Lo Stato Moderno - anno II - n.19 - 5 novembre 1945

290 ultimi decenni per effetto degli scon– volgimenti derivati dalla rivoluzione. Il Codice del 1832 riguardava solo i nobili padroni di terre, i non molti im– piegati, commercianti e artigiani, cit– tadini e gli scarsi contadini liberi. La grande maggioranza dei contadini vi– veva secondo gli antichi costumi, essi sono servi della gleba fino al 19 feb– braio 1861, ma anche dopo essi riman– gono sottoposti al Mir e al Comune. Dai libri legali risulta che restano sot– tomessi per tutto il secolo XIX (il di– ritto di battere la moglie è stato abo– lito nel 1833). L"evoluzione si delinea dalla grande famiglia verso la fami– gl1a piccola o coniugale. Questa trasformazione si fa più ra– pida sebbene più agitata nel venticin– quennio della r;voluzione. Il divorzio, nei secoli considerato scandaloso (i I « Cadavere vivente• di Tolstoi è una delle proteste), viene ammesso alrini– zio e si arriva fino all'amore libero, ma in campagna durava il costume an– tico e la soggezione muliebre. Dopo un decennio, e dopo il lungo nomadismo dal 1928 al 1932. la marea va a ritro– so. Dalle costruzioni previste nel pri– mo piano quinquennale con una sola cucina per ogni blocco e un asilo per tutti i bambini si passa alla stabilizza– zione della famiglia, alla propaganda per il matrimonio e contro il divor– zio, reso difficile dopo il 1936 da suc– cessive ordinanze prima amministrati– ve (termini, tasse) poi giudiziarie (ri– chiesta del giusto motivo). Anche in questo campo si nota iI processo di europeizzazione. Altro campo, ma non trascurabile, nel quale una profonda modificazione è intervenuta rispetto ai criteri livel– latori è l'esercito. Non più l'uguaglian– za fra soldati e ufficiali. Già il Davies ci ha na,rrato: uniformi secondo i mo– delli zaristi del 1913, spalline d'oro, fi– letti, spade di gala d'argento e d'oro per le riviste. Ma la guerra ha fatto ben altro: nel primo decennio comunista tutte le pubblicazioni storiche narra– vano di lotte di classi e di guerre a sfondo sociale e salvo gli antichi ban– diti popolari Stenka Rasin e Puga– ciov tutto era azione di masse. Ora si onorano i capi e sono state istituite, oltre alle brillanti uniformi, le deco– razioni di tre ordini: Suvorov, gene– rale vittorioso sui turchi e polacchi nel secolo XVIII, simbolo della guerra selvaggia senza riguardo a sacrifici, vittorioso sui francesi in Italia e inva– sore della Svizzera, talvolta ribelle ma sempre profondamente russo; Kutu– sov suo allievo e successore e vinci– tore di Napoleone; Chmie!niki un an– tico atamanno o capo dei cosacchi che vinse nel 1648 i polacchi, non sempre modello di fedeltà moscovita ma che ha conservato grande popolarità in U– craina. Anche in altri lati de!Ja vita è ;n corso una evoluzione che va acquistan– do notorietà e che tende ad avv'Lina– re il mondo russo europeo all'oc~,den- LO STATO MODERNO te. Sono note le grandi concessi.mi fat– te in tema di religione. Rinasce l'amo– re per i ricordi del passato: i comunisti pur professandosi tali, acquistano gli oggetti d'arte che nei primi anni della rivoluzione i ricchi avevano venduti; il gusto del passato riprende nella sce– na, nei libri, nei costumi. Circola in Russia una storiella che riflette in forma umoristica la compa– tibilità fra le grandi trasformazioni in corso e la permanenza del mito comu– nista. Un uomo si è posto a vivere nudo sui tetti e dice di essere un gal– lo; un altro decide di persuaderlo a ve– stirsi e si pone, altrettanto nudo, al suo fianco, dicendo: « anch'io sono un gallo•· Sopravviene il freddo e il se– condo dice: • se ci mettessimo un paio di mutandine? » ma il primo risponde: « non posso perchè sono un gallo», al che l'altro replica: « anch'io sono un gallo, ma mi posso riparare dal fred– do». Il freddo e l'esempio ottengono effetto persuasivo e il seguito è faci– le da capire: alle mutandine, crescen– do il freddo, seguono altri capi di ve– stiario, mentre l'uomo persiste a pro– clamarsi gallo cioè a credere nel mito comunista. Una domanda sorge da tante segna– lazioni di differenze sociali che irresi– stibilmente si forunano e si consolidano: dirigenti, professionisti, tecnici, scien– ziati. Nascerà un ceto medio? Una bor– ghesia intellettuale, come fu quella che dal 1200 al 1500 diede il nerbo ai no– stri Comuni, poi dal 1500 al 1700 formò la trama della v,Jta economica in tutto l'occidente, e infine sorse a diritti con– tro la feudalità con Ja Rivoluzione Francese? Questo ceto medio in Russia non è mai esistilo come forza sociale. La guerra vittoriosa, sicura accelera– trice di trasformazioni in potenza, creando centinaia di mi,gliaia di uffi– ciali, aggiungerà probabi1\mente ai diri– genti politici ed a quelli industriali un largo afflusso di capacità direttive tali da concoi,rere alla formaz,ione di un tessuto sociale medio, fucina di una nuova classe dirigente. Carlyle ne,lla sua grande opera sulla Rivoluzione Francese preconizza che la Russia avrebbe f\atto la propria analo– ga rivoluzione un paio di secoli dopo. Da profeù1 appare degna del genio de!J'autore. Ma infiniti problemi di analogie e di differenze si possono por– re sintetizzati nel!la domanda: può (ed entro quali limiti) la Rivol,uz,ione Rus– sa considerarsi il parallelo in oriente del1a Rivoluznone F.rancese? E tende essa a differenziarsi dalla prima o, ini– ziata in forme necessariamente diverse nell'economia del secolo ventesimo, apre la via ad influenze reciproche e agli equi,libri che il mondo ansiosamen– te attende? Saremmo cosi vicini a passare dal campo economico in quello politico, ma prima vogliamo intrattenerci su una pubblicazione che ci può accompagnare dall'uno all'altro argomento. Uno scritto di François Bondy sugli Schweizer AnnaLen (marzo 1944) oUre una nuova e attendibile conferma alle osservazioni del Oavies e delle altre fonti fin qui cita,te. Il Bondy, noto stu– dioso di problemi internaziona.Ii, dice di esporre dati recenti, rdcevuti da ec– cellenti conoscitori della Unione So– vietica per una via ecceZlionale. In Rus– sia, egli dice, esiste un Socialismo di Stato, fondato sui piani. L'a,Jta buro– crazia ha tutta l'economia nelle pro– prie mani. Strumenti suoi sono la c. P. U. e i trusts. La prima domina gran– di settori economici, lavori forzati e si– mili e possiede unità di esercito. I trusts appartengono pure allo Stato ma sono retti con sistemi nettamente capitalistici. Il singolo trust fa rispar– mi che impiega a reddito, vende ad un mercato, anche se i compratori sono al– tri trusts: qui domina economia di mo– neta e non di ripartizione. Ogni trust cerca di ridurre i costi e ri•trae un pro– fitto. DaJ-la crescente forza centrifuga che anima i trusts r,ispetto ahla buro– crazia non trae però vantaggio i,l consu– matore perchè il sistema di distribu– zione non è più di mercato ma buro– cratico. I direttori cercano di sottrar– re le loro imprese ai controlli, non av– versano i piani grazie ai quali lavora– no in situazione di monopolio, ma vorrebbero essere autonomi nel lavoro. Non si verificano più liquidazioni di dirigenti come a migliaia dal 1933 al 1936, perchè ora essi sono indispensa– bili e quindi fbrti. Si appoggiano al– J"odio verso la G. P. U., da tempo cre– scente e in guerra resosi manifesto, così come gli uffLciali di ca.riera han– no scosso i controlJ.i di partito e di polizia. E' supponibile che nel formare una economia di pace n' fattore capitalisti– co, reso forte da questa lotta per l'indi– pendenza dalla burocrazia, produca mu– tamenti, ma se permarranno i trusts non ne avvantaggerà il consumo. La burocrazia ha creato l'indust,ria di guei,ra con grandi spese e sacrifici, ma nulla si è fatto finora per il consuma– tore in tempo di pace: manca una stampa libera e ogni istituzione libera– le e i .consumatori non hanno voce. Sw kolkoz il Bondy conferma l'in– sieme delle note norme: fornitura ob– bligatori•a agli ammassi statali, obbligo di acquisto dei prodotti industriali dai trusts monopolistici, quindi la tenden– ~ dei kolkoz a conservare prodotti da vendere aJ mercato. Il circolo è chiuso fra i gi,uppi politi– si legge mai nella stampa sovietica sul– l'apertura dei rapporti mondiali potrà mostrare se questo sistema dura in pace o se sbocca in una economia a favore del consumo; ma questo minaccerebbe anche il dominio politico, quindi nuUa si legge mai suL!a stampa sovietica sul– la economia de1l'estero. « Più di ogni altra forma economica, quella sociali– sta ha bisogno di vigilanza dei consu-

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