Lo Stato Moderno - anno III - n.2 - 20 gennaio 1946

LO STATO MODERNO 29 mento regionale. Ma se ricerchiamo le ragioni di questo mo– vimento innegabile, vepremo che dçrivano da una naturale reazione al soverchio accentramento statale e burocratico attuato da1 fascismo, per cui nulla doveva esistere se non nello Stato e per lo Stato. Se si vuole quindi soddisfare a questa aspirazione verso l'autonomia e il decentramento, non ci si può rivolgere con– tro le provincie, che furono anch'esse vittime, non colpevoli, Ji quella tendenza accentratrice e sopraffatrice, e sono ac– canto al comune fondamentali elementi di vita autonoma e decentrata, nia bisogna invece creare nuovi organisl)1.Ì di decentramento statale. L'ordinamento regionale deve perciò costituirsi, non a ,vese delle provincie, ma a spese dei ministeri, sottraendo a questi organi, dove si sono fin qui accentrati tutti i po– teri, molte delle loro attribuzioni. Il Consiglio Superiore dei Laevori Pubblici, il Consiglio Superiore di Sanità, il Consi– glio Superiore dell'Istruzione Pubblica, la Commissione cen– trale per le finanze locali, devono cedere i loro poteri o la maggior parte di essi, a Consigli Regionali, costituiti non solo da elementi burocratici ma da elementi elettivi scelti in luogo. Questi Consigli Regionali più prossimi alle località e formati da elementi locali, potranno con molta maggiore competenza e rapidità trattare e risolvere i problemi inte– ressanti la regione. Il controllo sugli enti locali, da ridursi agli atti fon– damentali. cfovrà lutto svolgersi non più attraverso i mini- steri, ma attraverso organi regionali. La 'finanza locale, da separarsi nettamente da quella stata-le, dovrà affidarsi alla esclusiva 90mpetenza di uffici regionali. Le grandi Casse Pensioni oggi accentrate a Roma presso la Cassa dei Depositi. e Prestiti (Cassa Impiegati e Salariati Enti Locali - dei Sanitari - dei Maestri elementari ecc.), devono dar luogo a Casse Regionali più prossime al luogo di residenza dell'interessato il qua.Je oggi deve atten– dere per anni la liquidazione della sua pensione, né sa verso chi far valere uno dei suoi più sacrosanti di~tti- Altri uffici, come quelli della disoiolta Azienda Au– tonoma Stata-le della Strada, e quelli del Genio Civile, po– tranno ordinarsi attrave·rso uffici regionali. Analogamente la materia delle acque potrà essere affidata ad uffici regionali ordinati a simiglianze del Magistrato delle Acque cui le P,rovincie Venete e di Mantova devono la salvezza e la bonifica dei loro territori minacciati dalle acque irrompenti o stagnanti. Quali dovranno essere i poteri da attribuirsi_ a questi organi regionali; quali i limiti della loro autonomia ·nei con– fronti dei ministeri, allo scopo di non spezzare l'unità fon– damentale dello Stato, sono problemi che potranno essere esaminati e risolti, in sede di Costituente, con quella sa– pienza e quell'equilibrio che sono proprii del nostro popolo, che ha innato il senso della misura e del diritto. G. SOLMI RUSSIA E ANGLOSASSONI Dopo la Conferenza di Mosca I risultati della conferenza tenuta a Mosca tra il 15 e il 27 dicembre 1945 dai ministri degli Esteri delle tre mag– giori Potenze confermano la diagnosi che, prima anoora della sua convocazione, noi facevamo nel.J'aracolo « Russia e An– glosassoni: equilibrio o concerto?», pubblicato sui numeri 21 e 22 dello scorso anno di questa rivista. Noi li esamine– remo dunque, pur senza tesi preconcette, alla luce di quelle nostre considerazioni, rimaste, dopo il comunicato di Mosca, interamente attuali. • Premettiamo che la frase stessa di Bevin ai giornalisti « Questa nostra riunione non ha costituito che un passo avanti sul difficile cammino » illustra, inquadrandola nei suoi giusti limiti, la portata degli accordi raggiunti. Noi avevamo rag– gruppato in quindici punti i motivi e 1 settori di attrito esi– stenti fra Russia e Anglosassoni. Il comunicato di Mosca espo– ne i risultati ottenuti in otto titoli, di cui uno riguarda· la po– litica generale, nella fattispecie i trattati di pace da elaborare, due il riconoscimento dei governi balcanici (Romania e Bul– garia), uno -l_energia atomica e quattro l'Estremo Oriente. La soluzione data al problema dei trattati di pace segna la vittoria della tesi sovietica in quanto limita alle sole mag– giori Potenze, e neppure a tutte (chè dalla preparazione _del trattato éon la Finlandia saranno esclusi gli Stati Uniti, non in guerra con quella repubblica), l'elaborazione dei trattati medesimi, e demanda ad un'unica confer~a la successiva discussione di tali trattati, quello ccm l'Italia e quelli con i sate:liti orientali de:la Germania. E' 'Stato subito rilevato come tale complesso di decisioni rappresenti per J'Ita.Jia un passo indietro nei confronti delle decisioni di Potsdam. Nessun ri– lievo più è dato al ~ontributo portato dall'Italia democratica alla causa degli Al:eati, e mentre non si pensa a regolare almeno provvisoriamente lo status del nostro paese, si rinvia a non prima dell'estate la firma del trattato di pace (la co·n– ferenza che dovrà discutere i cinque trattati si riunirà il 1• maggio, e, dopo che i ventun partecipanti si saran trovati d'accordo, le tre maggiori Potenze e la Francia provvede– ranno a dar forma definitiva al testo, che ci sarà successiva– mente sottoposto per la firma): frattanto l'Italia dovrà rima– nere ne:la mortificante e assurda situazione regolata dalle clausole dell' « armistizio lungo » e continuerà a rimanere esclusa, dopo due anni e due mesi di cobel-ligeranza, dall'Or– ganizzazione delle Nazioni Unite, che, esaurita la fase pre– paratoria, ha ormai iniziato la sua normale attività. Per quanto poi concerne tutti e cinque i paesi ex-nemici delle Nazioni Unite, non si può non rilevare come l'esc!uderli dalla Confe– renza della Pace per sottoporre loro il trattato sotto l'aspetto formale di Diktat anche se le clausole ne c!bvessero essere relativamente non gravose ha un sapore versagliese di pes– simo gusto, che avremmo sperato, nell'interesse non tanto del– l'Italia quanto della generale distensione internazionale fosse evitato. Infine, si badi, l'accordo raggiunto dai Tre i~ fatto di trattati di pace non va oltre ·il tema della politica generale: chè, per quanto concerne direttamente le specifiche clausole della pace con l'Italia, non risulta che i tre ministri degli Esteri le abbiano neppure prese in considerazione, e quindi che alcun passo sia stato fatto per il superamento degli scogli su cui si erano arenate le discussioni del settembre, dal problema dei confini italo-jugoslavi a quelli delle riparazioni e delle colonie. La questione del riconoscimento dei governi romeno e bulgaro da parte di Washington e di Londra è connessa essa pure al:a stipu!azione dei trattati di pace, in quanto eviden– temente i due ang!osassoni non potranno firmare trattati con govefni di cui non riconoscano la legittimità. Orbene, nono– stante le apparenze, anche qui è la tesi sovietica che ha

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