Lo Stato Moderno - anno II - n.19 - 5 novembre 1945

matori forti di libertà politiche: vale per essa la parola del sociologo fran– cese George Gurvich: IJ socialismo sen– za liberalismo è l'aria senza ossigeno». B) n fatto politico: dittatura. Nelle dispute, raramente serene, in– torno al fenomeno russo, si confonde spesso il suo lato economico con quello politico. Mentre il primo appare pieno di interesse e acuisce L1 desiderio che le ba,rriere si aprano ad uno studio più profondo, il secondo ;ascia assai più riservati, poichè le testimonianze su di esso sono chiare e concordi. Wendehl Wililkie, già candidato con– tro Roosevelt nella sua terza elez,ione (1940) poi da lui chiamato a collabora– tore e inviato nel 1942 a fare il giro del mondo in aereo come ambasciatore straordinario, narra nel suo !Lbro «Mon– do unico» (Wendell .L. Willkie, One World, A. Constable, Edimburgo, 1943) cose significative sull'ambiente morale di guerra, specialmente dehla Russia e della Cina. E, mentre della Cina esalta l'appassionato amore di cultu,ra e l'en– tusiasmo per la libertà e per la coUa– borazione mondiale, deHa Russia ammi– ra sì il p·rogresso nell',ist•ruz-ione e il trionfo nella lotta contro l'ana1fabeti– smo, lo sfrutamento delle materie pri– me, Ll progresso industriale e l'assi ~ stenza sociale, ma per quanto riguarda le libertà le sue osservazioni sono ne– gative. Egli narra un esempio tipico del modo ufficiale di vivere e di pensare russo in argomento. Nella visita ad u,~a fabbrica con tren– tamila operai eg,Ji interroga liberamen– te. Le pareti portano liste :kesche e onorate degli operai e dei reparti che sono alla testa ne1La incessante compe– tizione per una più alta resa. Un vice– direttore, ingegnere, interrogato sul suo stipendio, risponde va,gamen1te: circa dieci volte quello di un oper~io quali– ficato. (Le statistiche infatti dicono che la distanza dai minimi salari ai massi– mi stipendi è in Russia da 1 a 12 e sale talvolta da 1 a 16; neg,li Stati Uni– ti è da 1 a 8; in Italia era nel 1936 da l ·a 6, ed è ora ridotta da 1 a 2, ed an– che da 1 a 1,5). Quel vicedirettore interrngato da Wil– kie ha comperato con i risparmi una casa in città e poi una in campag,na per le vacanze; il resto lo impiega in buoni di Stato. Chiestog1i se non vor– rebbe avere una propria a2'JÌenda, pro– clama che è vietato tJ:1arre profitto da un capitane. Lavora per acquistare me– rito e promozioni. Interrogato se non vonrebbe avere libertà, risponde: «Ne ho più di mio padre e di mio nonno; essi erano contadini e servi deHa gleba, sen– za medici nè ospedali; io sono il primo della famiglia che ha avuto istruzione ed elevazione; questo è libertà per me: può non sembJ:1a.re tale a voi, ma noi siamo in una fase di sviJ uppo e la li– bertà l'avremo in seguito». Il Davies in un lungo rapporto al Se– gretario ,di Stato, in data 1 ° apri,Je 1938, sintetizzando dopo oltre un anno di re- LO STATO MODERNO sidenza e di ampie indagini in Russia le sue osservazioni politiche, scrive (p,ag. 234): «C'è i! terrore. Se uno viene arrestato non se ne sa più nuhla. Circolano voci misteriose e la polizia è strapotente. Si dice che sia anche crudele come quella zar-ista. Questa sembra una vecchia e invariabile abitudine russa. I capi di– cono che non si può v,incere una rivo– luz,one spargendo profumi. Deplorano di dover cdlpire anche innocenti, ma di– cono che solo così si sa,Jva il proleta– riato». Più innanzi, nel!lo stesso rapporto, qua-si a modo di conclusione (pag. 238): « li Govemo ha grandi meriti, ma la personalità è schiacciata e non esistono libertà nè diritti». Pochi mesi dopo, nel rapporto uffi– cLa•leal Segretario di Stato del 6 giu– gno '38 nel quale abbondano informa– zioni e ammirazione per le opere com– piute, leggiamo criag. 311): « La buro– crazia impera, la popolazione è fatali– sta. Esiste tirannide poliziesca e ditta– tatura ». ·E ancora nello stesso rapporto uffi– cia,le (pag. 321): « La dittatura non è fine a se stessa come quella fascista, ma quasi si scusa di esistere per pro– teggere il proletariato, finchè nasca il concetto dell'individuo ». Una anahsi generale del fenomeno russo attuale è svolta dal Davies doJ?O Il suo ritorno a Washingt<1n in data 7 Luglio 1941, come conc 1 u,ion2 P. insieme presentazione del libro; ivi eg:i fa un confronto fra comunismo e nazismo e ribadisce le simpatie per l'esperimento nusso, senza però abbandonare le ri– serve per il suo lato politico ditttatoria– le (pag. 376): « Taluno pone il dilemma fra democrazia e comunismo. Ringra– ziamo che questa scelta ci venga rispar– mdata. La nostra forma di Governo è la migliore fra que1le escogitate da uo– mini. La democrazia non è morta. Essa ha dimostrato di avere riserve di for– ze: vedi Dunkerque, la resistenza di Londra nel settembre '40, le reazione del nostro popolo alle aggressioni hitleria– ne. Germania e Russia sono Stati totali– tari, aggressivi e senza scrupoli nei loro metodi. Ma in un punto differiscono». L'esperimento russo potrebbe secondo il Davies venire radicato nel cristianesi– mo (cattolico o protestante) senza im– porre la violenza agli scopi economici o politici. I fondamenti del cristiane– simo invece non possono essere app,lica– ti aHa concezione nazista, secondo la quale lo Stato divinizzato sta sopra la religione, e ha come massima virtù la guerra. Ma il documento principe, dove il cuore dell'americano parla e si sfoga, soverchiando curiosità e coltura, acume politico e cortesia diplomatica, è il di– scorso di commiato che il Davies ten– ne il 9 giugno 1938 allo Stato Maggiore dell'ambasciata di Mosca quando venne trasferito a Bruxelles: questo discorso 291 è veramente la confessione e tanto più fa pensare in quanto tenuto a Mosca e a suggello di una serie di atti impron– tati a schietta simpatia per la Russia, a · fiducia nel governo e nell'avvenire del grande paese. Di questo discorso, pubblicato per esteso a pag. 495, è pre– sentato un estratto al principio del li– bro, quasi a rafforzarne il carattere fondamentale. « Non torno mai dall'Europa in pa– tria senza ringraziare il Dio di mia madre che i miei antenati abbiano avuto il coraggio e la fiducia in sè, di andare centocinquanta anni fa con la loro baldanza incontro alle terre selvagge e di emigrare in America; che essi con questo loro ardimento ab– biano offerto ai miei figli e nipoti la possibilità di godere le benedizioni di un reggimento democratico e il privi– legio di vivere negli Stati Uniti. Non torno mai dall'Europa senza sentire come il popolo americano è benedetto. Pensate solo a ciò che noi abbiamo, in confronto a molti popoli europei! Siamo in possesso della libertà per– sonale. Abbiamo il diritto di esprimere libe– ramente la nostra opinione. Abbiamo il diritto •di un pacifico parlamento. Abbiamo il diritto della libertà di pensiero. Abbiamo il diritto di onorare Iddio secondo i dettami della nostra co– scienza. La nostra libertà personale, la no– stra vita, la nostra proprietà sono pro– tette dallo stesso governo. Ciascuno è re nel proprio castello. La nostra libertà e la nos'tra vita sono protette da leggi, in forza delle quali perfino un governo onnipotente ,deve provare la colpa al di sopra di ogni dubbio prima che un uomo possa venir castigato dallo Stato. Che cosa darebbero oggi milioni di uomini e di donne in Europa se po– tessero provare queste benedizioni? La dignità umana per l'uomo e per la donna, la santità della vita e della libertà, la stima di ~e stesso dello spi– rito umano, questi sono i più nobili risultati che la cultura ha portato nel mondo. Essi si trovano negli Stati Uniti d'America in un grado superiore a qualunque altra parte del mondo. Non mi importa quali benefici ma– teriali o sociali possano portare gli Stati totalitari o le dittature ai bam– bini o ai vecchi, se per questo. devono essere sacrificate le libertà personali e politiche, perchè questo prezzo è tropPJ!. caro». (Continuazione al prossimo numero)

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