Lo Stato Moderno - anno II - n.20 - 20 novembre 1945

300 LU STATO MODERNO egoistici, costituiscono un • corpus » che 1a grandissimo onore -al governo che li assume. C'è bisogno di dire che, se anche gli altri paesi da cui dipendono oggi le sorti del mondo fa– cessero propri non solo a parole tali impegni, il regno della pace con giustizia potrebbe realmente avvicinarsi per questa nostra sciaguratissima Terra? Oli altri principi, per i quali non era possibile la forma del– l'impegno unilaterale assunta per i precedenti, sono espressi nel discorso di Truman come articoli di fede, nella forma più larga ed umana. « Noi crediamo (punto 4°) che a tutti i popoli pre– parati per l'autogoverno debba essere oonsentito di scegliere la propria forma di governo, in base ,alle loro decisioni libera– mente espresse ... ·,,, e « ciò vale per l'Europa, per l'Asia-e per l'Africa, oltre che per l'emisfero occidentaile »: quindi tutte le colonie mature per l'autogoverno dovranno ottenerlo. Come gli Stati Uniti lo hanno concesso alle Filippine e come l'avrà per la dichiarazione del Cairo la Corea, dovranno averlo, se tutti gli Stati accederanno a questi principi, l' Annam e Giava, Malta e Cipro, la Birmania e la Tunisia, per parlar solo di alcuni dei casi di maggior rilievo. « Noi crediamo {punto 7°) che tutte le nazioni debbano godere della libertà dei mari e di diritti uguali per quanto riguarda la navigazione sui fiumi e sulle vJe ac– quee di confine, oltre che sui fiumi e sulle vie acquee che at– traversano più cli un paese "· La vecchia formula della libertà dei mar,i è qui estesa anche alle acque interne interessanti più di uno Stato: e noi sappiamo ,che un progetto di internazio– nalizzazione dei fiumi europei che tocc:mo più Stati era stato proposto dalla delegazl:ioneamericana alla ,Conferenza di Lon– dra, ma urtò contro l'opposizione dell'U. R. S. S., preoccupata di vederne intaccata la sua influenza ,nell'Europa centro-orien– tale. « Noi crediamo che tutti gli Stati che sono accettati nel consorzio delle Nazioni Unite debbano avere accesso, in con– dizioni di parità, al commercio e alle materie prime mon– diali » {punto 8°); e « che una piena collaborazione economica fra tutte le nazioni grandi e piccole, ·sia essenziale ... per assi– curare la libertà dal timore e dal bisogno » (punto 10°). « Noi crediamo {punto 12°) che per la sirlvaguaroia della pace tra le nazioni sia necessaria l'organizzazione delle Nazioni Unite ..., disposte a ricorrere, se necessario, all'uso della forza per assicurare la pace». Certo, il Governo di Washington non pensa di imporre queste sue vedute ai Governi degli altri grandtl Paesi, se que– sti non le condividono. « Questa è la polibica estera - ha detto il Presidente - con cui noi guardiamo con fiducia il futuro. Può darsi che essa possa essere attuata oggi o do– mani. Ma ciò non pertanto, essa è la nostra politica, e do– vremo cercare di raggiungerla ». Non accadrà quindi, come l'altra volta, che gli Stati Uniti si ritirino nel loro isolamento e rinuncino a fare adeguatamente pesare nella politica in– ternazionale il loro punto di vista, chè anzi essi sono stati i primi a ratificare la Carta di San Francisco, e Truman stesso, pochi giorni prima di proclamare i dodici punti, aveva chiesto al Congresso l'adozione del servi7lio militare obbli– gatorio, rendendosi conto che, solo se saranno in grado di rapidamente mobilitare le loro forze, gli Stati Uniti potranno, in un mondo che non ha voluto rinunciare all'ingiustizia e alla guerra, promuovere questi principi altamente democra– tici e difenderne l'applicazione quando ne sia il caso. E la geraTchia dei compiti che il Presidente Truman assegna alle forze armate del suo Paese, dopo quella dell'applicazione delle condizioni di pace impQSte ai nemici, è pur degna di essere meditata: I) adempiere agli obblighi assunti come membri dell'organizzazione delle Nazioni Unite; II) coope– rare alla salvaguardia dell'integrità territoriale e dell'ind:i- Nel numero 19 della rivista nell'articolo « Italia e Fran– cia: oggi e domani ,. di A. Basso, a pag. 278, prima colonna, rfga sesta, Invece dJ Mosca si legga Washington. pendenza politica delle Nazioni americane; - III) provvedere alla difesa degli Stati Uniti. « Di qui nacque - dice Machiavelli - che tutt!i profeti amnati vinsono e li disarmati minorono ». Che l'utopia de– mocratica e pacifis!Ja di Wilson sia per tradursi, e fosse pure per gradi, in realtà, gra7lie alla nuova concezione del suo epigono di oggi e all'appoggio che i suoi connazionali vor– ranno dare a queste sue franche intenzioni? Purtroppo l'e– sito della recente conferenza di Londra ha dimostrato quante siano, ancora, le difficoltà (che tuttavia lo stesso Truman si sta ora applicando ad appianate, per quanto ,possibile). E' senza dubbio della più grande importa,nza che gili Stati Uniti, oggi la maggiore Potenza del mondo, abbiano assunto in questa questione una posizione di awmguardia, anche perchè questa loro posizione potrà esercitare una influenza sugli altri. Ma fino a quando anche le altre maggiori Potenze non si saranno poste, e non solo per una formaLità o per non parere da meno degli Stati Uniti, ma per una reale ma– turata convinzione e in perfetta buona fede, su questa linea, e fino a quando questi principi, qui solo enunciati in linea teorica, non avranno avuto pratica app1'icazione, la pace del mondo sarà in pericolo. Per ora è il Regno Unito che, per bocca di Bevin, ha dichiarato il 31 ottobre di aderire ai dodici punm cli Truman. Noi oggi dunque sappiamo che gli S!Jati Uniti e la Gran Bretagna non riconosceranno situazioni costituite in opposi– zione al primo gruppo di principi sopra ricordato. E pos– siamo misurare l'importanza di un tale rifiuto considerando quale enorme freno sarebbe venuto, putacaso, al Governo fascista, se gli fosse mancato il riconoscimento del!'America e de<Jl'Inghilterra. Il freno sarà potente, e ce ne compiac– ciamo. Ma ricordiamoci che le situazioni così sospese non possono a lungo resistere. Quando, nel marzo 1939, la Ger– mania s'impadronì della Cecoslovacchia, le grandi Potenze, per la prima volta, negarono a Hitler il riconoscimento del fatto compiuto. Ma contemporaneamente Londra dovette cominciare quella politica che fu detta dell'accerchiamento, e al primo nuovo colpo di forza tedesco fu la guerra. E altro ancora vorremmo clrire. Il primo dei 14 punti di Wolson stabiliva che « non vi saranno acçordi internazionali segreti di alcuna specie, ma la diplomazia agirà sempre palesemente e in vista di tutti ». Di questo, purtroppo, non vi è traccia nei « dodici punti »: siamo ancora lontani, in questo nuovo difficile dopoguerra, da queUa grande con– quista democratica che sarebbe l'abolizione della diplomazia segreta. Infine, il terzo punto di Truman limita il rifiuto di approvare mutamenti territoriali, in contrasto con i de– sideri liberamente espressi del popolo interessato, alle parti del mondo legate agli Stati Uniti da rapporbi di anlicizia. In altri termini, tale rifiuto non vige per i Paesi considerati nemici. Ora, se è inevitabile che i vinti paghino, special– mente quando ad essi chiaramente risalga la colpa di quanto è accaduto, ricordiamo che anche in questo ci sono dei limiti, e che anche i territori dei vinti sono abitati da genti che hanno un'anima e una volontà. L'allarme lanciato da Bevin nel suo discorso del 26 settembre circa il trattamento riser– vato ai Tedeschi specialmente nella zona soV'ietica e, da parte dei Governi cecoslovacco e polacco, è, per i problemi su cui richiama J'atten7lione, non meno importante, ai fini della creazione di una situazione di pace, del discorso di Truman. ANTONIO BASSO

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