Lo Stato Moderno - anno III - n.2 - 20 gennaio 1946

38 LO STATO MODERNO medio », constatazione cui si deve aggiungere, per la tradi– zione dell'assolutismo zarista e le stesse paternalistiche con– cessioni del Settecento emanate dall'altQ. da sovrani quali Pietro il Grande o Caterina Il, la mancanza di una vera e propria tradizione d·i ,libertà in tutto il significato del termine. La Russia era ai margini dell'Europa; nè bastavano letture sal– tuarie cli opere politiche cli Francia o d'Inghilterra o la par– tecipazione alla crociata antinapoleonica a far circolare in e,sa nuovo sangue e lasciar sperare una rapida trasformazione del– l'istituto feudale. Nè dinanzi agli interessi di gruppi estremisti o alla minaccia cli una demagogia di vasta portata potevano aver efficacia, in nome della sag-gezza, riforme nell'orbita dello zarismo. t,forto Alessandro I, il regno del successore si inizia sof– focando i decembristi. Il loro generoto sforzo sembra, per lunghi anni, inutile. Siamo sempre nell'orbita dell'idea che, se qualcosa si fa nel paese, ciò è solo per volontà del « buon zar » e (indirettamente) dei suoi consiglieri. Non bastano le rivoluzioni (la polacca del 1830-31 e la europea del '48) a il– luminare la mente di Nicola I e dei suoi consiglieri. Censura su libri e stampa, polizia rigida, funzionari volgari e meschini dànno il tono a tutto un regno. L'Europa spaventa il mondo delle steppe e delle regge sontuose. Oro e stracci. La vita secolare della Russia ammonisca. E, del resto. anche tra le parole di ammirazione la Stael aveva par)ato chiaro nelle sue Dix années d'exil. Tragedia russa che era poi tragedia cli gran parte della stessa Europa: Polonia e altri Stati saranno per decenni in mano a latifondisti, a nobili che non vedranno che le sale dei propri banchetti, la rigidezza di un unum v~to e la miseria alle porte del palazzo. La beneficenza d'un giorno, contraddizioni e lotte sociali. Non ammirano che la corsa verso la Libertà. Anche per loro il mito si fa verità, elemento di nuova azione. Quel tanto di mistico e di ardente che -spicca nel carattere russo, si manifesta subito nel primo affacciarsi di questi intellettuali sul mondo dell'Occidente: hanno tutti il desiderio di superare una tappa faticosa, di giungere a una riforma del vecchio mondo, di tutta la società. Vogliono essere una fiaccola per gli altri popoli: i Russi - i sacrificati, gli avulsi dal cammino della storia - saranno la guida nel nome · di verità primordiali, indistruttibili. Ma proprio in quest'anelito, ·i fautori dell'intellighenzia mostrano la loro astratta posizione: staccati dalla sto;ia futura. Presto in Russia gli « fatellettuali » vanno unendosi sempre di ·più. Si sente che la ragione è dalla loro. Studenti, medici, ingegneri guardano alle democrazie di Francia e d'Inghilterra, •alla scienza tedesca, all'organizzazione americana. Essi non sono borghesia, ma •solo « medio ceto ». Lo sannci. Eppure non vedono nella vecchia Europa che il pretesto di una discus– sione: e ciò fa solo accrescere un distacco gravido di eventi per la vita pratica. Non sanno ponderare le forze effettive del popolo. Di quanto poi costituisce l'intelaiatura statale - dal– !' esercito alla burocrazia - essi, che per fo più ne sonf esclusi, non vedono che alcune parti. Non s'accorgono che il contadino è ancora amorfo e legato ai suoi interessi, che l'operaio in· Russia quasi non esiste, che lo studente è pi~no di idealità e di romanticismi ma si abbandona, secondo I oc– casione, alla violenza, al gioco, all'amore. Tutto è sogno nella decadenza nazionale, appena rotta dai bagliori..di un'Europa che sta andando verso la liberazione. La realtà è piuttosto cruda: manca una borghesia russa, che sappia affiancarsi a quelle di Francia e d'Inghil ter~a. La massa de_i J?role_tariè ancora indistinta nelle sue sofferenze; quasi mch1odata all'ombra dei grandi feudi. Nemmeno essa può sfuggire al sistema zarista: come nella difesa contro Napoleone, il popo– lano russo sarà buon patriota e potrà portare la barba in segno di dignità e libertà e ascoltare la parola dei suoi pope. E niente più, in ienere. e Questo spiega perchè, per decenni, nella vita del paese non esistono partiti che guidino la vita spirituale, che almeno la illuminino con l'aiuto della -scienza e della vita morale: « slavofili » e « occidentalisti » - quanti cioè guardano a Bisanzio nella difesa della tradizione patria e quanti invece attendono verità dall'Europa inquieta - sono espressioni di sentimenti più che metodi. Hanno forse in comune l'umanita– rismo, lo •slancio della redenzione. L'anima popolare (come è di tutti i paesi, specialmente di quelli che hanno tanto ·sof– ferto per mano dei propri figli) vagheggia la missiooe della Russia, della Santa Russia. Ma bastano alcuni fatti esterni, nell'ottusa politica di Nicola I, per minar,e alla base il tenta– tivo di instaurare diritti cli Jibertà veramente degni di un popolo moderno; -e se nel 1830 lo zar non era intervenuto, per difficoltà d'ordine logistico, contro l'ihdipendenza belga, nel '49 egli contribuisce a fa.r fallire la rivoluzione ungherese. Dove si vede che, dando una mano all'Impero austriaco, al– lora• in crisi, lo zar immaginava <li rafforzare il suo trono, proprio mentre lo 'Stato rivale, nella penisola balcanica, ar– meggiava ai danni -della Russia, come meglio mostrerà tutta la storia posteriore. E la stessa -campagna di Crimea· sarà ben 'significativa, per l'astensione dell'Austria dal conflitto. Ci sono forze « storièhe » nei rapporti fra Stato e Stato, che i politi– canti - nel loro stesso interesse: che è quello della conser– vazione - dovrebbero sempre considerare. N-latant'è. Fatal– ménte la passione del « particulare » trae desposti e ciurmatori a cacciarsi in rischi, che si risolvono in smacchi p·er lorò e per i loro popoli. Tuttavia sotto la spinta degli eventi europei, quasi per induzione, qualcosa ma'turava anche in Russia. E così, dal 1855 all'81, l'abolizione della servitù della gleba e altre ten– denze a rinnovarsi all'europea facewmo sperare non poco dal– l'avvenire. Ma troppi dubitavano che nella brama di moder– nizzare tutto e tutti - .almeno nella carta dei piani di ri– forma, ventilati dall'altro - quest'incipiente borghesia fosse capace di ·svilupparsi ar modo d'Occidente. L'amancipàzione' giuridica dei cittadini è un fatto trotJpO clamciroso per impedire lo sbocciare di nuove correnti favo– revoli ad una revisione del costume, cominciando aa quell0 collegato col latifondismo e colle clientele dei potenti e dei nobili. Ma d'altra parte siamo sempre nel solito giro del,le concessioni venute dall'alto. L'intervento della Stato nef pa– gamento del prezzo di riscatto di terre e contadini per la durata di 45 anni mette in evidenza il carattere di una rifor– ma ,sociale. Cessa il regime di servitù, e son quindi abolite le umilianti punizioni corporali, Un gran passo in avanti, que– sto. E nondimeno la massa dei contadini che non sono più « anime morte », non conosce l'esigenza nè la pra~si delle. libertà. Questo farà sì che le innovazioni, pér 'quanto riguarda l'amministrazione della giustizia e la stessa istruzione pub– blica, la libertà di stampa e ,!li riunione, non rechino il van– taggio che era lecito sperare. Poi altre idee occidentaJi acce– lerano i tempi. Nuovi miti prendono piede fra i ceti più sof– ferenti di tante ingiustizie. E naturalmente, senza esser giunti neppure a un vero regime capitalistico -(come era avvenuto in quell'Inghilterra, dal Marx vaticinata per il primo scoppio della riw.1luzioneproletaria), i Russi già vegliono muovere al– i' avanguardia di ogni rinnovamento. Il marxismo, seppure spesso in forme rozze ed ingenue, fu stibito la patria 'ideale e rinsperato approdo, per questi disperati novatori. Attorno ad esso, con un processo lentissimo ma inesorabile, tentano di raggrupparsi tutte le forze sinceramente innovatrici. (Continua). CABLO CORJ>It

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