Lo Stato Moderno - anno III - n.10 - 20 maggio 1946

LO STATO MODERNO 233 nimo di bimbi obbligati all'istruzione elementare in nwnero superiore a 40. Dove questo nwnero non era raggiunto, si do– vettero, secondo il legislatore fascista,. istituire scuole prov– visorie, purchè il numero dei frequentati non fosse inferiore -a 15, scuole che però venivano chiuse per legge se per un biennio il numero degli alunni era minore di 15 e quello dei promossi minore di 10. Il filosofo Gentile non sapeva che, a differenza dei comuni e delle frazioni di pianura con popo-. !azione numerosa, i comuni e lè borgate di montagna con– tano pochi bambini obb!igati alla scuola: così nella sola alta valle di Susa -sono state soppresse o ridotte provvisorie dal regime fascista ben 26 scuole: 3) L"assistenza sanitaria è quanto mai deficiente, per– ~hè un medico solo deve talvolta servire comuni e frazioni ;l1o!to lontane fra di loro, con strade disagevoli, attraverso ;!Olleimpervie, specialmente nella stagione invernale. L'assi– utenza ostetrica versa per gli stessi motivi in tristi condizioni ~on quali gravi conseguenze è facile immaginare: non è raro il caso di trovare donne che ebbero 10 e 12 figli, dei quali due o tre solo viventi e gli àltri morti in tenera età. Non esistendo-industrie, nella maggioranza dei comuni gli abi– tanti non ,godono pertanto dei benefici del regime mutuali– stico. Altri gravi prob:emi dipendono dall'eccessivo fraziona– mento delle proprietà (ad Arvier in Val d'Aosta un ettaro di orto è diviso fra più di 1000 proprietari, mentre nella mon– tagna novarese abbondano pezzi di terra di 8-10 mq.) e dalla deficienza delle comunicazioni stradali, aggravata or_a dalla impossibilità in cui versano quasi tutti i Comuni di mantenere in efficenza ]e strade già esistenti per lo squilibrio dei loro bilanci. Saprà la nuova Italia democratica andare finalmente in– contro alle necessità con una legislazione organica e prov– vedimenti adeguati delle zone· montane? E' questo l'inte.rro– gativo angoscioso che gli alpigiani, tanto benemeriti della lotta per la resistenza. si pongono in vista della prossima Costituente. GIANDOMENICO COSMO ARRIVEDERCI, MlSl'ER LASKI! Hamkl Laski è ve1wto in Italìa a mettere un po' di pace tra i rissosi socialisti italiani. Ha fatto una carezza ai destri, ha dato un buffetto ai sinistri. Tutti ne sono rimasti contenti.. Nenni e Saragat, ognuno pe·r conto della propria tendenza, ha11110 interpretato favorevolmente le dichiarazioni politiche del presidente del partii.o laborista britannico. No– tisi bene: brita1111ico; perchè qui voglio proprio sottolineare alow1e dichiarazioni di Laski: dichiarazioni -cli camttere eco– nomico, che hanno scarso sapore laborista, mentre 11e han– no, invece, uno britannico molto ac.re . E' troppo vero che, gratta gratta, sotto il rosso di un laborista inglese si trova sempre il bianco (o, a scelta, un altro qualsiasi colore meno candido) degli interessi imperiali. Dunque a Rom'n Laski ha dìseg~o le finee di una fecwrazume -eocmo-miC(l e-iiropea. Benissimo. Nessuno più e/i. noi è sensibile alla necessità di rompere le assurde barriere che intralciano, per non dire ·impediscono, su questo tormen– tatissimo continente, il I-iberoscambio delle merci, degli uo– mini e dei capitali. L'Italia ha fatto dell'autarchia. E' vero. Ma più a parole che a fatti, come al solito. E poi, intendia– moci; l'autarchia non è stata solo un male it.aliano. Anche inglese. Tutt-i ricordano quel tale articolo di Keynes in cui l'autarchia era descritta come l'arrivo logico di ruw sviluppo i11 atto dell'economia mondiale. Ma, ahimè: noi ci faroia,no deUe iUusioni. uisl..--i,da buon laborista inglese, ripudia il laisser faire, rlaisser passer dei bei tempi andati. Si è evoluto. Ed è perciò contrario alla cost.ituzio11edi un unico mercato europeo, senza barriere do– ganali, senza accordi valutari, senza supervisione dall'alto dell'entità degli scambi. E' favorevole, invece, ad accordi di carat.tere commerciale, industriale, finanziario, tecnico e così via; accordi in grado di permettere scambi multilaterali che, pur essendo rigicù1mente controllati dall'alto, risultino favorevoli per tutti. E' perciò contrario agli angusti scambi bilaterali. Come s'accordano queste avversioni e queste preferenze con la tendenziale politica degli. Stati Uniti verso un più generoso libero scabismo? Non s'•accordano, si capisce bene, La G,·an Bretagna d'oggi, anche per bocca di uno dei suoi. p_oliticipili rappresentativi, ripudia ·ilsuo passato libero scam– bista e si dichiara favorevole ad accordi di compensazione multilaterali; nel ca.,o particolare .ad accordi europei. Tende, dunque, ad ulUI druttur• e,-,.omica che n•n 11up/e inie' rirsi in quella internazionale ma -vuole « autarchica·mente » (diciamo pure pane al pane e vino al vino) mantenere una struttu-ra imperiale, separata da quella mondiale. Ma v'è cli più: accordi di compensazione multilaterali presuppongono un centro -dove le paitite vengono liquidate. Laski 11011 l'ha deito: ma tutto il suo djsicorso lo l'ascia in– tendere. Londra, che si è lasciata soffiare ih comando finan– ziario del mondo, è lì ·pronta ad accogliere questo surrogato e/i.comando. Tutte le compensazioni dovrebbero passare P.er Londra. Così Londra lucrerebbe gli utili di intermediazione non solo dei commerci tra i vari paesi europei ma anche gli utili d/ quelli tra il continente europeo e gli altri conti– nenti. La solidarietà economica europea, dunque, vista in funzione degli interessi inglesi. Ora questi discorsi non ci giungono nuovi. Li abbiamo già sentiti quando i corifei del Lebensraum tedesco parla– vano di una solidarietà europea che doveva fare capo a Ber– l-ino. E non furono soltanto progetti. La Germania, con la forza delle armi, impose una stanza di. compensazione ber– linese, attraverso la quale passarono, per qualche tempo, le liquiclazioni degli scambi continentali. Ed allo stesso modo che allora molti di noi posero in guardia contro_il pericolo di una tale politica economica, così adesso, più apertamente, vogliamo ditie che le proposte di Laski r.1ilasciano m.ol.to freddi, per non dire ostili. Non dimentichi la Gran Bretagna che le tredici colonie nord-americane a siw tempo si ribel– larono proprio perchè la madre patria voleva loro imporre 11110 struttltra economica contraria agli interessi del loro po– tenziale sviluppo. L'Italia e gli altri paesi europei, se presentano intrin– seche possibilità di espµnsione iewnomica, non lum(.IO biso– gno della tutela londinese. Preferiscono affrontare sui vari mercati mondiali la concorrenza intemazionale. Aiutati, se sartÌ necessario, come sarà necessario, dagli Stati Uniti. Aiuto tli cui anche la Gra,i Bretagna /,a assoluto bisogno: e il recente prestito di 4400 milioni di dollari 11efp. fede. Non voglio far la questione più grande di quel che in effetU 110,i sia. Discorsi e dichi(irazioni Laski ne ha fatti parecchi. Quelli poUtici non ci toccano, in questa ~de. Ma quelli ~onomiçi, sì. -Perciò -al pnesid;ente del partito lobo– rista « britannico • diciamo cordialmente: arrivederci Mister Laski: abbiamo capjtol L. L.

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