Lo Stato Moderno - anno II - n.19 - 5 novembre 1945

276 LO STATO MODERNO Di fronte a tanta dispersione di forze, abbiamo ora i se– guenti risultati: comunisti 152 seggi, socialisti 148, repubbli– cani popolari 138, radicali 22; gli altri seggi vanno distribuiti fra i minori gruppi di destra e di centro. (Questi risultati non sono ufficiali, mancando i dati esatti per i partiti minori; e v'è pure la possibilità di qualche lieve mutamento anche per i partiti maggiori, dato che mancano i risultati delle elezioni nelle colonie). Queste elezioni hanno offerto una triplice sor– presa: la maggioranza relativa dei comunisti, l~ ~traordinario aumento dei repubblicani ,popolari, la secca sconfitta dei radi– cal-socialisti. I radical-socialisti cessano con ogni probabilità rial rappre– sentare anche in avvenire una forza attiva della vita politica francese: il loro tramonto ha cause contingenti - così la sconfitta militare della quale Daladier fu fra i maggiori re– sponsabili avendo avuto per lunghi anni la direzione della difesa del Paese - e cause di origine più remota che si devono ricercare nella decadenza di quel radicalismo mas– sonico e anticlericale che già in declino nell'ultimo venten– nio ha perso ogni prestigio presso le masse popo:ari rese dalla guerra più ansiose di un credo sociale e religioso. A queste stesse ragioni si deve probabilmente lo straordinario pro– gresso del Movimento repubblicano popolare, successo al– l'antico partito democratico popolare, che ripropone in ter– mini nuovi una sintesi di spirito religioso cattolico e di demo– crazia progressista. Così, dopo circa cinquant'anni d'assenza, i cattolici che erano stati posti :e.,oliticamente al bando per la loro alleanza con le forze monarchiche e reazionarie, rientrano nella politica francese con di\'ersa e più moderna funzione. La vittoria dei comunisti, che capeggiavano l'opposizione a De Gaulle accusandolo di essere uomo di destra con vel– leità autoritarie, va corretta sia coi risultati delle elezioni co– munali e cantonali che, dando la maggioranza ai socialisti, avevano mostrato .come la provincia sia assai più a destra dei grandi centri, sia coi risultati relativi alla seconda do– manda del referendum, che hanno visto i comunisti messi in minoranza dai voti di sociali ti, repubblicani popolari e mo– derati. Comunque, la loro vittoria rappresenta un fatto as– solutamente nuovo; se essa dovesse essere seguita da ulte– riori progressi nei prossimi anni, si dovrebbe pensare che tutta l'Europa occidentale, che sembra ora orientarsi verso un socialismo di tipo laburista, do\'esse assumere altra, ben diversa configurazione. oi riteniamo però che ciò possa dif– ficilmente accadere. I comunisti francesi hanno beneficiato in LA NUOVA EUROPA .~t;T1'l.lI.4.\'.<f,li l>I l'Ul,LTJCA J,; Lh.'TTltR,tTUJlA Direttore: LUIGI SALVATORELLI. Redalloré Capo: MARIO VINCIGUERRA. Reda1tori: GUIDO DE RUGGIERO, UMBERTO MORRA, PIETRO PANCRAZI. Segretario di Redazione: ALBERTO PICCONE STELLA. Direzione • Redazione • Amministrazione ROM A - CORSO UMBERTO I, 47 questi ultimi anni di una situazione del tutto eccezionale: la direzione politica del movimento di resistenza specialmente nel nord· dellll Francia, dove essi, che hanno potuto definirsi come « partito di fucilati ", hanno organizzato il Front na. tio11al e cercato di pervenire col M.U.R.F. ad una totale unifi– cazione del movimento di resistenza; la proletarizzazione di larghi strati della popolazione in .conseguenza della guerra; la valorosa resistenza prima e poi gli straordinari successi mi. litari dell'U.R.S.S.; la dissoluzione del ComiDtem (maggio 19~3) seguita da,Jl'adozione da parte dei comunisti francesi della Marsigliese in luogo dell'Internazionale; l'abilità tattica elci suoi capi, che rifuggendo dall'affermazione di ipotetiche im– mediate rivoluzioni hanno sostenuto, prima, una politica di guerra nazionale, ispirata al ;e fais la guerre di Clemenceau, poi, dopo la liberazione, una politica di unificazione gover– nativa, militare, amministrativa e giudiziaria, contribuendo a superare .Ja crisi sorta tra organi della resistenza ed organi di ordinaria amministrazione; la stessa gravissima crisi degli altri partiti largamente impeciati di collaborazionismo o ri– masti. come il socialista, senza capi esperti ed autorevoli; in– fine, il patto di unità di azione coi socialisti (1 ° marzo 19~.5). preludio, nei disegni di Thorez, :id 1111 fusione in un un··, partito marxista. Questi fatti sono in gran parte connessi a.Ila guerra e non ripetibili; noi riteniamo pertanto cbe altri fattori già operino contro un ulteriore accrescimento delle forze comuniste. La ricostruzione (dicembre 1944) del partito socia'.ista e il ritorno di Blum, che ha fatto immediatamente naufragare ogni pos. sibilità di fusione ed ha spesso assunto, specie in politica estera, una posizione polemica con i comunisti; la vittoria det laburisti in Inghilterra; la Conferenza di Londra, ove la Rus• sia ha assunto una posizione contraria alla Francia; la grande affermazione del Mo11veme11tRépublicain Populaire, facente capo al ministro degli Esteri Bidault, fautore di una politica orientata verso i due grandi Paesi anglosassoni: sono questi tutti elementi cbe agiscono a nostro avviso nel senso indi– cato, specialmente in un mondo necessariamente dominato dalla politica estera per le necessità della ricostruzione di un nuovo equilibrio europeo. lo questa situazione nessuna delle tre possibili combina• zioni binarie di governo, sembra abbastanza salda in questo momento; non quella dei comunisti coi repubblicani popo– lari per le divergenze sia di politica estera che di politica interna; non quella social-comunista, perchè Blum è più vi– cino in politica estera a Bidault che a Thorez, non infine, quella fra socialisti e M.R.P. perchè non si potrebbe lasciare all'opposizione impunemente il partito più forte e che dispone del proletariato industriale di tutti i grandi centri. Non rest,1 quindi che la possibilità di un governo di concentrazione dei Lre partiti, con la permanente mediazione del partito socia· lista, che sembra, in Francia, maturo per questa fonzionc delicatissima ed essenziale di progresso democratico. La pre– senza dei comunisti al Governo potrebbe, è vero, impedire la costituzione di quel blocco occidentale che Mosca denun· eia come progettato contro l'U.R.S.S.; però, in compenso, se non l'impedisse, perchè spesso non si può impedire. anche se contrari, ciò che risponde alle necessità inderogabili di una situazione storica, essa potrebbe viceversa rappresentare per la Russia la migliore garanzia che tale blocco non potrebbe mai agire contro di essa. Ed è ciò che sinceramente ci augu– riamo. ARTURO BARONE

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