Lo Stato Moderno - anno III - n.2 - 20 gennaio 1946

30 I,O STATO MODERNO trionfato. E' bensì 'vero infatti che i due governi anglosassoni non riconosceranno il governo di Bucarest cosr com'esso è costituito, -ma che lo stesso Cremlino si unirà loFo per « sug– gerire • a Re Michele di includervi anche- un rappresentante del 'p_artito nazionale dei contadini e~uno del partito liberale: m_l}_ quaodo si pensi che il governo Groza. conta quattordici membri comupisti su diciotto, ci- si domanda quale voce ef– fettiva potranno avervi i due nuovi ministri. E se si aggiunge chç 0 libei-ali e nazionali-contadini sono i due maggiori partiti del paese, men,tre i partiti ma.rxjsti, anche quando non erano vietati, non v1 ebbero mai - data la scarsità dell'elemento -c)peraio- gran seguito (e la violenta sottrazione della Bes– lll!abia da parte della Russia comunista non può certo avere ac<;resciuto le simpatie dei Romeni verso il comunismo), si può dedurne quanto un governo cosiffatto potrà essere real– mente rappresentativo dell'opinione -pubblica romena. Si ri– produce cioè nel caso romeno quanto ebbe a verificarsi a suo tempo per la questione polacca, che Stati Uniti e Inghilterra credettero (o fins-ero di credere, dato che la situazione era di fatto compromessa dall'occupazione sovietica della Polonia, che non lasciava adito ad altra soluzione, a meno di non voler eternare il dissidio) di salvare le ragioni del governo polacco di Londra facendone includere qualche elemento nel governo filosovietico di Varsavia che non per questo cambiò la sua fisionomia. Ciò permise loro tuttavia di riconoscere il nuovo « governo di unità nazionale • salvando la faccia, e se poi gli elementi non di obbedienza comunista entrarono in conflitto aperto con la maggioranza, nei cui 1 confronti non avevano del resto potuto avere che una debole voce, questo non doveva più incidere ·sul riconoscimento ormai avvenuto. Qualcosa di simile, del resto, è accaduto anche per il governo jugoslavo. Da principio si cre<l_ettecomporre equa– mente il conflitto Tito-Re Pietro, facendo di Tito il presi– dente del Consiglio di (molto teorièamente) Re Pietro, e del primo ministro di Re Pietro, Subascic, il ministro degli Esteri di Tito: poi Subascic e gli altri rappresentanti della tendenza londinese furono costretti a uscire dal ministero, Tito rimase, fece le elezioni totalitarie, la nuova Assemblea dichiarò de– caduto il Re, e gli Alleati riconobbero la nuova situazione. (In ogni caso, scriveva in proposito il New York Telegraf del 25 dicembre, è una disfatta capitale per i principi fondamen– tali della Carta delle Nazioni Unite e per J'U.N.O. E' egual– mente una violazione delle promesse da noi pagate a caro prezzo ratte da Stalin ,a Joalta).Anche il Governo ,romeno dovrà tenere al più presto « libere elezioni » e « dar garanzie » per quanto concerne la libertà di parola, di religione e di associa– zione: ma intanto sarà riconosciuto, e difficilmente ci si ritor– nerà sopra ,anche se libertà e garanzie si saranno rivelate illu– sorie. Esattamente lo stesso è il procedimento per la Bulgaria, alla quale pure ~si chiede di includere nel governo di « Fronte patriottico », di obbedienza sovietica, .due rappresentanti di gruppi democratici, che non potranno avere se non una debo– lissima.voce in capitolo, per farlo riconoscere. Insomma-,poichè situazioni così sospese non possono durare troppo a lungo senza influire profonda.mente sui rapporti fra le due parti in causa che non si vogliono inasprire, e poichè la Russia non « molla », non restava ai due anglosassoni, nei casi della Ro– mania e della Bulgaria, come già oin quello della Polonia, che prepararsi una onorevole ritirata, al che sembra provvedere il compromesso escogitato a Mosca. Naturalmente- tutto questo è ben lontano dallo spirito della Carta Atlantica e di quello delle.Nazioni Unit~. L'inverso è accaduto nel caso dell'energia atomica. Qui erano Stati Uniti e Inghilterra ad avere in mano la situa– zione: non hanno «mollato•, e Mosca &i è piegata. Le.con– clusioni adottate in proposito non sono molto diverse da quelle prnse a Washington in novembre dai tre anglosassoni. Anche nel caso de., due organismi creati per l'applica– zione al Giappone del:e clausole dell'armisti:>'.io, J,._,,_ C0!!'.– missione Consultiva per -l'Estremo Oriente» e il « Consiglio alleato per il Giappone », si precisa che la prima non pre– giudica il preesistente fatto acquisito di una procedura di controllo degli Stati Uniti sul çiappone e ne rispetta le at– tribuzioni, compresa la dipendenza gerarchica dal governo degli Stati Uniti e dal comandante supremo americano, delle forze d'occupazione; mentre il Consiglio funzionerà come or– gano di consultazione del comandante supremo e sotto .Ja sua presidenza. Ne consegue che- il gen. Mac-Arthur non sarà più così-liberò dei suoi movimenti come per l'addietro, che dovrà accettare qualche direttiva e ascoltare qualche consiglio, il che costituisce una concessione da parte degli Stati Uniti, ma la posizione preminente degli Stati Uniti nel Giappone, ben giustificata dalla parte ch'essi ebbero nella sua disfatta, rimane. Per ciò che partico:armente riguarda .Ja Russia, si osservi infine eh' essa avrà un rappresentante su undici (di cui cinque appartengono all'Impero Britannico) nella Commissione per l'Estremo Oriente; e uno su cinque • (due, compreso il Comandante supremo, sono americani) nel Consiglio alleato per il Giappone. · Per la Corea si è giunti per la prima volta a quel sistema di collegamento fra le due zone, americana e sovietica, .la cui mancanza era stata deplorata da parte americana. Sarà formata una Commissione mista di rappresentanti del Co– mando americano neìla Corea meridionale e di rappresen– tanti del Comando sovietico nella Corea settentrionale, sotto i cui auspici verrà poi costituito un Governo provvisorio de– mocratico della Corea, col còmpito essenziale di creare le condizioni basilari per lo sviluppo della Nazione su basi de– mocratiche. Il funzionamento unitario di tale governo, che nelle due parti del paese dovrà far capo alle due diverse autorità d'occupazione, resta pur sempre il grande problema di domani. Per la Cina, infine, a cui si riferisce il titolo quinto, nessuna decisione è stata presa, all'infuori del rial.– fermato principio del non intervento e del- conseguente pro- _ posito manifestato dai ministri americano e sovietico di ri– tirare appena possibile le rispettive truppe. Di tutte le a:tre questioni che notoriamente dividono i tre grandi non si fa parola nel comunicato: non dell'interna. zionalizzazione delle vie fluviali europee, non delle questioni economiche e finanziarie, non della Germania, non delle re– pubbliche baltiche, non dei problemi, che pur sembrano avere raggiunto il punto critico, degli Stretti e dell'Iran. Della que– tiorie iraniana ha tuttavia riferito ai giornalisti il ministro degli Esteri britannico, ammettendo che se ne era parlato lungamente e non si era concluso: il che può essere avve– nuto anche per altre. C'è dunque una serie di compromessi parziali più o meno felici, e per la maggior parte « interlocutorii », su un certo numero di questioni pendenti, non c'è neppure il com– promesso di largo respiro che regoli tutto il complesso dei rapporti intercorrenti fra il Cremlino e le due capitali d'Oc– cidente. Non solo, ma che ne è del proposito, manifestato da Bevin nel discorso del 7 novembre ai Comuni, di accin– gersi a fermare .Je continu~ richieste sovietiche di territori, o dell'invito da lui formulato il 23 novembre alle grandi Po– tenze a mettere le carte in _tavola? Al contrario, proprio nel corso della conferenza si è avuto un tipico esempio di queste progressive formulazioni di nuove rivendicazioni, affacciate, per di più, senza impegnarsi · direttamente: non era inf11tti ancor spenta l'eco delle dimostrazioni di Istanbul contro la U.R.S.S. per le sue mire -sugli Stretti e sull'Armenia turca che n-14, il giorno stesso in cui il segretario di Stato Bymes

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