Lo Stato Moderno - anno II - n.19 - 5 novembre 1945

LO STATO MODERNO 281 un corale che non pare veramente palestriniano ma da mu– sica sincopata. Tuttavia bisogna convenire che l'impulso dato dai di– battiti del socialismo italiano non ancora ha dato i suoi frutti ed il bilancio è piuttosto magro. Il che si spiega fondamen– talmente (le men rilevanti ragioni non mette conto di elencare qui) col fatto che quel dibattito è ancora aperto e, per ora, è finito con una specie di sentenza interlocutoria, e cioè con un compromesso, in cui le ragioni contingenti di opportunità politica e tattica, sono prevalse sulle esigenze di più largo respiro politico e teorico. Ma sarebbe errato starsene ai risul– tati di queste giornate e non vedere, su di un piano più lar– gamente storico, quel che il dibattito significa e quel che esso arreca in seno, e che, prima o poi, frutterà alla vita po– litica italiana. E tuttavia, riconosciuta la CQerenza logica e politica di Nenni, riconosciuta la buona volontà ed anche la nobiltà dei suoi antagonisti e la significazione storica della loro oppo– sizione, riconosciuta la funzione chiarificatrice del dibattito, ci restano da fare considerazioni cli carattere più particolar– mente politico. Un autorevole uomo politico, il Laski, in un articolo pubblicato nella Nuova Europa di Salvatorelli, ha, con la consueta chiarezza degli inglesi, messo in guardia Nenni dalle inevitabili conseguenze politiche della fusione, che sono, so– stanzialmente, lo scatenarsi di una rivoluzione proletaria, e, insieme o subito prima, l'avvento della dittatura ciel prole– tariato (i temi leninistici a questo riguardo sono notissimi). D problema è stato messo a fuoco non già, come siamo sem– pre tentati eh fare noi quaggiù, in termini di coerenza .teo– rica, ma in linea strettamente politica. Se voi, dice Laski, vi fondete con i comunisti, non potrete tener fede alla vostra conolamata promessa democratica: voi dovete andare oltre i limiti dell'attuale libertà politica e, necessariamen~e, attuare uno Stato di partito. Nenni si è difeso: ma si è difeso come ba potuto, e cioè sen2,a opporre ragioni a ragioni, ma .riba– dendo la sua buona fede, la sua buonà volontà e la sua lealtà. Ora noi non poniamo minimamente in dubbio la sin– cerità delle affermazioni del leader socialista, anzi vogliamo dire esplicitamente che lo crediamo quanto mai alieno da ambizioni dittatoriali, e, anche, da coperti machiavellismi. Ma non possiamo non domandarci come potrà Nenni, una vo'lta accettata e promossa la fusione dei due partiti di sini– stra in un unico partito sulla base della comune dottrina marxistièa, come potrà - se proprio per coerenza a quella dottrina è stato indotto alla sua fusione - non sviluppare nei successivi ed inevitabili anelli quel principio stesso della coerenza marxistica da cuj è illuminata la sua attuale azione in seno al partito. Per coerenza alla sua fede socialista, e cioè marxista, egli non può non sentire la necessità della fusione con i compagni comunisti; come potrà, senza mancar cli coe– renza, venir meno all'altra ed immediatamente successiva esigenza, una volta conquistato il predominio politico, di attuare lo Stato socialistico e cioè milrxistico? Ora si tratta di conquistare il potere, poi si tratterà di realizzare lo Stato secondo la dottrina del socialismo. Questa premessa non può che menare a quella conseguenza. Per le ragioni del marxi– smo è impossibile ammettere una scissione tra socialismo e comunismo, e per la verità del marxismo sarà impossibile non lavorare all'avvento della società proletaria e cioè all'av- 1·ento dello Stato della « democrazia proletaria». Ed è qui l'equivoco - l'ennesimo del linguaggio politi– co d'Italia - a cui si a-::cenava in principio cli questo scritto. Quando Nenni parla di democrazia, è senza dubbio sincero, ma quel che importa non è la parola, ma il significato che ad essa si attribuisce e soprattutto lo spirito con cui essa·~ sentita. E Nenni sente la democrazia come un uomo che si è nutrito cli marxismo e che nel marxismo e solo neL marxi– smo crede. Come la mentalità che lo conduce oggi ad esal– tare le forze della reazione promuove in lui l'urgenza della lotta politica (concepita sempre come azione e reazione, e perciò sempre pronta allo scatenamento rivoluzionario, pur se non barricadiero) così domani una sincera fede marxistica lo menerà a non vedere altra salvezza che nell'avvento dello Stato proletario. Al fondo dello spirito marxistico si annida la speranza e l'aspirazione ad una condizione terminale - una escatologia laica - cli pura eguaglianza tunana: cotesta democrazia è l'astratto ideale del marxismo, ed è, come è ovvio, la perfetta negazione di una democrazia intesa ne:Ja sua organica dialetticità ed operosa sempre di forze compo– nentisi e contrastantj, E' lecito domandarsi se il socialismo italiano, una volta irrigiditosi nell'ambito del marxismo (e per conto nostro pensiamo che non possa fare altro), possa poi ad un certo momento mutare di strada. A questo punto ci si potrebe obiettare che noi facciamo il processo alle intenzioni: ma sarebbe accusa gratuita, per– chè qui si è descrito un processo cli coerenza pcùtica e logica e non si è preteso cli entrare nella coscienza individuale cli un uomo, in quanto tale, che si è preso a sin1bolo per indi– care più chiaramente l'intrinseco moto cli sviluppo di un mo– vimento politico; ovvero che si è usata una maggiore indi– screzione, e cioè che si è dubitato del potere correttivo e quasi catalizzatore che avrebbe la frazione socialista in seno al futuro partito dei lavoratori. Ma il discorso tornerebbe sempre allo stesso punto: che potrebbe fare il partito socia– lista dentro il più vasto partito marxista dei lavoratori, quan– do fosse stato mosso a costituire quel partito proprio per la necessità cli procurare l'avvento dello Stato dei lavoratori secondo i suggerimenti e g;i annunzi del messianismo manci– stico? Noi sappiamo che molti uomini del sociaJjsmo pensano di potere operare nel seno del futuro partito, una funzione !:imitatrice e correttiva: sono i nostalgici del passato, sono quelli che aspirano a ricondurre il socialismo italiano alle sue classiche sorgenti, lontano da ogni riformismo, ma pure da ogni conato massimalistico o leninistico. Ma noi siamo autorizzati a pensare che si tratta di una nobile illusione: tra il vecchio socialismo, non solo italiano ma europeo, ed il nuovo, c'è cli mezzo la rivoluzione russa, l'avvento dello Stato leninistico-stailiniano, e ora, la vittoria delle armi russe e l'accresciuta influenza politica del:l'U.R.S.S.: chi mai può lusingarsi di cancellare tutto questo con un frego di penna? I socialisti che propugnano ora la fusione, fidando nel poi, meditino sino a qual punto potranno avere la forza di dominare e dirigere l'avvenire. Noi crediamo che in seno al partito, oltre che un conflitto di tradizioni e di culrura, ci sia anche - e più al fondo che non si creda - questo .equi– voco, fondato sulle sabbie mobili delle buone intenzioni. Perciò noi, proprio per quei fini di chiarificazione poli– tica per cui abbiamo apprezzata la loro attuale opera civile, attendiamo dai socialisti italiani maggiori precisazioni. Le assicurazioni di Nenni testimoniano di una buona fede, di cui nessuno che non sia stolto ha mai dubitato, ma non sgom– brano dagli spiriti più approfondite preoccupazioni. E l'in– vito che noi rivolgiamo qui ai socialisti non è invito ad una maggiore lealtà politica, sibbene ad un più ponderato e guar– dingo esame di coscienza. Il che non è pretender troppo, giacchè arfche in ciò è i' essenza cli una benintesa democrazia, in un cavalleresco richiamo da· parte di ciascun partito alle responsabilità altrui. Anche per assumere - naturalmente - le proprie. MARIO SANSONI;

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