Lo Stato Moderno - anno III - n.2 - 20 gennaio 1946

L O 'S T A T O MODE R N O 27 vogliamento ad una vita politica costruttiva e critica, di mediazione tra partiti ~ntagonistici che nessun altro partito, il quale si proclami pur democratico, può svolgere. Benchè abbia perduto molto del suo credito e abbia deluso molte aspettative, al Partito d'Azione si porge il destro di prospettare, in occasione del suo imminente Congresso, la impostazione della sua battaglia per la Costituente e le linee maestre per la costruzione della democrazia moderna in Italia. Necessita che sappia uscire dal generico ed avveniristico programmismo per prospettare, con realistica aderenza alla situazione (che non è certo rivoluzionaria, come ha ben av– vertito lo stesso Congresso Comunista), le soluzioni concrete R·EFERENDUM ; L'imminenza della pubblicazione della legge sulle elezioni per l'Assemblea Costituente, è l'approssimarsi delle medesime fanno risorgere le offensive contro la conquista del movi– mento per la rinascita democratica. E con insistenza si parla in certi ambienti di necessità di un ref'erendum. Oltre che per In questione istituzionale si è fatta la proposta persino per la scelta del sistema elettorale. In altro luogo (Realtà politica di Roma, 2 novembre 1945, n, 20) abbiamo detto che i prece– denti della storia insegnano che in nessun caso le questioni istituzionali sono state risolte con referendum ossia plebiscito. Dobbiamo qui liberare il campo da un argomento che è stato invocato a sostegno del referendiim, per trarre conferma alla tesi già sostenuta dall'inammissibilità. Si è sostenuto che, esi– stendo· il refer,endum nella legge sulla municipalizzazione dei pubblici servizi, sarebbe strano e contraddittorio non ricono– scere ai cittadini la' capacità anzi il diritto di decidere diret– tamente sulle istituzioni fondamentali del loro stato. Ma a nostro avviso è ne:Ia •stessa impostaziope che l'argomento si rivela privo di base. E' perfettamente logico che, in materia di pubblica amm.inistrazione degli enti locali, alcune impor– tanti deliberazioni siano sottoposte alla volontà del cittadino, in quanto l'attività pubblica è in quel campo unicamente de– stinata a rispondere ai bisogni dei cittadini stessi. Nel caso specifico dei pubblici servizi, rientrava nella logica dei fatti che il singolo fos,se interpellato per' decidere se qualcuno di essi dovesse essere affidato in sfruttamento a privati pagati dall'ente focale o ad organi dello ste~so in gestione diretta. Le questioni si riducono in tal caso ad un calcolo di spese e di natura del ~ervizio, calcolo messo alla portata di tutti « mediante apposito progetto di massima tecnico e finanzia– rio» (L. 25 marzo 1903 n~ 103, poi T. U. 15 ottobre 1925 n,. 2578). Il cittadino, le madri di famiglia sanno qual'è la spesa per unità di misura per la fornitura; e quando l'ente pubblico indica i mezzi e la spesa per affrontare la gestione municipale,, vengono a sapere quanto di questa ricadrà su di loro, o sotto forma di aumento dei tributi o sotto forma di canone di abbonamento; sanno i pericoli di un servizio ridotto locale .e i vantaggi di quello fornito da una forte org"a– nizzazione industriale. Tutti sono, quindi, in grado di espri– mere una meditata opinione, che si riassume nel voto affer- mativo o negativo sul referendum. _ _ Una questione politica fondamentale, come quella isti– tuzionale e della costituzione dello Stato, non ha nessuno dei caratteri ora detti. Di elevato contenuto morale, o etico-poli– tico, non si presta alle espressioni di volontà monosillabiche. Il r.efet',endu.m qui discusso è poi stato istituito solo ai primi di questo secolo, e fu per l'innanzi jgnorato dallo stato unitario, che, d'altronde, non ebb~ fino al 1912 nemmen~ il suffragio universale nelle elezioni pohtiche e amministr,!tiye., e per ·istituzionalizzare le sue riforme. Ogni stonata dema– gogia, ogni errore di prospettiva, ogni cerebrale astrattismo, potrebbe riuscirgli fatale. Come fatale sarebbe se tutto il Partito, sino alla « base », non sapesse compenetrarsi di queste soluzioni e irradiarle, assumendole a coerente hnea di con- dotta. · E' forse l'ultima grande occasione che si pre nta al Par– tito d'Azione. Bisogna sappia afferrarla per tramutarsi éom– pletamente ed assurgere a quell'azione che sinora ha tanto male interpretato. Per questo gli occhi dei compa_gni del P. d'A. di tutta Italia sono appuntati con apprensione sul Congresso che sta per aprirsi. GIULIANO PISCHEL O·ASSEMBLEA? E' in gestazione la legge sulle elezioni; non crediamo si debba molto lavorare n porre in essere una legge che regoli il funzionamento e i poteri dell'assemblea, perchè questa, essendo sovrana, determinerà la forma e i modi delle sue deliberazioni. Però un voto è dato esprimere, ed è che l'As– semblea provveda alle sue deliberazioni previa la più es.tesa discussione nel tempo e, diremmo, nello spazio. Le discussioni di quel supremo Consesso devono essere considerate come dei colloqui col paese intero, addirittura coi singoli cittadini, I dibattiti debbono essere pubblici e senza limitazione di tempo. Ma, soprattutto, si dovranno prendere in considera– zione tuttè le opinioni espresse dai cittadini o singolarmente o in associazioni politiche, giuridiche, sociali, professionali e culturali, considerando ogni avviso manifestato sui P.roblemi istituzionali e costituzio;,ali come una difesa di una causa personale. Solo prestando la più rispettosa attenzione a.quello che si penserà dai singoli o dalle associazioni suddette, l' As– semblea Costituente darà alla Nazione ,la sensazione•dr essere la depositaria. della volontà dei suoi figli. Si abbia un sereno ambiente di lunghe e ponderate discussioni, e si diano deci– -sioni prese dopo di queste e con deliberazioni a chiara mag– gioranza, non in via puramente incidentale, come fu in Fran- . eia nel 1875, in cui, pur essendovi concordia nazionale e maggioranza qualificata per la repubblica, la decisione defi– nitiva fu presa in sede di discussione di un emendamento (amendement Wallon, 30 gennaio 1875) alla costituzione con un solo voto di maggioranza. Dagli Stati _Un,itl e( viene detto che fra le condizioni per essere ammessi fra le « Nazioni Unite» vi è « la libertà di assemblea». E' ,significativo che i discendenti di Washington, Franklin, Samuel Adams, Jefferson, Hamilton e degli altti fondatori della gran.de repubblica ci dicano che non può sus– sistere vera democrazia se non è riconosciuto e consacrato il· diritto dei cittadini ad essere ammessi a prendere lé delibe– razioni sulla cosa pubblica in assemblee ove si dibattano I pubblici negozii a mezzo degli eletti del popolo. · Ci sembra pertanto che la questione del ,tefet'endum vada dibattuta su argomenti sostanziali. Non si tratta, come alcuni amici hanno detto, di una pretesa immaturità o incapacità di noi Italiani, argomento non nobile e facilmente reversibile; si tratta di unii' vera e propria inammissibilità perchè « mm est hic locus ». , Noi riteniamo che la grande conquista fatta subito dopo la liberazione di Roma, che ha avuto consacrazione in una legge dello Stato (D. L. 25 giugno 1~44 n. 151), non sarà ,distrutta o pregiudic;ita. Su di essa yegliano gli Italiani di buona volontà e i partiti che vogliono la rivoluzione demo- cratica. •RENATO PERRONE CAPANO

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