Lo Stato Moderno - anno II - n.20 - 20 novembre 1945

LO STATO MODERNO 311 LUCI ED OMBRE SOVIETICA DELLA C) Cause remote nei grandi spazi e nell'animo ortentale. Non sembra possibile, direi anzi non sembra serio, condurre una indagine di questo genere, anche se certamente piena di lacune, sei,randola nello stret– to tema economico, o sia pure in quel– lo politico presente, come una secca oper,azione su dati materiali o terri– toria,1i, isolandola dai moventi psicolo– gici e da quelli largamente politici i quali tutti complicano e muovono la storia, quanto e più degli eventi eco– nomici. E' necessario quindi uno sguardo alla Russia come paese ed alla sua anima, cosi diversa da quella occidentale. La caratteristica secolare del popolo russo è la instabilità spinta fino al no– madismo e la totale assenza di demo– trazia, di partecipazione, di voce nel governo della cosa pubblica. Dice una acuta e colta scrittrice, Ma– ry Lavater Sloman, in Caterina e l'ani– ma russa (« Katharina und die russi– sche Seele », MorgaTten Verlag, Zurigo) a pag. 16: Il contadino russo viveva più libero dell'europeo anche nel medioevo, ldata l'enorme vastitd della terra. Ma la \l)azienza russe.' non comporta sforzo di liberazione politica. Una sola via essi ~vevano: partire con le famiglie in cer– ta di nuova terra, sempre disponibile. E a pag. 63: Per millenni il russo ha preso legna dal bosco con l'ascia, ta– ~liando dai soli tronchi tavole e travi, senza raccogliere i rami, perchè la fo– tresta è un principe generoso che non !Vuole si raccolgano le briciole. Talvolta !si abbatteva un albero per fare un paio di zoccoli. Gli incendi di boschi dura- 1\Tano mesi, talora provocati per avere -terra da seminare. Lo scrittore russo Michael Ossorgin nota come molti giudizi europei sui russi siano errati o semplicisti e avver– te che i russi conoscono ormai tutta Qa letteratura europea, e non solo i clas– sici, infinitamente meglio di quanto gli europei non conoscano quella russa, es– sendo la lettura assai diffusa e « favo– rita dai lunghi tramonti estivi e dalle lunghe sere invernali ». Egli così si esprime sull'anima russa: • L'influenza delle grandi pianure non può essere tapita dall'europeo. Il russo è una crea– tura dei giganteschi spazi, dalle torbe nevose del nord alle terre degli aranci; noi abbiamo ogni fauna e ogni flora. Io sono nato in una cittadina lungo un fiume che Il è largo 1,5 km. e dietro la_città un bosco si estende più di mille chilometri; ma il. mi o {i1 ,1.fl \e è 1,111 gio- RUSSIA di GIULIO BERGMA.NN (Continuazione dal 1mmero precedente) catlolo in contronto al Lena che a Ja– kutsk è largo 8 km. e alla foce copre centinaia di km. e in primavera un ter– ll"itorio vasto come la Francia. E' inne– gabile l'influenza di ciò su tutte le raz– ze che compongono la nazione russa ». Ricorda la Lavater Sloman (p. 142) che ancora nel 1700 dominano la tor– tura e la Siberia. Il popolo sopporta o fugge nei boschi o nelle steppe. Spazio ne trova sempre. • Il popolo non ha ca– pacità o volontà di miglioramento : guarda i signori e i loro costumi come una mascherata, con la quale esso nulla ha a che tare. Esso resta piegato sui suoi campi, nelle capanne ammuffite, nel vapore dei suoi bagni, nelle betto– le, nel buio delle sue chiese, si fa B segno della croce, bestemmia, beve, ara, genera, si piega davanti a'llo knut o lo schiva, così come è abituato da un mil– [ennio •· La stessa scrittrice narra che quando Caterina, occidentale innamorata del– l'oriente e piena di volontà di giovare a~ popolo russo, dopo anni e anni di regno, nel 1768 inizia i lavori per un codice. chiede i desideri del popolo. Stupore del Senato per una simile idea. Invero, distribuiti i quaderni ai di– stretti, essi tornano bianchi e sulla pri– ma pagina quasi tutti recano scritto che il pop,,10 si rimette alla saggezza e alle materne cure della zarina! Poco dopo, Caterina intraprende un viaggio sul Volga. Qui comprende il popolo. « Bastava stendere una mano davanti agli occhi per coprire la sot– tile striscia di terra e non si vedeva che cielo, cielo, cielo. L'uomo nella sua barca e Dio nella immensa volta. La potenza sterminata e la impotenza u– mana erano alla radice della fede rus– sa. Il canto lontano sembrava di bam– bini malati di nostalgia che si facesse– ro coraggio con la loro voce. Ma qua– le nostalgia potevano avere? Non di citt.à, non di case, non di proprietà o di potenza; forse di una armonia eter– na, disturbata in terra da potenti gr·m– di e piccoli. Questo paziente popolo che pescava, pregava, lavorava, cantava non aveva bisogno di leggi ... ». Chi non ravvisa una relazione fra questo colloquio di Caterina con lo spa– zio è quello del principe Bolkonski in « Guerra e Pace » di Tolstoi, quando giace ferito sul campo la prima volta e scopre l'immensità del cielo? L'influenza di queste immensità di terra e di cielo sul misticismo russo è espressa dall'Ossorgin, proprio anche in rapporto al concetto di proprietà, con parole che ricordano l'esperienza fallita della codificazione di Caterina • Il russo è panteista e mistico. La na– tura per lui è divina; egli si sente par– te di essa e con essa è in confidenza come con cosa fumiliaire. Ne11a sua religiosità egli è pagano e non può soddisfarlo nessuna religione importa– ta, nè dalla Palestina, nè da Roma, nè quella fondata da Lutero. E' sempre in cerca della religione mig'Jiore, non di un Dio da adorare in un tempio ma d•i verità e giustizia; la sua religiosità è una mistica aspirazione all'assoluto. Davanti a questo sforzo i valori reali della vita perdono importanza e ven– gono sacrificati all'idea. A chi abita e in cer,to modo possiede lo spazio ·l'i– dea di proprietà è straniera: gli man– ca il senso del legame alla casa, alla famiglia, agli oggetti d'uso. Il mondo russo, società e popolo, ha sempre re– spinta ogni idea di diritto privato. La religiosità è nel contadino come nello scienziato e. nel politico; l'antireligio– sità dei capi attuali è religione cere– brale•· Uno dei fenomeni più tipici della confidenza con lo spazio è dato dalle migrazioni, che l'Occidente ha dimen– ticato da secoli e secoli. Eccone un esempio citato dalla Lavater Sloman (p. 325). I Calmucchi, tranquilli e one– sti, oppressi da un feroce esattore, nel 1772 se ne andarono nella steppa e, al ritorno annuale, l'esattore con i suoi soldati trova il deserto: 75.000 carri a capanna, ciascuno dei quali ospitava una tribù, erano scomparsi con tutti i focolari dalla grande Porta dei PopoU fra Urali e Caspio ed erano stati ac– colti a braccia aperte dall'Imperatore della Cina. La steppa! Durante il viaggio trion– fale di Caterina in Crimea nel 1787 l'ambasciatore di Francia Ségur, l'ac– compagna con altri diplomatici. Egli descrive la steppa, lo scoraggiamento che ispira, la triste pazienza, la dispe– rata ansia e l'aspirazione a incontrare gente per sottrarsi alla sterminata so– litudine della natura. Qui egli com– prende il carattere russo, dalla rasse– gnazione nel soffrire alla ricerca di protezione nella chiesa. Lo stesso Ségur, osservatore e scrit– tore, che ha raccolto in tre volumi le sue impressioni di anni di soggiornc– in Russia, testimonia (p. 483 che il padrone, in caso di raccolto cattivo, di– videva il pane con i servi della gleba; egli ascoltava come patriarca e giu– dice ogni reclamo. La schiavitù dava

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