Lo Stato Moderno - anno II - n.19 - 5 novembre 1945

282 LO STATO MODERNO E' una sconcertante rivelazione per chi vada in fondo alle vicende cli quest'ultimo quarto di secolo, apprendere eh~ ~on si può collocare il liberalismo fuori del quadro capi– talistico-borghese da cui sono uscite le dittature. Le quaB. con tutto il loro male, hanno portato il vantaggio cli dolorosi e perentori chiarimenti sul significato dell"individualismo libe– rale e quindi del divorzio fra Stato e società, tra Go,·erno e massa. . Eppure, nella nostra inesperienza giovanile, del libera– lismo avevamo fatto una religione, che ci additava l'unica via per sottrarci alla piatta vita di regime e che ci confor– tava nella speranza di atti e pensieri autonomi. Era ingenuità la nostra, perchè non ci rendevamo conto che si trattava di ribellione sentimentale e generica; del resto da nessuna parte si offrivano occasioni per disingannarci e condurci alla real– tà. Inoltre non avevamo assolutamente notizia di antifascismo clandestino che, per sfuggire alla polizia, forse non poteva allargare troppo le sue reti; nè ci eravamo ancora aperti ad una nuova tradizione di cultura. La compressione dittatoriale generò così un atteggia– mento negativo verso la vita politica. respinta con l'accusa di violare il supremo principio della libertà morale e di contaminare la dignità delle lettere e delle scienze. In que– st'aria irrespirabile e grigia intravedevamo, isolata, un:i zona luminosa: dentro, insieme a pochi altri, ci apparve il Croce assurto dinanzi agli occhi di gran parte degli intellettuali e delle persone, che nonostante la quasi generale inflazione si erano conservate oneste, a simbolo stesso di ciò che le disgraziate contingenze pubbliche ave\"ano distrutto o ten– tato di distruggere. Il Croce era la libertà caduta dall'alto tra uomini in catena. TI filosofo napoletano ebbe piena co– scienza della funzione della sua opera e perciò lavorò a perfezionarla e a renderla più efficace con un'assiduità pro– digiosa che ancora non ha tregua. Alla sua scuola si andavano formando quell:i che ora sono i più seri e autorevoli dissidenti e che non corrono pericolo di compromettere la loro umanità con i nuovi miti della tecnica. Ma allora la libertà - poichè non era possi– bile vederla all'opera come forza risolutrice di problemi po– litico-sociali o collegarla a rivendicazioni realizzabili - ve– niva intesa precisamente come ora non è da intendersi e cioè come una generica aspirazione a uscir di tutela per esplicare liberamente le proprie attività. Non sorgeva il problema di stabiBre in quali condizioni quella libertà avrebbe dovuto operare per essere concreta, ci si contentava dell'uso formale, a volte rettorico, senza sospettare che l'attitudine negativa, invece di arricchire e dare un tono religioso al mondo interiore in cui i migliori si erano rifugiati, piuttosto lo impoveriva in una sufficienza acritica, in una facilità dialettica agevolata dalla pregiudi– ziale di aver respinta la realtà come il liberale. Ma quando questa realtà in via di evoluzione anche per le note vicende politico-militari, ha dovuto essere liberata dagli esorcismi e accolta, quel metodo liberale che pure aveva promesso di poter dare, se fossero mutate in suo favore le condizioni ambientali, più di quanto non gli era stato concesso fino allora - quel metodo non potendo eludere la realtà si trovò a scoprire la sua inefficienza e il suo anacronismo'. In fondo, proprio l'accettazione della realtà minava qùel metodo, perchè intanto essa si era sviluppata verso nuove mète e non poteva più appagarsi di quella Libertà che s'apprestava ad uscire dalla sua segregazione per muovere verso la storia. Ma la storia era mutata e aveva coltivato intanto, in E DITTATURA vista di risultati più congrui, un altro ideale di libertà che vuole ostinatamente essere la libertà degl:i uomini. 'Essa scende a illuminare anche le prime e più elementari esi– genze e, legandosi con rigoroso esame <li se stessa alle con– dizioni storiche, dichiara di persistere in uno stato di anti– tesi. è a rimuoverla da questa basta un processo logico– v~~bal_e, alla portata di ogni orecchiante di filosofia dopo piu d1 un secolo di scolastica idealistica; occorre invece ali– mentare le forze che possano effettivamente rinnovare la storia. . Così, a causa della feconda precipitazione di esperienze d1 questi ultimi anni, abbiamo dovuto distogliere lo sguardo dal lume liberale perchè ora ci veniva offerta una realtà su ~u_iagire: Non pot~vamo più a lungo restare nell'ambigua posizione d1 vedere 11 lume e rinunziare poi a vedere ciò che esso illuminava, perchè questo sommamente c'interes– sava. li liberalismo fa le viste di non meravigliarsi del mu– tamento avvenuto, e dice cli averlo preveduto e di avere già disposto i mezzi per dominarlo, perchè sarebbe nien• t'altro che un mutamento suo interno, una nuova incarna– zione della sua idea. In \"Cro il liberalismo ci sembra simile a chi. senza muovere un solo passo. affermi cli camminare; e, chiamato poi a dar ragione di questa singolarità, additi sorridendo gli a'.tri che camminano! Esso però è formalistico solo nell'uso ed estensione del suo contenuto perchè, quanto a questo, afferma una libertà che è la particolare e deBmitata libertà capitalistico-borghese, interessata alla conservazione dei pri– vilegi e delle ingiustizie. E' chiaro allora perchè noi vediamo legami, sia pure obiettivi ed cxtraintenzionali tra i fenomeni di reazione e l'idealismo liberale; nè si può dire che questo accenni a di– s:accarsene. Perciò i giovani hanno sentito spegnersi dentro I amore crociano e dopo il primo disorientamento si sono aperti a un senso della vita infinitamente più rischioso e complicato di quel1o teorizzato dal maestro napoletano. I !iberali gridano tuttora contro la dittatura come se questa fosse l'invenzione di due o tre avventurieri e non piuttosto il punto d'arrivo del disfacimento della società capitalistico– borghese, come se proprio essi, che travestono l'avidità del privilegio con i sacri paraventi della Libertà, non l'avessero voluta e preparata. Se nella presente crisi lasciassimo fare ai liberali, essi non ci porterebbero al dominio della reazione, all'alleanza con le forze monarchiche militaristiche e clericali non ci porterebbero cioè di -nuovo alla dittatura? ' Certo l'opera del Croce, tra le più importanti che l'Eu– ropa abbia prodotto nell'ultimo mezzo secolo, appartiene ormai alle cose che non passano e che trascendono l'ambito storico che ha fornito loro materia di esperienza. Ma questo riconoscimento non toglie che il suo stesso concetto di Libertà, determinandosi, sanzioni la necessità della sistema– zione borghese. E se la severità morale, oltre che l'altezza di pensiero, facevano respingere al Croce le estreme con– seguenze di quella impost'azione della vita, egli non era poi in grado di portare alle origini la sua ribellione e di con– tribuire alla eliminazione della dittatura. Del «caso» Gentile non occorre neppure parlare; è abbastanza chiaro e non presenta singolarità di rilievo, es– sendo esempio di un'adesione la cui responsabilità cade tutta sulla coscienza personale del filosofo. FRANCESCO DE BARTOLOJ\1EIS

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