Lo Stato Moderno - anno III - n.10 - 20 maggio 1946

230 LO ~TAT@ MODERNO CHIOSEAL CONGRESSO DEL PARTITOD'AZIONE Frw1co Rodano nel numero di marzo di Rinascila - rivista quasi ufficiale del partito comunista - ha scritto 1111 noteoole, anche se non tutto acuto e 11011 tutto bene infor– mato, articolo sulla crisi del partito d'Azione seguita al Con– gresso del febbraio. Egli distingue nettamente le due correnti che conoioe– vano nel partito d'Azione e identifica l'una con la tradizione di Giustizia e Libertà (sarebbe stato opportuno aggiungere « parigina », perchè nwlti • gli&li.11ti » italiani si sono trooati fra i capi dell'aitra frazione) 'e definisce l'altra tendenza « di ck– mocrazia normale ». Lasciamo andare la infelice imprecisione dell'aggettivo «normale» (molto meglio allora prendere in prestito dal Saloatorel/i la definizione di « denwcrazia inte– grale») e aggiungiamo invece che le ragioni frwolutive della tendenza giellista di fronte alla nuova situazione creatasi dopo il 25 ap;ile, sono viste con sufficiente nettezza. Non sotto– scriveremo in tutto la affermazione che G. L. rappresenti esclusivamente « /'immediato ed acritico contraccolpo» del fascismo sopra la piccola borghesia, in. cui. si vuole ricac– ciare ad ogni costo Rosselli. In realtà questo secco e sche– matico modo di vedere è tipico frutto di quel certo burban– zoso e sussiegoso tono comunista che, stranamente, mentre parte, in dichiarata coscienza, da un punto di vista classista, e dunque per definizione parziale, contraclclitoriamente poi presume di possedere sdi:o, come dice il Rodano « maturità larga, consapeoolezza critica, piena comprensione della strut– tura classista della società ». Non accorgersi che la crisi rus– se/liana è oggi la crisi di tutto il socialismo europeo, che in Rosse/li c'era il preannuncio (e graçe torto della si11istraazio– nista era quello di fondare una politica sul preannuncio 'di una crisi) del dramma che investe oggi non la definizione - che è cosa scolastica, - ma la f1111zio11e - che è cosa politica. - dei partiti socialisti, per vederci solo « il contrac– colpo » delle classi medie e forse come un metereologo che scambi un acquazzone d'autunno con una pioggiarella pr·i– maverile. _ Tuttaoia, come abbiamo già accennato, è merito del Rodano avere intuito, come da tanto tempo avevano capito « i denwcratici » ciel partito d'azione, che la base « rosse/– liana » era veramente troppo angusta e soprattutto ancora troppo incerta e grezza e troppo impaniata nella incipiente crisi del socialismo, pet' poter offrire una ageoole piattaforma ad una disinvolta azione politica in questo tremendamente complesso dopo-guerra. Nè le postille « calogerianc » erano e sono di tale na– tura da rimediare alla eoidente insufficienza dellu posizione iniziale dei «sinistri». Meno felice, e meno informata, ci è parsa la parte del– l'articolo del Rodano riguardante la tendenza da lui definita di « democrazia normale ». A parte la ingiustizia del solito e ormai ristucco attacco a La Mal/a come l'uomo soltanto del « fine gioco politico » e della manovra diplomatica, il Rodano non ha neppur sospettato la esistenza dell'approfon– dimento salvatorel/iano .e di tutto il movimento « demacra– tico » del partito d'Azione che, facendo centro a Milano, si è esteso un po' 11er tutta l'Italia Settentrionale. C'è ormai ben precisabile tutta una tendenza democratica che si rifiuta di lasciarsi incapsulare in una semplice politica dei ceti medi, e che, forte della propria concezione « elastica » del clas– sisma, elasticità doouta a quella rivoluzione borghese di cui ancora i classisti tradizionali non hllnno purtroppo compreso la enorme portata rivoluzionaria, assiste tranquilla. alla. evo: luzione metodologica del partito comunista e allo spasmo del partito socialista. E per chiudere, un cordiale consenso e un aperto dis– senso. Il consenso è laclclove il Rodano scrive, che co11 il naufragio del partito d'Azione • si apre un vuoto netto nello schieramento democratico che bisogna colmare». E' quanto era stato e/a noi avvertito prima e all'indomani del Con– gresso, ed è il lavoro al quale anche questa rivista si è accinta. Il dissenso è nella valutazione del distacco « ... Il gesto di Parri, quel suo ritrarsi all'ultimo momento, moralistico, chi.'lciottesco, quasi incomprensibile, è veramente il suggello sull'esperienza di incapacità politica del partito d'Azione ». La punta secca stilistica è pericolosa in politica. Pensi un po' il Rodano che gustoso ritratto ci sarebbe da fare col giolittisma di Togliatti, accomodante e prefettizio, clerico– moderato e sovversivo quanto basta per far ragionare i grossi industriali! Ma questi sono scherzi, leciti a patto che non si scambino per cose serie. Niente chisciottismo e niente maralismo, ma meditato e con altri convenuto gesto politico. Gesto che dà la misura di una « élite » dirigente. Misura che oggi taluno ramma– rica che sia mancato al partito socialista e che, chissà, fra non molto, potrà essere rlecessania arJCM ol .partito cmntmisf:a .. Non basta la disciplina per risolvere i problemi. M. P. Aspetti e cause dello spopolamento montano Durnnte la passata dittatura mussoliniana, si fece un gnn parlare dello spopolamento montano, fenomeno che in particolari regioni ha assunto caratteri addirittura preoccu– panti, ma che non è però soltanto un fenomeno italiano .. Il problema è stato arnpfamente trattato, a~i 6pe.sso - bi– sogna obbiettivamente riconoscerlo - con competenza e serietà: ne fanno fede la raccolta di studi e monografie edita a cura dell'Istituto Nazionale di Economia Agraria su « Lo spopolamento montano in Italia». Tuttavia, date le direttive prevalenti a:llora, il fenomeno era considerato sotto il punto di vista della campagna de– mografica e dei corollario susseguente delle deficienze ve– rificatesi nel reclutamento <:!elle truppe alpine: « Una sta– tistica degli ultimi 15 anni 5uJ rnclutamento nei battaglioni dei quattro· Reggimenti alpini piemontesi » scriveva nel 1930 il generale li:tna « ha dimostrato che il contingente di veri e prpprii montanari provenienti dalle montagne va ogni anno diminuendo in misura ,sensibilissima, che varia a ,seconda delle vallate e dei paesi da1 40 -al 50 % ; media che va cre– scendo fino a raggiungere 1'80-90 % man man.o che si rife– risce a comuni più 4ontani d~i centri principali delle val– late e situati a maggiori altitudini ». La realtà vera è che con la diminuzione dei montanari diminuisce pure la quantità degh armenti, -langue fa pasto– rizia: col degradamento colturale e col disboscamepto sor– gono poi dei problemi, di importanza non solo foca½e, ma attinenti anche le pia11'Urevicine per il dfaordine che si determina nel regime delle acque. Dai dati sull'ultimo censil}lento del 21 aprile 1936 (dati in parte superati per l'incerta sit1,1azionedella Venezia Giu-

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