Lo Stato Moderno - anno II - n.20 - 20 novembre 1945

LO STATO MODERNO 30V I Consigli di gestione Il problema è di capitale importan– za e sarebbe di:f!icile dire se più sotto li profilo dell'economia nazionale o sotto quello della politica democratica. Vediamo se □ .riesce, non dico di fare punto fermo in questa esigenza dinamica quant'altro mal, ma di orien– tarci un poco, non !oss'altro che come base per ,ulteriOl'IÌ e. più a,pprofondite discussioni. Forse un primo passo per chiarire le cose è scartare sin da principio tre pro– blemi che vengono spesso confusi con quello dei consi~l! di gestione, giac– chè ne sono in qualche modo inerenti, ma che con esso, sostanzialmente, non coi111cidono. Primo: il problema delle gestioni commissarialil. È noto che molti com– missari straordinari preposti alle im– prese, anche per confortare la loro non ben precisata autorità, abbiano cercato ap,poggio e collaborazione in organi de– mocratici aziendali, e, data la Intrin– seca natura politica dei C.L.N. azien– dali, a preferenza nei meglio qualifi– cati, competenti e legittimati consigli di gestione. Non si svela nessun mi– sl-ero, rilevando \come questo regime commissariale sia in crisi, e non sol– tanto per questione di legittimità for– male: se, punto sul quale ormai tutti concordano, si vuole riattivare l'inizia– tiva privata, specie nella media indu– stria, occorre che lo straordinario re– gime commissariale venga a cessare, restituendo ai titolari piena responsabi– lità produttiva, salvo in quel ristretto numero di complessi produttivi per i quali si prospetta sin d'ora l'opportu– nità di addivenire in seguito ad una loro nazionalizzazione o per le imprese che, per il manifesto collaborazionismo dei lor-o titolari, siano soggette a prov– vedimenti di avocazione. Secondo: il problema dei C. L. N. aziendali. Anche qui aria di crisi di organismi sostanzialmente politici, che, sulla via di esaurire la loro funzione, vedono trapassare la maggior parte delle loro funzioni sia alle Commissio– ni Interne, sia appunto ai Consigli di Gesl'ione. Rispetto a questi ultimi, I C. L. N. aziendali hanno svolto e svol– gono una funzione attivatrice, eserci– tando pressione perchè la rivendicazio– ne dei Consigli di Gestione trovi pra– tica attuazione. D'altra parte è ormai manifesto che in difetto di un regola– mento legislativo e di un riconosci– mento giuridico dei Consigli di Ge– stione che ne concreti funzioni e com– petenzJe, le iniz,j,ative dei C. L. N. azien– dali rischiano ,più di determinare il caos che di portare a conquiste stabili e vitali. Terzo: il problema delle Commissio– ni interne. Deve porsi ~ne in chiaro che tutte le funzioni sindacali di auto– tutela del mondo del lavoro, la stipu– lazione e l'osservanza dei contratti di lavoro, la re~mentazione in-terna ecc., spettano so!o ed esclusivamente alle Commissioni interne. Queste non hanno in realtà nulla a che fare con i Consigli di Gestione, le cui finalità non possono e non debbono confon– dersi con quelle sindacali. ORIGINE I Cons~li clrl. ~tiene tra~gono orJ– gine del decreto del C.L.N.A.I. del 17- 25 aprile 1945, che tuttavia mai venne riconosciuto dalle autorità alleate, pur troV0ndo applicazione de facto, specie a fianco del regime commissariale. La preoccupazione principale di tale de– crel'O era l'abrogazione (artlticolo 1) della sedicente «socializzazione» neofa– scista, contropponenddle «l'amministra– zione delle aziende contemplate nei de– creti sopra citati• (di socializzazione) « affidata a consigli di gestione nazio– nale, coi poteri previsti dai decreti me– desimi per i consigli di gestione delle aziende socializzate• (art. 2). Si aveva così il caso, alquanto singolare, di una abrogazione generale con un « richia– mo in vita• di poteri di organi sop– pressi. Sl'8 comunque di fatto che la struttura e le attribuzioni dei Consi– gli di Gestione non venivano precisati. Però che in essi dovesse esservi una rappresentanza delle maestranze risul– tava dall'art. 4, il quale precisava che detti rappresentanti sarebbero stati • appositamente e liberamente eletti dalle maestranze, secondo norme che saranno ulteriormente fissate•• non ol– tre tre mesi dopo la liberazione. Nel frattempo la rappresentanza sarebbe rimasta affidata ai C.L.N. aziendali. Come si vede, indipendentemente dal mancato riconoscimento delle autorità alleal"e, la base giuridica dei Consigli di Gestione era estremamente labile e vaga. Non solo: ma per la loro strut– tura e funzione si rinviava, in attesa di ulteriori provvedimenti legislativi, a quei consigli di gestione escogitati dalla «socializzazione• neo-fascista, che ora si voleva abrogare, i quali erano stati conclamati giustamente una truffa politica e sociale e tali considerati dal– le maestranze, che sempre li sabota– rono. Con tutto il rispetto, non si può certo dire che gli uomini dell'insurre– zione dell'aprile brillassero per perspi– cacia giuridica. Comunque su questa fluida base - e forse fu lasciata tale per consentire di esplicare un rivoluzionario dinami– smo - i Consigli di Gestione comincia– rono ad affermarsi di fatto, con il du– p.lice alimento dei C. L. N. aziendali e della gestione commissariale e sotto la pressione delle circostanze. Vivissima d'altronde si fece sentire sin da p,rlncipio l'esigenza, non solo di un riconoscimento giuridico e di una regolamentazione legislativa, ma di una prooisaz,ione della loro legi-ttima com– petenza. • Bisogna subito chiarire che i Consigli di Gestione non significano che I lavoratori si impossessano del– l'azienda. Molti avversari ed amici so– no caduti in quest'errore, anche per– chè, come abbiamo detto parlando dei C. L. N. aziendali, questi ultimi, in un primo tempo, si impossessarono delle fabbriche. Fu questo un provvedimento indispensabile alla difesa delle aziende ed a rendere possibile la continuazione del lavoro, non era cioè una misura • rivoluzionaria •, ma un provvedimen– to difensivo e costruttivo ... Ai Consigli di Gestione debbono essere posti limiti e diiitti ben definiti, per evitare da un lato che essi esorbitino dalle loro !un– zioni e, dall'altro, che le loro funzioni siano ostacolate dall'ostruzionismo e dal sabotaggio dei rappresentanti del capi– tale. I rappresentanti dei lavoratori nei Consigli di Gestione non debbono osta– colare - per incompetenza o per ma– linteso eccesso di zelo - la responsa– bilità del capitale o la possibilità di una effettiva direzione dell'azienda da parte del responsabile della produzione. Il controllo democratico dell'industria da parte dei lavora tori significa solo il controllo contro la speculazione, per la riduzione dei costi, per la maggiore ef– ficienza dell'impresa e la sua maggiore produzione, lasciando sempre al tecni– co dirigente la libertà d'iniziativa • (Ar– cuno U. in riv. • Nord-Sud • n. 1 pa– gina 28). A contemperare un'azione dal basso, consistente in una mobilitazione di tutte le forze popolari, si richiede una azione dail:l'alto, dJLretta al:la sanzione giuridica dei Consigli di Gestione, po– stulando ai nuovo stato democratico • di aiutarci con l'arma della legge per vincere e spezzare le resistenze di in– teressi egoistici • (Sereni E. in rivista « Ncmd-Sud •, n. 2 pag. 17). Ma questa conquista rivoluzionaria, questa affer– ma11Ìone di flabto, si è su~entzmente consolidata e sedimental-a, ha assunto una fisionomia bastantemente coerente ed univoca, si è inquadrata a suffi– cienza nelle condizioni obbiettive inde– rogabili, per poter ottenere oggi una sanzione legislativa che ne prenda at– to? E, nella negativa, quali sono i li– mi ti, le strutture e le compel"enze che si possono legislativamente attribuire a questa conquista di ieri per salva– guardarne efficacemente l'esistenza e consentirne gli eventuali ulteriori svi– luppi di cui le condizioni sono ancor premature?

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