Lo Stato Moderno - anno II - n.19 - 5 novembre 1945

292 LO STATO MODERNO_ DOCUMENTAZIONE La politica alimentare di guerra nell'U.R.S.S. Come ha fatto la Russia Sovietica a risolvere il problema dell'alimenta– zione durante la guerra? Come lo ri– solve nelle regioni liberate? A queste domande danno una par– ziale risposta le notizie diramate dal– la radio di Mosca, notizie che, se mes– se insieme con pazienza, permettono di tracciare un diagramma approssi– mativo dei mulamcnti intervenuti ne– gli ultimi dolorosi quattro anni. Cominciamo col bestiame, con quel– lo cioè che gli esperti chiamano il pa– trimonio zootecnico. La Russia, non bi– sogna dimenticare, aveva attraversato in questo campo una gravissima crisi nel quadriennio 1929-33. I bovini erano diminuiti da 67 a 38 milioni, gli ovini da 146 a 52 milioni, i suini da 20 a 11 milioni. Solo nel 1934 era cominciata la ripresa, e all'inizio della guerra solo il numero dei suini, che, com'è noto, si riproducono rapidamente, era supe– riore .a quello del 1929; il numero di ovini era sempre inleriore. Nella zona russa all'est del Volga, ritenuta sicura da ogni invasione e infatti mai occupata dal nemico, c'era– no, all'inizio del conflitto, il 40 per cen– to_ dei bovini, il 50 per cento degli o– vini e circa il 25 per cento dei suini di tutta l'Unione. Ma in Ucraina e nelle regioni a nord del Caucaso cadute in mano tedesca si trovavano concentra– ti, proltabilmente il 23 per cento dei bovini, il 15 per cento degli ovini e il 30 per cento dei suini. I tedeschi non soltanto adottarono un sistema in base al quale non fornivano vestiario ai con– tadini se non consegnavano capi di be– stiame: ma requisivano bestiame per mandarlo in Germania e ne macella– vano per alimentare le truppe. Quando poi furono costretti a scappare, si die– dero a sterminare, nel senso letterale della parola, buoi, vacche, pecore, ca– pre e maiali. E' cosi che ,la Russia sof– ferse i maggiori danni. Al ritorno delle truppe sovietiche, ad esempio, il 60 per cento dei cavalli e il 70 per cento dei bovini erano scom– parsi dal territorio intorno a Stavropol; nella regione di Kursk furono trovati solo 9000 polli dei due milioni e mezzo che essa possedeva prima della guerra. I casi citati sono forse i più gravi, ma è certo che solo una piccola parte del '!>estiame potè essere nascosto, e che quello non nascosto era alla mercè de– ili occupanti. Un bell'esempio di coraggioso salva– taggio del patrimonio zootecnico fu da– to dal Kuban, dove, favoriti dalle im– mense boscaglie e dalle paludi, i con– tadini nascosero più di 40 mila capi di bestiame, fra buoi, pecore e maiali; e se anche non si tratta di cifre che pos– sano alleviare l'enorme danno sofferto da altre regioni, questp bestiame sal– vato ha permesso di riprend.ere gli al– levamenti subito dopo l'arrivo delle truppe liberatrici. Non tutte le provin– cie, però, si trovano nelle stesse cond:– zioni; anzi si può dire che alla fine del 1944 l'Ucraina non contava nelle sue fattorie collettivizzate se non circa 685 mila bovini, 210 mila suini e 250 mila OVtnl, e si e no dtte milioni e mezzo di polli. Le quali cifre indicano che la perdita subita durante l'occupazione potrà essere valutata .al GO per cento, se non addirittura a11'80 per cento dei totali d'anteguerra. Passiamo ora aJla produzione agrico– la. A tale proposito va menzionato un aspetto importante della politica agra– ria dello Stato sovietico; e cioè che da anni Mosca aveva favorito lo sposta– mento dell'agricoltura dall'ovest all'est, sia per motivi strategici, sia ubbiden– do al principio che ogni regione deve essere resa, fino ad un certo punto, in– dipendente in fatto di approvvigiona– menti, per economia di trasporti. Que– sta politica di spostamento dell'agri– coltura verso est ha contribuito senza dubbio a salvare il paese dalla cata– strofe, nell'inverno 1941-42. Per il grano, il movimento verso o– riente cominciò nel 1930 e fece molti progressi nel decennio successivo. Già nei tre anni precedenti la guerra attua– le l'Ucraina non era stata più il granaio principale del paese, giacchè solo un ter– zo del grano affluente sul mercato del– l'Unione proveniva da essa. Per le pata– te, il fenomeno s'iniziò tardi; fino al 1939 esse venivano ancora prodotte nel– le provincie occidentali e spedite a quelle orientali. Senonchè, a partire da quell'anno, le coltivazioni aumentarono costantemente, in ispecie nei territori adiacenti alla nuova zona industriale degli Urali. Già nel 1941 la produzione delle patate copriva il fabbisogno lo– cale, mentre la stessa coltura si esten– deva all'Asia Centrale e alla Siberia. La barbabietola fu tarda a· spostarsi; e da ciò le difficoltà della Russia nel pri– mo periodo della guerra. Si cercò di ovviare alla mancanza di zucchero im– portandone dalle Indie Olandesi attra– verso il Golfo Persico; quando i 1'iap- ponesi neutralizzarono quella fonte di rifornimento, i russi furono costretti a produrre lo zucchero in casa propria e incoraggiarono la coltura della barba– bietola nelle· provincie orientali, co– struendo contemporaneamente nuovi zuccherifici. La ruralizzazione dell'est sovietico salvò anche il macchinario agricolo che il Governo, rompendola con la tradi– zione di secoli, aveva distribuito di pre– ferenza ai coloni delle regioni orientali. Se prendiamo il Volga come linea di– visoria, vediamo che nel 1938 l'est pos– sedeva 218 mila tratt.ori su un totale di 483 mila, ossia pressappoco il 45 per cento; e che, delle 154 mila mietitrici, più di 78 mila, cioè il 51 per cento, si trovavano nelle provincie ad est del fiume. Quando scoppiò la guerra e mol– ti trattori, coi loro guidatori specializ– zati, furono mobilitati, il Governo ad– destrò a I l'uso delle macchine che re– sta vano donne e vecchi, ordinò che ogni trattore trascinasse un peso supple.. mentare, concesse premi ai coltivatori più abili, e infine, dal 1943, applicò ai trattori il gassogeno, realizzando per ogni stagiof\e un'economia di 6-8 ton– nellate di benzina per trattore. Nelle terre occupate dai tedeschi si trovava all'inizio della guerra circa il 40 per cento dei trattori. Una parte è stata salvata, ma non si tratta di una parte considerevole. Nel marzo dell'an– no corrente da Mosca si informava che un terzo dei trattori delle fattorie ad est del Dnieper erano stati ritrovati, ma che quasi tutti avevano bisogno di riparazioni. Col materiale salvato e con altro inviato da regioni più fortunate, le 570 stazioni di trattori della zona, alla data sopraindicata, erano state riattivate, e quattro milioni di ettari di terra poterono essere seminati con grani primaverili. Il problema dell'alimentazione delle popolazioni liberate e degli eserciti a– vanzanti è stato risolto grazie anche ai raccolti delle regioni liberate, dove, be– ne o male, la coltivazione era conti– nuata sotto i tedeschi; ma fu risolto principalmente grazie all'aumento del– le aree coltivate a cereali nelle provin– cie orientali. Al principio di quest'an– no il Governo sovietico informò che la Georgia aveva 80 mila ettari più di prima sotto cultura·, e l'Azerbaigian centomila; e il Kasakistan aveva ag– giunto, nel 1943, 400 mila ettari alla su– perficie coltivata precedentemente. Si tratta, quasi sempr~. di nuove ter– re coltivate a cereali, giacchè il russo, come tutti i popoli poveri e frugali, trae alimento soprattutto dagli amidi. L'italiano mangia pane e pasta, il rus– so pane e patate. F. LE GROS CLERX

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