Lo Stato Moderno - anno III - n.4 - 20 febbraio 1946

78 LO StATO MODERNO chiedono più doti di popo:are buon senso che conoscenze scientifico-giuridiche, perchè amministrano la giustizia con criteri di mera equità ed hanno funzioni conciliative oltre che giuridiziona:i: cioè i giudici concwiatori. Semprechè natural– mente tali giudici vengano mantenuti in un nuovo ordina– mento, dato che le loro funzioni e la loro reale uti:ità sono variamente apprezzate e spesso fondatamente criticate. Quindi l'affidare la sce!ta ad un corpo elettorale è poco opportuno. Ma al:ora, si dirà, lasceremo ancora la nomina dei giudici al potere esecutivo, che potrà, attraverso tali no– mine e il successivo contro:Jo de!la carriera dei magistrati, esercitare una velata ma potente interferenza nel potere giu– diziario? A nostro giudizio l'unico sistema per svincolare l'Ordine giudiziario sia dalle interferenze del governo che dalle pres– sioni di un corpo elettora:e sarà attuato dalla sbelta dei giu– dici a mezzo di cooptazione: sarà cioè lo stesso potere giu– diziario che sceg:ierà a mezzo di CQncorsi i candidati che senza nomine od investiture dì ·organi estranei, saranno am– messi al:' esercizio del potere giurisdizionale. . Il problema qui solo sfiorato, offrirebbe campo a discus– sioni e ad approfondimento. Ci basti l'averlo accennato. ANTONIO DONATI LA RICOSTRUZIONEDILIZIA Qui s'mtende parlare solo deHa ricostruzione edilizia, cioè deHe case di abitazione: non di quella industriale, nè dei trasporti, nè dei beni strumentali in genere; ,ricostru– zione che, in !inea teorica, dovrebbe precedere quella edilizia. La casa è un bene di consumo. D'accordo. Ma, ne!la situazione attuale, essa partecipa delle esigenze dei beni strumentali, perchè la mancanza e deficienza dell'abitazione può ridurre non poco ,le facoltà produttive dell'individuo. Chi non ha ca-sa, e deve continuare a far fo « sfollato », o coabitare in modo scomodo con altri, non rende quanto po– trebbe. La ricostruzione edilizia è urgente quanto le altre, per– fino quanto - sembra impos,sibile - la ricostruzione monte. Qui si lascia poi da parte l'aspetto propriamente tec– nico della questione - la pianif.icazione nello spazio e nel tempo, i modi di costruzione e ,simili - e la si esamina solo dal lato pratico-economico. Sarebbe troppo lungo fur la storia de!la questione o la critica dei provvedimenti legislativi - è necessario dire che questa critica sarebbe una condanna? - o dire le varie ragioni perchè finora non s'è. fatto nuHa: o esporre dati statistici, ahimè, incerti e contradditori. Ci ,limitiamo a delineare le direttive di una ,soluzione concreta, di un programma che può, e subito, e senza ag– gravi -diretti per fo stato, esser posto in attuazione. Premesso, per ,amor di sistema, che il piano economico della ricostruzione edilizia dev' esser prewsto ,in funzione del piano complessivo della ricostruzione nazionale, il pro– blema che primo si pone è quello di predisporre i mezzi occorrenti. Dove e come trovarli? Affermiamo subito, chiedendo scusa ai lettori di enun– ciare una lapa:issiana verità, che questi mezzi non possono ~scice che dal risparmio, e dal risparmio reale, non mone– tario. I biglietti da mille, che attendono in svariati nascon– digli il cambio della moneta, non servono a nulla per la ricostruzione. E nessun miracolistico intervento di stato, a cui tanti pensano, può creare dei veri capitali. Occorre che il r4sparrnio ci sia, o si formi, se non c'è. Occorre che il piano economico contempli anche il modo di mantenere e accrescere e rinnovare questo risparmio. Ora come averlo, 'dalle tasche di chi prenderlo, code– sto ca,pitS:e? Coattivamente, cioè attraverso lo stato, o sol– lecitarlo ad un afflusso spontaneo? E, avutane la disponi– bilità, come convogliarlo alla ricostruzione m modo che dia il massimo frutto? Se la proprietà privata rimane una delle istituzioni fon– damentali dell'ordinamento sociale, se la giustizia non de– v'esser vana pMola, non si può negare l'equità del prin– cipio che la collettività debba risarcire al singolo' i danni di illerra. E, poichè le ~ si debbono •in oi'ni modo r.ico- o struire, sarebbe iniquità darne la proprietà ad altri prima che non ai vecchi proprietari; darla poi allo Stato, cattivo amministratore per antonomasia, sarebbe un'iniquità e un errore. Non solo, ma si deve valersi degli stessi proprietari per la ricostruzione, dando ad essi l'impulso a <ricostruire. Il primo nucleo del capitale dovrà dunque essere costi– tuito dai risarcimenti. Ma l'Erario non può versare, così mgenti somme per cento e una ragioni; Ora, -dato clie l'ammontare dei danni edilizi è una pic– cola frazione del totale valore della proprietà immobiliare, (le statistiche sono incerte, per la tendenziosità delle de– nuncie, ma è appurato che questa frazione può variare dal 4 all'8 % ), si può prelevare dalle proprietà indenni il capi– tale occorrente ai risarcimenti e versarlo a quelle sinistrate, con obbligo di impiegarlo nella ricostruzio.l')e. Ci sembra equo sancire il principio della solidarietà fra i proprietari immobi'.iari, come fu fatto, fin dal 1940, in altri paesi, con mutue assicurazioni obh:igatorie: e altrettanto equo lo stabilire che la proprietà immobiliare, la quale si è sottratta alle con– seguenze dell'inflazione, contribuisca, più di altre forme di proprietà, alla ricostituzione del patrimonio nazionale. Ma affinchè le proprietà indenni possano sopportare la grave falcidia occorrente, occorre - poichè le imposte, an– che straordinarie, si pagano coi redditi - ridare un reddito alla proprietà. Necessario quindi lo sblocco, che per ragioni di equi– librio sociale dev'essere graduale, ma con un programma certo e irrevocabile, degli affitti. Così si toglieranno anche molte inutili sperequazioni, quali ad esempio l'assurdità che proprio quel disgraziato che ebbe di-strutto l'aJ:oggio deve ass_oggettarsi a pagare carissimi affitti per appartamenti ri– costruiti o riparati, E così si <ridarà al capitale la -fiducia · nell'investimento immobi:liare, quella .lìiducia la cui man– canza non è l'ultima causa della stasi attuale deUe iniziative. Il primo nucleo del capitale occorrente sarà dato dai risarcimenti, prelevati coattivamente dalle proprietà indenni, e versato a -rate fisse per un certo numero di anni, a quelle sinistrate. Ma questa fonte sarà insufficiente perchè, anche se l'indennizzo fosse totale, la spesa di ricostruzione è mag– giore del valore distrutto, trattandosi di ,fare edifici nuovi in luogo di case vetuste e perchè occprre costruirne di più, per colmare la conseguenza della stllsi"• 'f<1ilizia <lei quin– quennio; tutto il resto del capitaie si" d~è attingere dal ri– sparmio volontario, allettandolo con .[,-vorevoli irimun~razioni, e con la garanzia reale offerta daITe costruende proprietà. Contemporaneamente sarà qpportuna una politica di limitati saggi di interesse a tutti gli investimenti, in modo da din_iinuire il costo di finanziamento della produzione del

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