitanti del 28 % dal 1901. In Val– tellina e nella zona dello Spluga (Sondrio), l'aumento della popolazione montana è continuato fino al 1901 e da quel– !' epoca è cominciata la stasi ed il regresso. Diverse sono le condizioni demografiche del Trentino, dell'alto Adige e del Cadore. Qui hanno agito in senso con– troproducente la influenza favorevole della grande ricchezza boschiva, del largo sviluppo ciel turismo e in genere delle migliori condizioni dell'.igricoltura montana. L'attuale guerra ha però sconvolto ora l'equilibrio economico di quella zona: il turismo poi, totalmente cessato, e;a costituito in preva– lenza da tedeschi, che per un lungo perlodo più non com– pariranno. Si de\'e pertanto presupporre un'estensione pros– sima anche a questa zona del fenomeno della decadenza demografica, che già si palesava negli· anni successivi alla prima guerra mondiale nella parte alta delle due provincie montane di Belluno e di Udine. Anche le zone appenniniche presentano pure i loro pro– blemi, se pure con notevoli caratteri differenziali per diffe.. renze ambientali facilmente intuibili, diversità sociali e di– versità infine _nella costituzione dell'azienda agraria. Gli ul– timi avvenimenti bellici hanno anzi talmente accelerato il normale fenomeno dello spopolamento da renderlo patolo– gico e dannoso: l'evacuazione delle popolazioni del teatro delle operazioni militari ha avuto conseguenze catastrofiche nelle zone dell'Appennino Tosco-Emiliano, ed inoltre dal lato sociale i profughi tendono ad awnentare ed a rendern ancora più ,preoccupante il fenomeno della pletora dei brac– cianti nella Valle Padana. Co1111essi al fatto statistico dello spopolamento, altri fe– nomeni attestano d'una vita socialo abnonne e malata. Con– statiamo infatti che: 1) Ja ,popolazione presente è sempre molto al disotto della residente. Nelle vallate alpine piemontesi è stato ac– certato uno squilibrio fra la popolazione residente e quella presente variabile dal 18 al 22 %. 2) L'emigrazione che allonmna dal paese i giovani e le ragazze da marito, fa declinare fortemente la percentuale dei matrimoni per ogni mille abitanti. Di fronte ad una nu– zialità media italiana di circa '1'8 per mille, si registrano h1vece negli alti comuni della Valle d'Aosta e del Cana– vese la media del 6 e anche del 5 ,per mille. 3) Egualmente .la natalità è ridotta, pur con alter- native variabih di anno in anno e da paese a paese. . Di fronte alle medie italiane di circa il 24 % negli anni che precedettero la guerra di Mussolini, si rilevava nei CO· muni montani piemontesi una media del 18 per mille, con– traendosi in alcuni centri alle basse medie caratteristiche delle grandi città, del 16 e addirittura del 13 per mille. 4) Sempre ,più frequente si verifica il caso di caso– lari, gruppi di case ed intere frazioni deserte, con le case in rovina e • La sola vaHe di Susa - si leggeva in una re– lazione presentata al Primo Congresso Piemontese di Eco– nomia Montana - ha oltre 300 case abbandonate, 200 i' Alto P·inerolese, 100 le alte Valli di Lanzo. Di queste c3:se 110 sono ancora abitabili, 151 in mediocri condizioni riattabili con forti spese. 9,5 in cattivo stato e 244 completamente di-

RkJQdWJsaXNoZXIy