Lo Stato Moderno - anno II - n.20 - 20 novembre 1945

31U DUE CONTRAPPOSTE ESIGENZE I Consigli di Gestione paiono il punto di intersezione (dinamico e non statico) e la risultante di due opposte esigenze: 1) da un lato l'esigenza dell'impren– ditore di potere esplicare la propria iniziativa produttiva senza interferen– ze che limitino od annullino la sua responsabilità e senza invadenze nel campo direttivo che paralizzino o sco– raggino la sua attività; 2) d'altro lato, l'esigenza del mondo del lavoro (operai, impiegati, tecnici) di assurgere a una partecipazione nella gestione dell'azienda, della cui esisten– za e del cui sviluppo essi sono indi– spensabili collaboratori attraverso il proprio dav,oro. t i•l lavoratore che da oggetto passi,vo, des1iina,to ad una considerazione meramente mercantile. tende a farsi soggeto attivo, consape– vole e responsabile della vita azien– dale. Non si tratta di una esigenza di auto-tutela sindacale di diritti e di in– teressi, quale può e deve essere espli– cata e dai sindacati e, nell'interno del– l'azienda, dalle commissioni interne. Ma è dell'esigenza di essere solidali nelle sorti dell'azienda con la consa– pevolezza e la volontà, oltre che con il meccanico lavoro. Si tratta del postu– lato della democrazia come partecipa– zione (di pensiero, di critica, di volon– tà) da parte dei diretti interessati che dagli organi poli tic i e amministra tivi si tira-sferisce ne~li organi economici do– ve il lavoro quotidianamente si esplica, mi-rando a'lla loro democratizza2'ione. (Osserviamo, per inciso, <:he il proble– ma rimane identico tanto che si tratti di imprese ed aziende 'a carattere pub– blico o pre,sumibilmente destinate ad essere incluse nel « settore collettivo » dell'economia produttiva, quanto si tratti di imprese da mantenersi nel • settore privato•• lasciando intatto il carattere di proprietà e titolarità pri– vate che su di esse spetta agli attuali intestatari, a titolo individuale o a ti– tolo azionario. Ove si voglia conside– rare il problema della nazionalizza– zione senz'ombra di demagogia, si deve escludere per le imprese che in essa probabilmente saranno incluse una partecipazione dei dipendenti alla ge– stione maggiore che per le imprese private. La rappresentanza dei lavora– tori aziendali non coincide infatti con gli organi della collettività che si so– stituiranno all'imprenditore privato). In un momento storico dove vige quella che fu chiamata, e non scherzo– samente, l'« economia dell'inopia», e dove le stesse sorti delle categorie la– voratrici d'ogni specie dipendono dalle possibilità di una ricostruzione alla LO STATO MODERNO quale occorre far convergere ogni ener– gia, i postulati di giustizia sociale in– siti nella seconda esigenza devono ade– guarsi con le necessità inerenti alla prima esigenza. Occorre venga stimo– lata l'iniziativa privata. E condizione ne è che rimanga intatta la responsa– bilità dell'imprenditore e l'inerente sua possibilità di dirigere l'impresa. Operare diversamente significhereb– be esporre a più o meno rapido falli– mento ogni conqu·ista in questo campo da parte delle forze del lavoro. Questa responsabilità è così viva negli stessi esponenti dei partiti di sinistra da ren– dersene essi stessi interpreti. Ma gli attì ed i progetti sono effettivamente coerenti con le parole? LA CO-GESTIONE Purtroppo se ne deve dubitare. Sia pure per una finalità di propaganda demagogica che maschera la reale con– sistenza· (bene analizzata da Leo Die– na su L 'ltal.ia Libera mi·lanese del 16 ottobre), i social-comunisti insistono sul concetto di una vera e propria par– tecipazione delle maestranze alla ge– stione aziendale, ossia alla direzione tecnico-economica dell'impresa. Essi sono fautori di Consigli di Gestione misti di datori di lavoro e di lavorato– ri, a base paritetica, presieduti dal di– rigente o dall'amministratore delegato. Tale natura, per accordi col capitale o per adeguamento a condizioni di fat– to, hanno assunto i Consigli di Gestio– ne in non poche imprese. E ciò è so– prattutto ventilato nei progetti social– comunisti o da costoro comunque cal– deggiati. Trascuriamo qui, perchè ci sembra abbia una portata regionale e una configurazione ancora indetermi– nata, il progetto democristiano che ai Consigli di Gestione (di soli lavorato– ri) dà funzioni soltanto consultive, mentre prevede che nel Consiglio di Amministrazione entrino a far parte organica rappresentanti dei lavoratori. in funzione di azionariato operaio: pro– getto che francamente ci sembra as– sommi gli inconvenienti delle due so– luzioni e non ne accolga gli aspetti po– sitivi. Nel progetto concordato tra il P. C. ed il P. S. I. U. P. con la partecipazio– ne di rappresentanti degli altri partiti del C.L.N.A.I. (riprodotto in riv. «Nord– Sud» n. 2 pag. 43), previstane la costi– tuzione di ogni impresa industriale e commerciale che abbia una media di almeno 100 (o 250) dipendenti od un capitale di almeno 3 (o 5) milioni, si di– ~hiara (art. 2) che il « Consiglio di Ge– stione è un organo collegiale pari teti– co tra capitale e prestatori d'opera composto da un numero di membri proporzionato all'entità dell'azienda» (da 3 a 7 per ciascuna part-e). I rappre- sentanti dei lavoratori sono liberamen– te nominati dai lavoratori dell'azienda (« in un unico scrutinio che comprende tutte le categorie dei prestatori d'ope– ra », si legge in un progetto riveduto ed emendato). Quanto ai rappresen– tanti del capitale, essi sono designati• dal Consiglio di Amministrazione o dal proprietario. Sta comunque fermo il principio che « il Consiglio di Amministrazione, -nel– le società per azioni, o il proprietario dell'impresa negli altri casi, conserva– no le loro at1uali prerogative» (com– presa la rappresentanza legale). Il Con– siglio di Gestione è quindi un aitro organo dell'impresa che non si sostitui– sce al Consiglio di Amministrazione od al titolare. Tra questi due organi i rapporti che si istituiscono sono dli tnipl.Lce na,tura: a) il Consiglio di amministrazione o i titolari nominano il presidente del Consiglio di gestione, salvo ratifica e gradimento da par.te di questo. Un a,l– too progetto emendato ha il buon senso di prescrivere che (indipenden– temente pertanto da ratifiche) per le imprese individuali e le accomandite con un solo gerente, il Presidente sia lo stesso Utolare. Il grave si è (gra– ve perchè può portare ad uno sdop– piamento di funzioni e di responsabi– lità ora concentrate in un unico or– gano) che « ili Presidente del Consi– glio di Gestione - che ne è membro - è il responsabile de1la produzio– ne • (art. 2), e, come megilio precisa il progetto emendato (art. 3), « eser– cita egli stesso la direzione dell'im– presa »; b) alle sedute del Consiglio d'amm,nistraz:ione interviene una rap– presentanza del Consiglio di gestione, che sarà sempre in minoranza e sen– za diritto al voto; c) assalÌ grave (pe,r– chè costituisce una Indubbia limita– zione dei poteri del Consiglio di am– ministrazione o dei titolari e perchè solo in astratto una discriminazione è operabile) è la disposizione (artic. 3 ult. capv.) per cui « le decisioni del Consiglio di aministrazione o del pro– prietario, quando non interessano i problemi di ordinaria amministrazione, dovranno essere sottoposte all'appro– vazione del Consiglio di gestione per divenire esecutive». Un altro progetto cerca di girare l'ostacolo préscrivendo che non potranno essere poste in ese– cuzione, se non previa ra-tifica de,! Con– si-glio di Gestione. Le decisioni de<!Con– siglio di Ammin,istrazione sarebbero pertanto sottoposte alila condizione so– spensiva defila approvazione del Consi– glio di gestione: un beli'impiccio per un'amministrazione! (Continua).

RkJQdWJsaXNoZXIy