Lo Stato Moderno - anno III - n.2 - 20 gennaio 1946

LO STATO MODERNO 37 RUSSIA E Curioso appare, ma non senza una profonda ragione, il fatto che proprio ai due estremi del vecchio continente euro– peo si guardi oggi d,a tutti con l'interesse più vivo. E che tanto ci attirino, e ci si mostrino idealmente legate, ile attuali vicende di due popoli la cui storia sembra essersi sviluppata, negli ultimi secoli, secondo due diversissime linee, Russia e Spagna. Se la prima, nella sua febbrile sete di rinnovamento, da due secoli fa di tutto per awicinarsi all'Europa e alla sua civiltà, e ci appare chiaramente da •esse attratta, la ,seconda, dal Seicento ad oggi, sembra tentata di continuo a staccarsi, quasi come un'isola, dalla restante vita del continente per chiudersi in una propria tradizione di fanatiche lotte fratricide. Il po– polo russo, nel desiderio di costruire razionalmente tulta la sua vita, cospira, compie rivoluzioni, architetta piani econo– lllici e politici; ma lo spagnolo si rinserra nelle maglie di un'armatura medievale e riaccende, fin con le tradizioni re– giona!i, discordie quali solo erano state fra i fedeli di Cristo e di Maometto nei tempi più lontani. Ukase e Siberia, servitù della gleba e· morte in -steppe desolate erano per il decem– brista e gli altri ribelli russi un incitamento a compiere fino all'ultimo un dovere di europeo, e solo una parte degli uo~ini di cultura agitavano un mito di civiltà che si collegasse a Bisanzio e alla missione dello «slavismo». Ma nei paesi di Catalogna o di Castiglia troppo fieramente e troppo feroce– mente l'abate lia difern dalla giusta fame dei contadini le terre del •suo monastero: l'hidalgo •si è chiuso nel suo palazzo avito a computare i 'Privilegi, con un fervor di parte che lo spingeva ora .verso questo sovrano ora verso quell'altro pre– tendente. ma ben di rado gli prospettava la crisi gravissima della nazione. Quell'estraniarsi gradatamente - con tenacia deena di miglior causa - dalla vita d'Europa di tanta parte della classe dirigente spagnola non potè esser vinto nè da tentativi costituzionali, nè da uomini che, nell'aria di Parigi o di Londra. conoscevano la necessità di nuove forze politiche e di profondi ordinati rinnovamenti sociali. L'unico tentativo orE!anico, fra tante diseyuaglianze. cmell.o cioè della repub– blica appunto derisa come « renuhhlica dei professori », ouanto a dir dei dottrinari o degli illusi. doveva essere -sof– focata nel sanirue al modo che si sa: per l'intervento di ditta– tnre straniere. Nè la partita è chiusa: in una Spagna piena di rovine e di lutti. divisioni «rosse» h;nno lottato fino all'ul– timo, e mesto ricominceranno la lottg per il progresso. Nella difesa della riconouistata libertà. con nuove energie saranno superate anche ouelle barriere che, fuori della battaglia, per primi gli Spa11noli rivoluzionari avrebbero rispettato per tra– dizione patria. Ma aue.sto sarà il prezzo del riscatto. per aver voluto moprio sul suolo del Cid mettere a conflitto i due ,·olti della civiltà euronea, quello delle oorridas e dei cau– dillos. e ouello del proletariato che scende in campo per nna ragione universale. Di auesta unità del continente (anzi di una civiltà che è ormai ben più vasta dell'Europa) raggiunta tra guerre e . st_ra11;i inenarrabili. ·si dovrà pur intessere la storia: -già ve– diamo con auanta forza e dignità il restante mondo. lungi da miti mediterranei di lur.e o di piramidi, stia lottando e ope– rnndo in ogni campo. America e Asia - in questi secoli. fors'anche in onesti ultimi decenni in cui la vecchia Europa compitava scolasticamente le sue « glorie » sui soliti manuali - sono state una fucina d'uomini, una preparazione al futuro. Ma solo così sorgono civiltà e si abbattono i vecchi imperi: la storia dell'uomo, nel suo faticoso tendere al progresso, sarà ~oprattutto fatta di queste conquiste. E come per una giusta SPAGNA neme.si , al cader delle cariatidi, molti miti si dissiperanno, anche la civiltà umana troverà una strada migliore. Non doc vrà più avvenire che uomini « ohe la pensano allo stesso modo SI.iiloro destini », debbano trovarsi di nuovo gli uni contro g;i altri, in un'ineluttabile necessità di distruzione. Ma per preparare tale momento di solidarietà umana - destinato a concretarsi in una vera « società di popoli », in cui le singole patrie rifulgano nel cielo di una nuova civiltà - bisogna che fin d'ora gli uomini di cultura offrano il loro cc:lntributo, il fiore del loro pensiero. Chi ha più meditato, più deve essere compartecipe delle lotte e delle sofferenze degli « anonimi » che finora non hanno avuto storia. Queste le considerazioni, che ci sono state di recente sug– gerite dalla lettura di due buoni libri: la Storin della Russia di Wolf Giusti (piuttosto leggta a un sostrato ideologico) e la Storia di Spagna di A. R. Ferrarin (dotata di molta vivacità narrativa e di ricchezza aneddotica), apparsi nella « Biblio– teca Storica Principato» tra gli ultimi del '44 e i primi del '45. (E aggiw1giamo ora, ad alcuni mesi di distanza dalla li– berazione, ancora del Giusti, Il penskro di Lenin e La rioo– zione bolscevica, ambedue nella « Bibliotesa dello Stato Mp– derno » delle Case Gentile e Cosmopolita, e un nitido schizzo storico di Stefano Canzio, Rivoluzioni i1?Russia, apparso di .re– cente nelle « Dottrine rivoluzionarie » della Casa Allegranza). Chi abbia presenti altri lavori di w: Giusti intorno alle ideologie dei movimenti politici russi comprende come questa sua «Storia» sia il punto d'arrivo di molte indagini partico– lari; e -soprattutto dovrà richiamarsi a studi suoi usciti tra il '39 e il '41, sul pensiero politico russo dal decabrismo alla guerra mondiale (con una <raccolta di documenti), su Mazzini e gli Slavi, sul Panslavismo, e infine alla prima parte di una sintesi che most-ra la piena maturità dello studioso: Due secoli di pensiero politico russo: le correnti progressiste (Sansoni, Fi– renze), del '43. Ora questa « Storia » -si presenta sotto ,la veste di -un manuale, ma « ,non pretende di essere una storia partico– lareggiata della Russia »; chè essa anzi « mira a mettere iinrilie– vo, al di làdei singo1i fatti di politica interna e di ,politica estera,_ lo sviluppo delle idee ». Per questa ragione il libro si man– tiene sempre piuttosto sommario e schematico, per il periodo iniziale della storia russa (« relativamente di scarso interessé per il mondo occidentale, giacchè la vita russa si svolgeva a quell'epoca ai margini della vera e propria vita europea »), mentre approfondisce lo studio, daJ.l'epoca « che comincia con Pietro il Grande e che segna l'affermarsi della Russia come grande potenza » su su fino al presente momento storico. Motivo di più perchè lo stesso autore si richiami all'ul– timo dei suoi libri da noi citato. E diciamo subito che il modo più valido di ambedue le opere, il tema più ricco, è nell'indi– viduare e illustrare i) fenomeno della graduale partecipazione della borghesia russa alla vita europea; e il graduale am– pliarsi e trasformarsi di questo movimento di origine tipica– mente « illuminista »: dai decabristi del 1825 (i giovani uffi– ciali e aristocratièi che cercano di trascinare con sè i loro soldati e i loro contadini) agli anarchici e ai nichilisti, oltre che all'esigenza costruttiva di una libertà ·bgsata sulle reali necessità del pae.se. Ma nei primi decenni del secolo decimo– nono un atteggiamento liberale (ancora privo o pressochè di effettive rivendicazioni sociali) riesce a fissarsi in Tealtà poli– tica proprio per la labile consistenza -del cosiddetto « ceto

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