Lo Stato Moderno - anno II - n.20 - 20 novembre 1945

tomi giorni fa da un mazziniano di vecch-io stampo, sempre per cose con– crete e non per dissertazioni teoreti– che, o inline da una certa fama che in un certo ambiente è circolata e che mi qualificava il • so1ito giacobino•· 11: succ=o cosi anche a Gullive<r. Tra i Lil!l.iput della ,rivolwzione verbale puoi essere considerato un gigante del conservatorismo, mentre tra i Bromb– dignac de 11 a democrazia progressiva appari come un ometto tubto vivacità di Sinistra. Ln fondo abb;amo la miglior parte: modcra\4 a parole, radicaU nei fatti. Ma intanto dove è finito quel for– midabile schieramento interno che si qualificava rivoluzionario, il quale ba– dava con tanta cura a scoragg,iare le persone serJe e fattive (che sono in de– :filnitiva gli autentid riv,oluz,ionari) a 1 l– levando come figlio prediletto il co– siddetto movimento sindaca,Je, :f>alcendo– ne un partito neli'dnlle,mo del partito, accordandogli autonomie e privilegi d 1 i ogni sorta? Quel movimento da timido pupillo è diventato maestro e padro– ne, guida ora Il gioco, ha raccolio i • dur,i da morure » dell'antica fazione dominante nel partito. Così tantè brave persone oggi sono ridotte ad adorare qualche nucleo o– peraio cittadino al seguito di qualche volonteroso capo-popolo, come le « mas– se» che sa,lvernnno il pa'ftito dall'es– sere un piccolo gruppo di intellettuali e vezzeggiano, fanno mille moine a quei nuclei come quei piccoli borghesi che avendo l'uzzolo opposto della no– biltà vanno in sohlucchero davanti ad un blasonato qualunque, senza m;su– rB'fe ciò che esso valga. Qualche cen– tinaio di operai .in Milano non sono le masse, ma servono a fare da mas– se come certi cori di teatri di provin– cia, ed infatti nel nostro teatro essi occupano interamente la scena in con– trasto con quei piccoli gruppi prole– tari, non legati ad alcun feticismo per– sonale, nei quali c'è veramente il pic– colo germe della massa futura e che, scontenti, minacciano d4 andarsene. Intanto le masse, che non sono solo quelle operaie dei grandi stabilimenti, masse che noi abbiamo trascurate e a,llontanate, slittano verso destra. .A che cosa oggi è r,idotto il famoso dissidi.o di tendenze? A due ,punti: la qualifilca di socialista ed il blocco del– le S:nistre. Sulla caccia a!Ua denomi– naz-ione altri ha g,ià accennato e tu hai parlato con mirabile chiarezz,a. Vorrei solo ricordare la m~seranda fine dei vari partiti che in Francia cercavano di fregiarsi del titolo di socialista, in concorrenz,a con il socialismo ufficiale. Resta il secondo punto che fa una questione di t e,n de n z a ideolog,ica di queUa che logicamente è una questio– ne tattica, oppure si attacca al con– cetto che una unione di sinistra è per questo solo fatto rea11zzazione di li– bertà ed allora traddsce funzioni e sco– po della libertà. Quale sarà il futuro schieramento dei partiti? l!: evidentemente troppo LO STATO MODERNO presto per di-rJo e tutti capiscono che troppi eventi debbono ancora matu– rare perchè ci si possa pronunciare. Una cosa è certa. Se il partito dovesse essere guidato in un blocco di ,sinistra da quei signori che di tale blocco fan– no un dogma, i,! partito finirebbe di esistere. Per essi in.fatti a11eanza sd– gnifica suborddna2"Jione, intesa signifi– ca obbedienza, unità di condotta si– gnifica imitazione. Per loro agire in– sieme ai comunisti nei C.L.N. signifi– cò fare sem.pre, comunque, la contro– scena dei comun,isti, ampLificare con fi– losofica magniloquenza le tesi che i co– munisti enunciarono per fini contin– genti e con ~uto possibilismo. La con– seguenza è stata che se facevano pro– seliti, li facevano non già « pro domo nostra•, ma per il parhlto comunista; se i comunisti suscitavano qualche ap– prensione, essa si ritorceva immedia– tamente contro di noi. Quando i co– munisti pax,Jano di blocco e di intese si rivolgono ahla democraz,ia cristiana e non nominano neppure il partito di az,ione, come hanno fatto Longo e Ter– racini alla Consulta. Risultato è che l'Avanti!, volendo trovare Le r,iprove dell'aforisma di Marx che i ceti medi sono incapaci di una politica autono– ma, cita l'esempio del partito d"azione. Questo è l'apprezzamento, ingiusto fin che si vuole, ma sign-i.flicativo, dei so– cialisti. Perchè non dovremmo d,ire che si è -fatta della demagogia e della più vacua? Perchè non dovrei diz:e che nel P. d. A. è qualificato reazionario chi combattè la T,ich-iesta dei dipendenti deUe aziende municipalizzate di domi– nare i consigli di amministrazione del– le az,iende stesse? Era ev.idente che si sarebbero r,icon– segnati servizi pubblici ed imprese già col.Jettive, ad un i-nteresse particolare limitato, come quello dei dipendenti. I socialism che sono i depositari in Italia della trad:zione de 11 e municipalizza– zioni, l'hanno capito subito e l'Avanti! di Roma ha ti!llito per riconoscerlo pubblicamente. Ma i sinistri del Par– tito d'Azione condussero una campagna per questo ideale di pretta marca cor– porativa, _ispirato al deteriore 1 sinda– ca1ismo del chiuso interesse cli cate– goria. Certo vale la formula di Lussu « non si fa nulla senza e contro il comuni– smo» di cui del resto è evidente an– che la portata sul piano internaziona– le. I comrnllisti, a giusro titolo, possono rivendicare di fare oggi una politica nazionale (anz.i in qualche paese la fanno addi-rittura naz:onalista) e l'ap– porto prrlncipale a taJe politica in 'Ita– lia viene oggi proprio da loro. Che co– sa succederebbe se le Joro masse fos– sero all'opposizione rivoluzionaria? NuUa è più assurdo che il tentativo di ributtarle all'opposizione. D'altra parte ogni qualvolta avremo J' occasione di fare veramente qualche riforma ra– dicale, potremo trovare appoggio solo nei comunisti. Non illudiamoci. Gli al– tri partiti hanno tutti, più o meno, paura del nuovo. Ma appunto perchè 315 si auspica con loro un fecondo lavoro comune, occorre che noi costituiamo una individualità separata, che noi ab– biamo l'orgoglio di noi stessi e Ja fe– deltà alle nostre idee. Se noi a prdorl ci vincoleremo ad un accordo per im– pegno unilaterale, evidentemente non faremo della politica, mà della sempl!i– ce azione ausiliaria e non avremmo nessuna funzione effettiva. Saremo dei fiancheggiatori e nu11a più. E' strano come da noi non si sia capito nuNa de11a nostra posizione nehla vita na– zionale, nulla di quella funzione ar– bitrale realizzatrice che Par,ri ha as– sunto nel Governo, e che il partito do– veva avere in tutta la vHa nazionale. Ma alla periferia i Parri sono man– cati. Se noi vo~liamo che la vernice fresca della democrazia comunista e della democrazia or,istiana non si de– teriori, dobbiamo anche noi essere al– trettanto forti e conquistare le masse di aderenti con la forza intellettuale, la chiarezza delle idee, la compattezza del parbito e la fermezza dei proposi– ti. Delle due prospethlve per cui i co– munisti oggi Javorano: o il blocco delle Sinistre o l'intesa con la democrazia cristiana, la prima comporta che noi si sia aderenti ad una situazione che aJ!tni hanno creato e la seconda che noi si sia addirittura tagliati fuori. Que– ste sono le prospettive tutt'altro che rosee che si presentano al partito ed invece di esaminarle v.irilmente, cli scegliere a 11 a direzione uomini che sappiano contrapporre manovre a ma– novre, che sappiano collocare il par– t:to nel posto che gli spetta e soddi– sfare cosi una esigenza della vita ita– liana, noi dovremmo fissarci in una posizione che ci toglierebbe ogni im– portanz,a pratica. Proprio mentre nel socialismo •si afferma la corrente, co– me ha detto Silone, che vuole mettere più l'accento sulla parola democrazia che su quella socialismo, noi dovrem– mo percorrere la strada inversa e al– lontanarci cosi proprio dBJJ-leforze che ci vengono incontro. Oggi abbiamo l'insegnamento delle elezioni Tra.ncesi: i tre partiti sociali– sta, comunista e popolare repubblica– no, governeranno la Francia insieme o variamente combinati, e 1,a democra– z.ia in Francia esiste ed è salva. Ma in Italia Ja democraz,ia è anco– ra da fare. Noi dobbiamo ancora supe– rare la fase, che la F,rancia p&corse dopo il '70, di fondazione deJila repub– blica in un paese essenzialmente con– servatore. Il partito radicale francese può sparire, come quehlo liberale in– glese a cui corrisponde, perchè ha e– saurita la sua funzdone. La libertà è assicurata in Francia. Ma la combina– zione di forze che prevale in Fran– cia, non assicurerebbe da noi la liber– tà. Nenni non è Blium e De Gasperi non è Bidault. Nel socialismo francese non ha mai prevalso il massimalismo, e su 11 a futura costituzione francese non pesa I '-ipoteca -di confessiona!lità che il Papa ha già posto su quella ita– liana.

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